sabato , Aprile 20 2024

Un medico per amico

Il Covid ha bussato alla porta di casa mia un venerdì d’inizio novembre, in maniera del tutto inaspettata, prima mia mamma, la sera stava bene il giorno dopo si è svegliata con un febbrone, poi i miei bambini, entrambi positivi al tampone, poi ha voluto anche me.

I ragazzi per fortuna del tutto asintomatici, io e mia mamma con sintomi non troppo forti ma comunque spiacevoli, siamo state seguite e supportate, ma mai come in questi giorni mi sono trovata a ripetere “Ah se avessimo ancora il Dottor Castelli!”.

Il Dottor Castelli in effetti c’era insieme agli altri medici pensionati tornati a dare il loro aiuto in questo periodo d’emergenza, per me c’è sempre stato come se fosse ancora lì in via Paolo terzo, Condotta di Città 2, a visitare pazienti e svolgere la sua professione con umanità e professionalità.

Quando ero piccola aveva un’infermiera di nome Carmen e ogni tanto la chiamava e lei correva tutta trafelata, nella sala d’aspetto del suo studio c’era tutta Città e nell’attesa tra un paziente e un altro ho ascoltato storie bellissime, curiosità aneddoti che ancora oggi continuano a ispirarmi e a farmi sentire orgogliosa di essere sammarinese.

Qualche giorno fa quando ho chiamato il mio Ambulatorio per informare dell’esito del tampone e di qualche sintomo ho chiesto subito “Chi c’è ora come medico al posto del Dottor Castelli?” .

Un’infermiera gentilissima e sbalordita mi ha detto che non c’è più da diverso tempo, ed è da poca giunta una nuova Dottoressa, io non sono stata mai troppo male e non lo ricordavo.

Il mio medico di base “il dottore di condotta” è stato prima di tutto un amico, mio e della mia famiglia, una persona che di noi sapeva veramente tutto, ha curato malanni e raffreddori, ci ha indirizzato a specialisti in caso di bisogno e soprattutto non ha mai mancato di ascoltarci con profonda umanità, partecipando delle nostre vicende, condividendo tonfi e trionfi di una famiglia.

Il Dottor Castelli c’è sempre stato nei momenti più importanti della mia vita, gli raccontavo un “acciacco” mi guardava fermo e deciso e mi chiedeva “Chiara cosa ti dà fastidio veramente?”.

A tale franchezza non potevo che rispondere con tutta la mia sincerità e scavavo a fondo partendo da un disagio fisico per arrivare a un dolore dell’animo, subito dopo mi sentivo meglio, alleggerita.

Tre giorni dopo essere uscita dall’ospedale con mia figlia appena nata sono andata in città al suo ambulatorio, ho lasciato la carrozzina fuori per qualche istante e sono entrata per spiegare all’infermiera volevo mostrargli la mia bambina , è subito uscito per vederla, pochi giorni dopo la nascita di mio figlio mi ha chiamato a casa per congratularsi con me e quelle felicitazioni non erano solo per la giovane mamma ma anche per quella bambina che rispondeva alle prime difficoltà della vita con coliti spastiche da urlo, quella bambina che lui aveva conosciuto e ascoltato, confortato e rimessa in piedi, più e più volte.

Poche ore dopo la morte di mio padre l’ho incontrato nel parcheggio dell’ospedale mi ha chiesto come stesse Giuseppe, ricoverato ormai da diversi mesi, gli ho risposto rifugiandomi tra le sue braccia e ho trovato il solito sostegno di sempre.

La sera in cui ho presentato il mio primo libro all’hotel Titano  lui c’era, non me lo aspettavo e mi ha riempito d’orgoglio e commozione vederlo in prima fila, attento e in ascolto come sempre, con quell’attenzione e umanità che ogni medico dovrebbe riservare ai propri pazienti.

01/12/2020

Chiara Macina

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