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Il tubino nero: il capo che ogni donna deve avere nell’armadio

Il tubino nero: il capo che ogni donna deve avere nell’armadio

Prima degli anni Venti indossare un abito nero fuori dal lutto, soprattutto durante il giorno, era considerato indecente e inopportuno.

Ma il 1 ottobre del 1926, grazie a Vogue America, il tubino o (little black dress), passò da capo d’abbigliamento da indossare durante i periodi di lutto ad abito emblema di eleganza e classe.“Il vestito che tutte le donne indosseranno”, così venne definito dalla patinata rivista, che lo paragonò per semplicità, eleganza e diffusione alla Ford T.

Coco Chanel gli dette il nome di Petite robe noire (vestitino nero) e lo ideò con l’intenzione di creare un abito che fosse comodo, in modo da adattarsi al fisico di ogni donna, e soprattutto portabile in ogni occasione. Un abito democratico, che non mettesse in rilievo estrazione sociale e condizione economica, perfetto anche con un giro di perle (e poco importava se fossero dei bijoux), perché, come sosteneva, “non è la ricchezza che conta, ma il gusto”.  Mademoiselle ancora non sapeva di aver creato l’abito che sarebbe diventato un’icona della moda femminile.

Se negli anni Cinquanta, l’era “New Look” di Christian Dior e i movimenti conservatori sorti nel dopoguerra, riportarono il tubino alle sue origini di uniforme e simbolo della donna pericolosa (nel cinema i personaggi femminili fatali e particolarmente trasgressivi, infatti, indossavano spesso tubini neri, per creare un contrasto forte con il ritratto della donna-media, moglie, madre e casalinga),
la sua popolarità tornò in auge fino a diventare mito negli anni Sessanta, quando l’attrice Audrey Hepburn lo indossò  nel celebre film Colazione da Tiffany.

Con la sua linea scivolata, il suo tessuto morbido (originariamente jersey o gabardine), semplice, rigoroso ed essenziale, il tubino nero ha fatto innamorare di sé le dive di tutti i tempi così come le donne comuni, travalicando epoche, resistendo a mood e tendenze, affermandosi come vessillo di stile ed eleganza.

Dopo Audrey Hepburn, molte altre dive ne hanno fatto un simbolo del proprio stile, scegliendo il modello più affine alle proprie inclinazioni caratteriali, al proprio fisico o ad un estemporaneo stato d’animo. Ava Gardner e Lauren Bacall ne indossavano un modello particolarmente attillato che metteva in rilievo décolletté e spalle, come a volere sottolineare la loro anima da femme fatale. Indimenticato e indimenticabile rimarrà il super sexy tubino nero con spacchi e spille da balia di Versace indossato da Liz Hurley alla premiere di Quattro matrimoni e un funerale.

 

Senza dimenticare, in ordine cronologico sparso, Angelina Jolie che preferisce non abbinarlo ad alcun accessorio, se non vertiginose décolléte, Monica Bellucci, che sul red carpet ha spesso sfoggiato la versione in pizzo aderente al suo corpo prorompente, Juliette Greco e la sua variante esistenzialista o Edith Piaff, che amava indossarne una versione super basica, perché nessun elemento esterno potesse in qualche modo rischiare di offuscare o togliere la scena alla sua voce. E come non citare la Duchessa di Windsor, Wallis Warfield Simpson, nota a tutti per la sua vasta collezione di tubini neri, che arricchiva con dettagli e accessori di ogni genere, la quale era solita affermare che “quando un abitino nero è quello giusto, non c’è niente che possa sostituirlo“?

Grande amico di ogni donna, è tra gli abiti must have del guardaroba. La rivista inglese Daily Mail ha pubblicato qualche tempo fa un sondaggio dal quale è risultato che secondo il 75% delle donne intervistate, il tubino è risultato essere il capo d’abbigliamento più importante nella storia della moda, persino davanti ai jeans ed al wonderbra.

È l’abito che salva sempre quando non si sa che cosa indossare, quello che più di ogni altro ci fa sentire a posto e a nostro agio. L’abito nero è l’abito con la A maiuscola e il suo successo, reso immortale dalla Hepburn, così trasversale ne è la più chiara testimonianza.

 

 

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