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La mamma perfetta: uno stereotipo

perfect mum: uno stereotipo

Un tempo, ma neanche troppo remoto, l’immaginario legato alla parola mamma la voleva creatura davvero impeccabile, mamma perfetta, impeccabile con un grazioso grembiulino a fiori, magari con i capelli acconciati in un serioso chignon, un sorriso rassicurante, sempre pronta a raccogliere le confidenze dei figli, a consigliarli e a preparare loro gustose merende, armate ogni sera di ciabatte e giacca da camera da passare al marito, di ritorno da una dura giornata di lavoro.

Mamma perfetta: uno stereotipo

Mamme in stile Marion Cunninghum di Happy Days per intenderci. Chissà se queste mamme all’apparenza impeccabili, erano anche felici? Sicuramente sono un retaggio di una società ormai tramontata in cui, quante se lo potevano permettere, preferivano restare a casa ad accudire i figli piuttosto che lavorare. Oggi il lavoro per le donne non è certamente un’optional, ma una priorità da difendere oppure cercare a tutti i costi.

Mamma perfetta: mission impossible

Le mamme pur impegnate tra mille acrobazie tra lavoro e famiglia, rinunciano però pocovolentieri a essere “perfette” per i loro bambini, a costo di districarsi tra mille ostacoli e “zampettare” come dannate da mattino a sera. La scrittrice Antonella Pfeiffer nel suo libro “La mamma perfetta”(Mursia pag 144 euro 14) analizza e racconta, non senza una certa dose di ironia, la lotta che ogni giorno una mamma deve sostenere per poter lavorare.
Un diario nel quale, la protagonista racconta il suo “sogno proibito”, quello di diventare una mamma perfetta, che si alterna tra le diverse attività del figlio, il lavoro, la spesa, uno stuolo di mamme sempre pronte a raccontare come “il mio è più bravo” armata di sorriso: una missione impossibile. La mamma ancora oggi è messa dalla società davanti a una scelta: essere professionalmente realizzata e madre assente, oppure madre presente senza lavoro (e affamata aggiungerei, visti i tempi che corrono).
L’arma, oggi come ieri, resta solo una, fare quadrato tra mamme e soprattutto raccontarsi la verità, a volte anche faticosa, ieri davanti a una tazza di tè caldo, oggi magari in un blog.

Chiara Macina

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