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Profumo di matita

Mentre facevo rifornimento di benzina, il benzinaio mi colpì con una battuta del tutto inaspettata:” La sua è l’unica auto che ha odore di matita”.

Non immaginavo che l’odore dei miei strumenti di lavoro potesse essere avvertito in maniera così distinta, proprio in un luogo in cui l’odore della benzina, pensavo, poteva solo sovrastare tutti gli altri.

Presi quella frase come un complimento, naturalmente e scoppiai a ridere.

Tuttavia mi accorsi che la mia risata non era del tutto innocente: c’era spazio per la riflessione. Ad un tratto percepii la matita come un oggetto in grado non solo di lasciare una traccia visibile, ma anche capace di diffondere il suo odore: profumo di matita. Da profumo ad “essenza”, il passo fu breve. Alla partenza, per l’attenzione richiesta dalla guida, dovetti interrompere i miei ragionamenti.

Che cos’è una matita e quale utilizzo ha? Sembrerebbe una domanda di una banalità sconcertante, ma vi assicuro che non lo è.

Generalmente si dà per scontato che la matita esista da tempo immemore e che sia lo strumento principe del disegno, poi il buio più assoluto. Di certo un trattamento immeritato e in questo preciso momento cercherò di renderle un po’ di giustizia., dando qualche pur breve informazione. Non sono trascorsi molti secoli dalla sua ideazione avvenuta nel 1664, con la scoperta del primo giacimento di grafite in Inghilterra. La sua forma è stata nel tempo perfezionata, fino a diventare quel cilindro lungo e stretto, con all’interno un’anima a base di grafite e argilla, . Il 10 settembre 1795 Conté ne mise a punto la produzione. Da allora ha visto una diffusione sempre crescente. Oggi, a dire il vero, il computer ha reso la matita, per tanti, obsoleta, soprattutto nel campo della progettazione e del design. Bisognerebbe, a tal proposito, aprire un lungo capitolo. Alcuni progettisti e architetti sono scesi in campo per difendere il disegno fatto a mano, il solo che porti, secondo il loro pensiero, alla realizzazione di progetti veramente autoriali, come ha sostenuto Enzo Mari nel suo libro dal titolo “Lezioni di disegno”. Un libro  scritto e disegnato interamente a mano, a sostegno della sua tesi.

Le matite non sono tutte uguali. Le matite da disegno sono diverse rispetto a quelle  comuni usate per la scrittura.

La traccia che rilasciano può essere più o meno intensa. Questo dipende dalla percentuale degli ingredienti che determina il grado di durezza della mina. Si parla, per questo motivo, di matite morbide e matite dure. Per riconoscerle è sufficiente notare se sono contrassegnate, nella parte alta, da una lettera e da un numero. Le “b”(b indica black) sono morbide, mentre le “h”( hard) sono dure.

E’ difficile fare un elenco di tutti gli artisti che si sono serviti della matita. Uno di questi è stato Jean Dominique Ingres, considerato uno dei più grandi disegnatori.

In tutte le scuole ad indirizzo artistico si inizia a disegnare sempre con la matita di grafite, per sperimentare successivamente altri generi di matita, come la matita carboncino o la matita sanguigna, dal caratteristico colore rossastro. Dimenticavo le prensioni, ossia come si regge in mano la matita nell’atto del disegnare, che richiede un certo sforzo prima di sembrare assolutamente naturale. Forse vi sarete già chiesti con che cosa si disegnava prima che fosse inventato  questo  meraviglioso strumento. A parte il carboncino e la sanguigna nella loro forma grezza oppure l’inchiostro, si utilizzavano la punta d’argento o lo stilo di piombo. Occorreva prima stendere sulla superficie una preparazione, descritta sapientemente nei ricettari di pittura, affinché venissero trattenute le particelle metalliche. Per gli amanti dell’arte, la lettura di Cennino Cennini e del suo “Libro dell’Arte” , il primo trattato di tecnica pittorica giunto a noi dopo la caduta dell’impero romano, è una tappa obbligata.

Contemporaneo è invece un racconto scritto da Paolo Cohelo, che si intitola “Storia della matita”, tratto dal romanzo  intitolato “Sono come il fiume che scorre”. Coelho  descrive la matita come una metafora dell’esistenza. Lo fa elencando una serie di analogie. Alla fine della lettura mi è venuta voglia di continuare a trovarne altre ancora.

Buon disegno a tutti!

Elisa Della Balda

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