domenica , Aprile 28 2024

Un cherubino mascherato da spaventapasseri

Il mio Angelo Custode è distante anni luce da qualsiasi immagine stereotipata che ci si può fare di questa entità. Non ha aspetto angelico e rassicurante, boccoli da cherubino, ali bianche e robuste, occhi chiari e angelici.
Il mio Angelo Custode somiglia a un coloratissimo, tenero ed eccentrico spaventapasseri, dimenticato da un contadino nel bel mezzo di un campo, un po’ maltrattato e usurato dalle intemperie delle stagioni che si sono susseguite, ha capelli simili a stoppa, di un colore ormai indefinito, né ricci né lisci, ognuno segue una direzione diversa, chi va a destra, chi a sinistra chi tenta di somigliare a un boccolo, chi a una spranga, a volte ho l’impressione che l’intensa attività cerebrale che si svolge dentro alla sua testa abbia l’effetto immediato di dare corpo e vita alla sua chioma, come si accendesse una lampadina. Il suo volto pare solo abbozzato, ha lineamenti che somigliano molto a quelli dei volti che tratteggiano i bambini piccoli quando cominciano a cimentarsi con il disegno e tracciano su un foglio visi dall’ovale simile a quello di un uovo con un trattino che raffigura il naso, uno più corto in orizzontale per la bocca, due puntini tondi per gli occhi e linee simili a spranghe per i capelli, il suo spessore, la sua incisività è tutta dentro al suo bellissimo animo.
Il mio Angelo ha gambe sottilissime e lunghe, sproporzionate in eccesso rispetto al resto del corpo, è così magro che quando lo prendo sotto braccio ho sempre paura di romperlo, di fargli del male.
Le sue appendici sono in antitesi al resto, tanto è delicato e fragile il suo corpo, tanto robuste e possenti sono le sue mani e i suoi piedi, il vero specchio della sua interiorità, mani forti che possono costruire una casa, piedi robusti che possono portarlo ovunque desideri.
Il mio Angelo non si siede al bordo del mio letto per recitare le preghiere, non mi appare in sogno suggerendomi i numeri da giocare, non mi salva da pirati della strada, né da improvvise calamità naturali, non mi parla con dolcezza, preferisce le bastonate, mette in luce impietosamente i miei difetti, si diverte a sottolineare le mie debolezze, gioca con le mie paure, mi dà però la forza e la lucidità per trasformare tutto ciò in risorse, in armi vicenti.
Il mio Angelo Custode non fa parte della mia quotidianità, anzi ci sentiamo e vediamo solo di rado, la sua presenza è però forte in ogni momento della mia giornata, lo porto sempre con me, nelle mie lunghe giornate fatte di incontri, amore, scoperte, stanchezza e a volte amarezza, lo sento sorridere quando riesco a comportarmi in maniera armoniosa al mio sentire, quando c’è coerenza tra quello che provo e quello che faccio.
Lo sento rattristarsi quando mi lamento, quando mi perdo nelle parole vuote, inutili, quando mi preoccupo del giudizio degli altri, quando mi mortifico e quando non mi rispetto come merito, come ogni essere umano merita.
Non so quale forza misteriosa ci abbia unito in questo patto di fratellanza, non so se mi abbia scelto o se gli sono stata assegnata d’ufficio, non so quante tribolazioni gli procuri avere cura della mia anima e del mio corpo, non credo di essere una “cliente” molto facile da disciplinare, una cosa è certa mi è chiarissimo il momento in cui ho capito che è lui a guidare e proteggere il mio cammino, non ricordo che giorno è ma ricordo il mio stato d’animo, sono demoralizzata, abbattuta, sono seduta davanti a lui ma non riesco a tenere una postura dignitosa, intreccio le dita le une alle altre quasi stessi pregando, o meglio supplicando, continuo a tenere la testa bassa, alzo la testa per pochi istanti per guardarlo e abbasso subito gli occhi incrociando i suoi, quel giorno il suo sguardo mi sembra triste, addolorato e deluso, le mie gambe sono accavallate , intreccio il piede destro alla caviglia opposta in un gesto da funambola, come se temessi che non arrotolandomi completamente su me stessa, lui possa scorgere qualche lembo della mia anima, della mia interiorità, che mi appare quanto mai imbarazzante e meschina.
Il mio Angelo non ha parole balsamiche per me, vorrei dolcezza e magari una pacca sulla spalla a mò di incoraggiamento o di protezione, quel pomeriggio continuo a ricevere parole che mi feriscono, molto, mi fanno vedere una persona piccola e spaventata che ha anche idee buone ma che è incapace di dare loro corpo e spessore e che si perde e smarrisce in questa eterna frustrazione, in questa frizione tra mondo interiore e reale, essere ed apparire. Me ne sono andata via con la coda tra le gambe, mortificata, mi sono sentita “tanata”, scoperta, messa in luce nella mia fragilità. Poi però queste parole hanno poi germogliato dentro di me, hanno attecchito nel mio profondo e hanno prodotto dei frutti, ho sempre amato le mie idee, i miei progetti ma non ho dato loro mai la fiducia necessaria per volare, per essere concretizzati, li ho sempre lasciati sfracellare al suolo prima di provarci, ho sempre temuto di metterli alla prova, lasciandoli allo stato embrionale di potenziali bambini, semi che potevano nascere crescere e diventare adulti ma non sono stati fecondati.
Da quel giorno qualcosa è cambiato, ora le mie idee volano, o almeno io dono loro la possibilità di provarci, ogni volta che un progetto piano piano prende forma e comincia a camminare, a farsi strada nel mondo, mi accompagna la stessa immagine, quella di una mongolfiera che con coraggio, con ostinazione, tanta grazia e molto ottimismo comincia a innalzarsi sempre più in alto sino a raggiungere il cielo, e se ci riesce è perché il mio Angelo soffia dal basso e protegge sempre il mio cammino.

Chiara Macina

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