mercoledì , Aprile 24 2024

Ciao 2020: ad maiora!

Il mio 2019 si era concluso con un messaggio, un augurio, un invito potente: quello di danzare con grazia nel flusso degli eventi.

L’anno trascorso mi ha messo alla prova più di quanto avrei mai potuto immaginare, non sono stata sempre all’altezza di questo auspicio, spesso anziché ballare ho pestato i piedi, mi sono rinchiusa in me stessa, ho incassato dispiaceri invece che chiarire, ho lasciato trascorrere tempo dopo gli screzi, ho ricacciato le lacrime indietro, non mi sono concessa di piangere.

Sono però anche molto orgogliosa di me, mi sono amata ho avuto coraggio, sono andata avanti.

E’ stato un anno di strappi, ferite e dispiaceri.

E’ stato un anno di meravigliose avventure, nuovi incontri, amicizie e rapporti consolidati.

Tante volte mi sono sentita impotente, mortificata e incompresa da persone che avevano tutto il mio cuore e non ne hanno avuto buona cura. Sono stata ferita, ho provato a spiegarmi, non sono stata capita. Mi sono sentita piccola, a volte ho alzato muri, altre li ho subiti. Il nuovo anno mi racconterà se sono di cemento armato o paglia.

Ho fatto parlare la mia paura, ho avuto reazioni impulsive, a volte mi sono trasformata in una piccola bestiolina pelosa e nera.

Ancora più spesso ho dato e ricevuto  amore, attestati inaspettati, parole giuste al momento giusto, slanci di generosità improvvisi, mi sono illuminata, mi sono ritrovata.

Ho pubblicato una raccolta di racconti e una favola, ho scritto tanto, ho raccontato le mie emozioni, la mia intimità, le mie paure, i miei rapporti speciali e non ho avuto dubbi: desideravo condividerli.

Ho alzato la voce, proferito parole di gelo, fissato a lungo il vuoto.

Ho ballato con mio figlio alle due di notte, guardato la luna in cielo, giocato a lungo con il mio cane.

Ho avuto il Covid: tanta paura.

Ho ricevuto una vaschetta di gelato durante la quarantena dalla famiglia di un amico del mio bambino: non lo dimenticherò mai.

Ho parlato con un amico d’infanzia che non sentivo da molti anni.

Sono tornata mora.

Ho smesso di fare la guida.

Ho organizzato un salotto letterario all’interno di un Circo.

Mi sono cercata nei miei figli.

Ho avuto paura che non ci fossero più belle storie da raccontare, me ne è stata offerta una che mi ha emozionata moltissimo, ho trascorso il primo giorno dell’anno a metterla nera su bianco.

Ho fatto mia una frase “non pensare a chi si è volontariamente allontanato dalla tua vita, pensa a chi ha scelto di restare”.

Chiara Macina

 

Lui vuole davvero guardarla

Lei vuole davvero essere guardata

Lei si apre allo sguardo di lui che però nell’emozione del momento, tarda a trovare parole per esprimerle la bellezza di ciò che vede: una creatura fatta di luce.

Lei fraintende  e spaventata si trasforma in un mostro nero e peloso.

Lui la rincorre e la trova.

Lei è distrutta : “Vedi sono un mostro- gli dice-lui risponde “Non sei tu, sono le paure, le emozioni che senti ora a farti sentire così. Tu sei bellissima”.

Lei torna a essere quello che  è: un’anima piena di luce.

Spesso ci capita di sentirci mostri o quantomeno imbarazzati per le emozioni, i pensieri, i desideri che proviamo.

Quanto è importante la percezione che abbiamo di noi stessi?

Alcune emozioni ci fanno scappare altre volare

Le cose che mi emozionano:

-i baci sulla nuca che ogni tanto mi dà mio figlio.

-assistere, gioire e festeggiare con i miei bambini del superamento di un loro limite: un traguardo, una conquista, poco importa sia il passare da un 4 a un sei meno in un compito o prendere il massimo dei voti, importante ce l’abbiano messa davvero tutta per riuscire in ciò che pensavano fosse impossibile.

-un lavoro ben fatto.

-Lo sguardo di un amico che si illumina vedendomi dopo tanto tempo.

-Le note dell’’Inno nazionale.

-Una cenetta piume contro piume con un’amica davanti a qualcosa di buono da mangiare.

-La forma strana delle nuvole.

-Il ricordo della prima volta in cui ho visto i miei figli…entrambi sporchi, urlanti e con gli occhi da cinese.

-ogni volta che sento l’urgenza di scrivere e dopo rileggo.

-l’empatia che passa prima dallo sguardo e poi si traduce in un abbraccio o un contatto fisico.

-quando riesco a entrare davvero in contatto con un gruppo che porto a spasso in centro storico.

-l’odore della mia casa.

-i fiori alle finestre.

-la bellezza dei puri di cuore.

Lo zelo con cui una mamma gatta lecca i suoi piccini.

 

 

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