martedì , Maggio 7 2024

Titanchomo: una storia di Titani

TITOLO: Titanchomo

DURATA: 85 minuti

GENERE: Film d’animazione

AUTORE: Luca Giacobbi

Aprile/Maggio 2009, Monte Everest. Antonio e Roberto Pazzaglia, cittadini sammarinesi, tentano la scalata alla montagna più alta montagna della Terra. Nel 2012 Luca, grande amico e collega di lavoro di Antonio, appassionato di cinema, pensa di realizzare una sorta di docufiction dell’impresa realizzata dai fratelli tre anni

prima.

Ecco un estratto della sceneggiatura: buona lettura!

     “La mancanza di ossigeno ad 8000 metri causa allucinazioni ai nostri eroi?”

Roberto lassù vedrà degli strani amici dargli un aiuto, (Antonio sta raccontando il flashback anche agli amici Luca e Stefano che erano andati quel giorno anche per sentire di queste strane

visioni di cui Antonio parlava). Gli sembra di vedere Actarus (in sottofondo si sente una musica celestiale di Vivaldi sembra riportarci ai fasti di antiche famiglie reali, la musica è il gloria for 3 solo voices, chorus, trumpet, oboe violin, in breve RV 589 (gloria in excelsis Deo nella versione della Royal anch’essa e anch’essa già citata e prontamente riproposta!! ahahahahaha) che gli tende la mano e poi dietro, altri personaggi nello loro tute di piloti e con i loro robot sullo sfondo. Poi un drone inquadra per diversi secondi la montagna con Roberto al centro ormai allo stremo delle forze che mostra con orgoglio la bandiera di San Marino e che pianterà vicino alle altre a ricordo che li era giunto qualcuno anche da San Marino, anche dal Monte Titano.

Passerà incredibilmente sopra la sua testa anche la corazzata Yamato (nella versione del famoso cartone animato Starblazers con la musica the universe spreads into infinity presa dal film d’animazione Yamato per sempre) con a fianco l’astronave Arcadia di Capitan Harlock. La tormenta da un po’ di tregua e guardando sotto di lui nella famosa fascia della morte compare pure la morte nera di Guerre Stellari forse a testimoniare che non è ancora finita.

Quando Antonio guarda per l’ultima volta senza saperlo perché non vede più nulla verso la cima della montagna che è li davanti a lui a soli 148 metri sopra la sua testa, un’altra canzone molto

soft parte si tratta di Tennessee di Hans zimmer dopo di che Antonio avrà la forza di dire, ora basta, voglio ritornare dalla mia famiglia (come nel film Apollo 13 dove un bravissimo Tom

Hanks che interpretava l’astronauta Jim Lovell dice la stessa frase con la luna proprio sotto di lui ma con il problema di non poter scendere per sopraggiunti gravi problemi tecnici) e arrivederci

Chomolungma, forse….

Per Antonio invece le cose sono diverse quindi, lui non può salire più, deve solo discendere (si sente The Greatt gig in the sky dei Pink Floyd per la sua discesa intrecciata con starway to heaven dei led zeppelin con i colori del prisma che emettono i raggi dell’arcobaleno come se questi colori uscissero dalla montagna è un parallelismo al bellissimo disco dei pink floyd the dark side of the moon. Una lacrima vorrebbe uscire dagli occhi di Antonio ma è ghiacciata e si ferma li e rimane solo l’urlo della canzone a testimoniare la sua rabbia per non essere arrivato in cima.

GIORNO – IN CIMA ALL’EVEREST

  ROBERTO

Finalmente ce l’ho fatta!!! Quello che è sempre stato un sogno si è realizzato. Che strane visioni quassù. Non credevo foste così tanti.

Eroi dei cartoni animati, leggendari condottieri e poi robot e astronavi sembra davvero un sogno. L’importante amici è che mi siate stati di aiuto e vi conserverò gelosamente nel mio cuore.

ANNIBALE prende la parola

Caro Roberto, anche di me dicevano che sarebbe stato impossibile passare le alpi, la gente non ci riusciva da sola figuriamoci portando 37 elefanti come ho fatto io. Una pazzia assoluta e

invece in pochi giorni ce l’abbiamo fatta (si sente in sottofondo una musica tratta da una colonna sonora del maestro Morricone, alleluia del buon raccolto del film occhio alla penna) e se solo

avessi vinto a Zama oggi sarei ricordato come il più grande di tutti e invece il più grande è stato lui come sai indicando un uomo al

suo fianco. Il divino Alessandro Magno.

Voce narrante di Antonio: In effetti Annibale aveva compiuto una vera e propria impresa. Il fenomenale generale, capo dei cartaginesi parte dalla Spagna con circa 35 mila uomini e 37

elefanti. Gli storici romani parlano di 90 mila invasori, cifra probabilmente gonfiata. I primi scontri, presso le bocche del Rodano, non sono negativi per i difensori, che però avvertono il

pericolo. Vedendo che Annibale continua ad avanzare verso le Alpi, i consoli romani riportano le loro truppe in Italia. Sono convinti che i cartaginesi saranno fermati dalla montagna, o talmente

indeboliti da poter poi essere attaccati senza rischi.

È un calcolo imprudente. Publio Cornelio Scipione, padre del futuro “Africano”, che batterà 16 anni dopo Annibale a Zama, prende il comando delle truppe pensando di poterle portare in

Piemonte prima che Annibale scenda a valle. Ma quando il suo esercito si muove, i cartaginesi stanno già dilagando nella pianura. Annibale ha superato le Alpi, la lunga marcia sui monti si è

conclusa. Gli invasori si sono ridotti a 26 mila, avendo dovuto lasciare dei presidi per strada, ma bastano per sconfiggere ripetutamente i romani, prima sul Ticino e poi nella zona del lago

Trasimeno.

Annibale non osa ancora attaccare direttamente Roma e scende più a sud. Devasta regioni intere, si impadronisce dei raccolti, respinge con facilità le azioni di disturbo dei romani.

Conquistate anche le Puglie, infligge a Roma la più tremenda sconfitta della sua storia, a Canne.

Ha ormai la vittoria in pugno, ma esita e passa l’inverno a Capua. Questo periodo di ozio consente ai romani di riorganizzarsi, la grande occasione è ormai perduta, i romani sono un

popolo a cui non si può concedere una seconda chance. Quando al tempo dell’imperatore Claudio attaccarono l’attuale Inghilterra si racconta tra mito, leggenda e verità questo: il loro

generale una volta sbarcati fece bruciare le navi che li avevano portati li in modo da far capire chiaramente al suo esercito che se avessero fallito non ci sarebbe stata via di fuga e quindi

l’unica scelta era vincere. Questo erano i romani (si sente un pezzo riarrangiato da Andrè Rieu dal titolo Parade Of The Charioteers (Ben Hur).

Non ci sono prove certe del percorso seguito da Annibale. Qualcuno parla del Monginevro, altri del Piccolo San Bernardo. Gli studiosi moderni propendono però per il colle di Clapier, nel

Moncenisio, con discesa su Segusium, l’attuale Susa. La marcia deve essere stata eccezionalmente veloce, appena tre o quattro giorni. Qualche recente curiosità aiuta a capire il valore dell’impresa: prima un inglese che fallì, poi un noto domatore italiano, Darix Togni, hanno rifatto il percorso con qualche elefante, rischiando di sfracellarsi. E Annibale di elefanti ne aveva a decine, alla testa di un intero esercito.

ALESSANDRO MAGNO

Roberto anche io vidi l’Himalaya durante le mie conquiste, passammo di qui per giungere in India quindi so che cosa hai provato tu a scalare questa montagna perché le stesse emozioni le ho provate io. Certo noi non siamo arrivati in cima ma comunque non abbiamo avuto paura a proseguire tra burroni profondissimi e neve e ghiaccio e montagne che sembravano sbarrarci la strada.

Voce narrante di Antonio: La marcia di conquista di Alessandro verso l’Asia iniziò nel 331 a.C. La sua battaglia più famosa si svolse presso Arbela, in Assiria (nell’attuale Iraq) contro l’esercito

persiano di Dario III. Alessandro era a capo di un esercito formato da 41 mila fanti e 7 mila cavalieri. Di fronte una moltitudine di 300 mila uomini, tra cui truppe scelte persiane, indiane, partiche, arabe. Dario aveva inoltre una ventina di elefanti. In un primo tempo ebbero la meglio i persiani, che riuscirono a penetrare nel campo macedone. Ma poi le falangi di Alessandro spezzarono l’accerchiamento nemico, convertendo l’insuccesso iniziale in una schiacciante vittoria. (Si sentono le musiche tratte da Vangelis – blade runner End Theme).

Rimasero sul terreno decine di migliaia di uomini. Alessandro riprese la marcia. Molte città gli aprirono le porte, altre vennero distrutte, tra le quali Persepoli. E avanti ancora, attraverso

l’Himalaya.

Si racconta che nella lunga marcia di migliaia e migliaia di chilometri nel cuore di terre sconosciute morirono migliaia di uomini, uccisi anche dal caldo e dalla sete. Ma l’impero di Alessandro era ormai immenso. Una leggenda narra che una sera, guardando il cielo stellato, un filosofo gli disse: «Quegli astri erano altrettanti mondi». Alessandro scoppiò a piangere. «Quanti mondi!», esclamò. «E pensare che io non ho potuto ancora conquistare neanche questo in cui abitiamo ora». Lui non si sarebbe mai fermato: ma nel 323 a.C. una forte febbre lo uccise.

Alessandro Magno aveva 33 anni.

GIULIO CESARE

Roberto guarda bene dove tutti noi indichiamo con il nostro braccio. Lo riconosci vero? Quel glorioso monte? Voce narrante di Antonio: Roberto riconosce molto bene quel monte. Era casa sua. Il Monte Titano da dove lui ed io provenivamo (dico io perché la voce è comunque la mia no??).

ROBERTO

Si la mia famiglia è la, sembra così distante però…

CESARE

Il fatto che ci sia io per te e tuo fratello è una sicurezza Roberto.

ROBERTO

Perché? Dimmi perché? E’ una sventura forse (qualcosa faceva

pensare a Roberto che scendere sarebbe stato un terno

al lotto per lui).

CESARE

Al contrario Roberto. Tu sai che io mi chiamo Giulio Cesare, Giulio da Julius e davanti a te nella tua vita tu arriverai a vedere il mese che io rappresento e che ha preso nome da me il mese di

luglio. Tu lo vedrai Roberto, con Antonio e con la tua famiglia e solo chi lo vedrà nel suo futuro può vedere me in cima a questa

montagna.

Quindi ora prendi e segui quella scia che ti abbiamo indicato porta direttamente a casa Vostra. Il monte Titano (si sente l’inno Rock della Repubblica di San Marino suonato dal maestro Leo Nanni).

Voce narrante di Antonio: il mese di luglio in effetti deve il suo nome a Giulio Cesare e quello di Agosto al figlio Ottaviano Augusto considerato forse il più grande imperatore della Storia. Cesare

che fece costruire in soli 4 giorni un ponte sul fiume Reno per far attraversare il fiume alle sue truppe e mettere in chiaro una volta per tutte ai barbari germanici chi erano i romani e Ottaviano suo figlio che diede all’impero un lungo periodo di prosperità.

Continua Antonio: Roberto, non vide solo quei tre leggendari eroi ma anche quegli eroi di bambino che lui e suo fratello tanto amavano, erano mischiati tutti insieme alcuni a destra e altri

a sinistra nella volta celeste perché sopra l’Everest non c’è altro, solo la volta del cielo. Uno di loro Actarus che Roberto vide per primo, gli disse,

ACTARUS

“Roberto fermati ad un metro dalla vetta. Questa montagna è sacra e bisogna aver rispetto per lei. Il suo nome significa madre Dea della terra è bene che tu capisca che stai calpestando un

luogo sacro agli Dei e alle popolazioni di questi luoghi. Dammi la mano per l’ultimo sforzo. Vedere tutti noi insieme è segno che sei arrivato tu con la tua splendida bandiera bianco azzurra. Piantala pure qui insieme alle altre a testimonianza delle imprese di pace

da voi tutti compiute.”

Sopra Actarus il disco spaziale con Goldrake volteggia sulla cima e poco distante tutti gli altri robot, il grande Mazinga, Daytarn 3 e Jeeg Robot con i loro piloti, Tetsuya, Aran Benjo e Hiroshi

che sembrano tutti salutarmi e indicarmi come fanno Cesare e i suoi storici amici l’altro monte certo più piccolino del Chomo ma dalla storia leggendaria… il Monte Titano. Guardando più in

basso nella fascia della morte mi accorgo che la morte nera è scomparsa e al suo posto vedo un fascio di luci colorate uscire dalla montagna, le stesse luci che intravede nella completa oscurità

suo fratello Antonio nella discesa.

 

Luca Giacobbi

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