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Una promessa sussurrata al cielo

Una promessa sussurrata al cielo

 

Qual è il vero senso della vita? Cosa ci rende felici? Per quale passione siamo disposti a svegliarci un’ora prima al mattino pur di goderne a piene mani?

Domande eterne che fanno capolino nella vita di tutti noi, che tornano più prepotenti e incalzanti dopo un trauma, il coronamento di un successo, un lutto, una svolta lavorativa.

A volte queste domande ci arrivano mentre facciamo tutt’altro, a volte pur di non dare una risposta continuiamo a girare nella nostra ruota da cricetini impazziti, infarciamo la nostra giornata d’impegni, perdiamo tempo sui social, spiamo la vita di cantanti e attori per distrarci dalla nostra…scappiamo da noi stessi.

E poi una sera di fine inverno capita che tutte queste domande ti arrivino sotto la forma della sofferenza di un amico, di un fratello dell’anima di una persona così cara da aver deciso tanti anni fa che qualsiasi cosa capiti tu dividerai sempre il tuo mantello con lui, perché fa parte di te quasi come se il vertice della tua persona, della tua più intima essenza coincidesse al suo e nulla può accadere nella vita dell’uno senza che abbia ripercussioni in quella dell’altro.

E quella stessa sera prendi atto che nella difficoltà di trovare una risposta alle sue domande, tu riveda anche le tue.

“Fai quello che ti senti segui il cuore” e poi l’elaborazione di mille strategie e piani d’azione che si sfracellano al suolo come bamboline di carta piegate dal vento, quando si scontrano con la sua indecisione e un po’ di malessere nel presente e incertezza sul futuro.

“Se lo senti lo sai” molto spesso chi sente di più è facile a riflessioni profonde e a interrogarsi continuamente, penso faccia parte della natura umana, di questo viaggio che ci fa arrivare al mondo senza libretto d’istruzioni e con una sola verità: la vita è una scommessa che va giocata sino in fondo e nel modo più coerente possibile al proprio sentire, al proprio essere.

Quante volte facciamo veramente quello che sentiamo di voler fare? Quante volte ci mettiamo nella posizione dove ci sentiamo più autentici?

Credo che ognuno di noi abbia una bussola interna che gli mostri sempre il suo Nord, spesso viene sovrastata da voci altrui, dalla cosa in apparenza giusta, dal timore di ferire chi abbiamo vicino.

Non si può fare molto per un amico che sente qualche incertezza sul proprio futuro, si mette in discussione e vive sulla sua pelle qualche malessere.

Di tanto in tanto ciascuno si ritrova un po’ tutti con il teschio di Amleto in mano al quale chiedere “Essere o non essere?”.

L’interrogativo esistenziale del vivere soffrendo (essere) o ribellarsi rischiando di morire (non essere) è alla radice dell’indecisione che impedisce ad Amleto di agire (il famoso «dubbio amletico»),

Quando non siamo noi gli attori ma compartecipi spettatori cosa possiamo fare per alleggerire il fardello dell’altro?

Esserci senza stringere, ascoltare senza giudicare, accogliere senza invadere.

Io vorrei essere per lui un fiocco… un legame, un valore che ingentilisce la sua vita senza stringere troppo. Non è un nodo è comunque un impegno, una promessa sussurrata al cielo.

Chiara Macina

 

 

 

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