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La Basilica del Santo

Presentare San Marino al turista nella sua luce migliore, quella che lo illumina grazie alla sua leggenda e storia, alla fierezza del suo popolo, alla mitica libertà perpetua che lo ha da sempre contraddistinto; un paese raccontato sul campo, attraverso gli edifici e i monumenti che maggiormente lo caratterizzano e identificano, quelli dove si svolge la vita istituzionale e quelli che ospitano il patrimonio storico, artistico e archeologico. Le bellezze e peculiarità del territorio narrate con la fierezza e l’orgoglio di una cittadina innamorata della propria Terra, felice di accompagnare il turista alla sua scoperta delle sue Piazze, delle vie che nel passato sono state testimoni degli eventi principali della sua storia, con una esposizione semplice ma accurata, ricca di spunti che stimolino il forestiero ad approfondire e avere voglia di tornare. Il mio nome è Chiara Macina e questa è in estrema sintesi la finalità principale del mio servizio di guida turistica, per il quale ho ottenuto l’abilitazione lo scorso anno, dopo aver frequentato il corso di formazione propedeutico all’esame e aver superato il relativo esame e richiesto l’iscrizione all’albo e il codice operatore.

Nelle prossime settimane vorrei idealmente accompagnare i lettori a spasso per il centro storico, soffermandomi sui luoghi più importanti, raccontandoli attraverso le curiosità e l’esposizione delle caratteristiche principali.

Poco più in alto del Palazzo del Governo, in direzione delle Rocche si trova la Basilica del Santo. Storicamente, si accenna alla Pieve in un diploma di Re Berengario II° del 951, la cui autenticità non è del tutto sicura.

L’esistenza di una Pieve sul Titano è sicuramente comprovata da un documento del 1069, nell’anno 1125 il pontefice Onorario II° confermava a Pietro, Vescovo del Montefeltro, tra le pievi dipendenti dalla sua diocesi anche quella di San Marino.

La Pieve di San Marino dipendeva da quella di San Leo, luogo in cui aveva sede il Vescovo.

Ai sammarinesi non risultarono pesanti gli aspetti religiosi, ma quelli relativi ai rapporti politici, tra loro e il Vescovo, in quanto questi per buona parte del XIII° secolo condizionerà gravemente l’autonomia comunale.

La Chiesa attuale non è quella originale, in stile Preromanico, della quale si dispose l’abbattimento nel 1825, inadeguata alle necessità di una popolazione in crescita, nel 1855 venne consacrata la nuova, proclamata nel 1925 Basilica Minore da Papa Pio IX°.

Sarebbe stato auspicabile optare per un tipo di restauro conservativo, la vecchia Pieve oltre a rappresentare uno degli esempi di stile Preromanico più antichi della zona, poteva vantare  un nucleo centrale antichissimo con elementi risalenti al V°- VI° secolo d.c. I governanti dell’epoca non ebbero questa lungimiranza e optarono per lo stile in voga all’epoca della costruzione, il Neoclassico, ricco di citazioni rispettose degli edifici dell’antichità.

La Chiesa fu costruita dall’architetto bolognese Antonio Serra, che ricevette dai governanti del tempo, animati nel loro intento da una forte esigenza di spending review, l’ordine di riutilizzare per la costruzione della nuova Chiesa materiali provenienti dall’abbattimento della precedente, fatta con pietra proveniente dal Monte Titano.

Lo stile Neoclassico è ben individuabile nel  peristilio con otto grandi colonne cui si accede tramite scalinata. L’accesso alla Chiesa avviene, di solito, tramite la porta a sinistra, quella centrale, più larga, viene aperta in occasione delle feste solenni.

L’interno della Chiesa è diviso in tre navate da due file di colonne corinzie, due navate laterali architravate, quella centrale a volta, nelle nicchie le statue dei dodici Apostoli e le quattro virtù cardinali. Vi è un’altare maggiore con dietro la statua di San Marino, realizzata da Tadolini, sotto  sono conservate le reliquie del Santo e in una teca d’argento le ossa del suo cranio.

A sinistra dell’altare maggiore si trova il trono dei Capitani Reggenti, costruito nel ‘600 in legno intarsiato, è qui che prendono posto i Capi di Stato in occasione delle funzioni solenni.

Chiara Macina

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