venerdì , Aprile 26 2024

TitanChomo Bud Spencer Pietro Mennea e gli altri

In occasione del 7° anniversario dalla morte dell’immenso Pietro Mennea, avvenuta il 21 marzo 2013, propongo delle brevi biografie tratte sempre dalla sceneggiatura dal titolo TitanChomo da me scritta per il San Marino Film Festival nel 2014. Al tempo Bud Spencer era ancora vivo, poi, purtroppo, il 27 giugno 2016 ci ha lasciati anche lui.

Brevi storie su:

Pietro Mennea,
Marco Pantani,
Walter Bonatti,
Reinhold Messner,
Ernest Hemingway,
Bud Spencer,
Reginald Gregoire,
Il Presidente Lincoln,
Il Presidente Obama,
Il Prof. Carducci,
Tonino Guerra,
Gianni Rodari,
Carlo Bo,
Michail Sergeevic Gorbaciov,
Gildo Gasperoni,
e tanti altri……


ANTONIO
Poi ragazzi sapeste quanti strani personaggi ci hanno e mi hanno tenuto compagnia in quella scalata. Nel 2005 Hemingway, Messner, Terzani, Benni, Bud Spencer, Mennea, Pantani in
particolare con i libri che raccontano le loro vite e non solo….
A quell’altitudine non ti accorgi se vivi la realtà o stai sognando ( d’altronde una di quelle preghiere tibetane scritte su uno di quei bellissimi drappi di stoffa colorati recita questo: “Ogni raggio
dell’alba prenda per mano i tuoi sogni notturni, i più belli…e li conduca alla realtà…”) e così una volta mi sono ritrovato, probabilmente ero in un dormiveglia, con Hemingway che mi parlava.
STEFANO
Antonio veramente? E come mai proprio lui?
ANTONIO
Credo perché molti libri che avevo portato erano suoi e mi è sempre piaciuto come scrittore. Avevo il vecchio e il mare con me, e anche per chi suona la campana e addio alle armi più una serie
di racconti.
LUCA
ma cosa ti ha detto? Veramente ti ha parlato?
ANTONIO
e mica solo lui…. tra me e mio fratello ci hanno tenuto compagnia diversi personaggi presenti nei libri o nei film e documentari (o semplicemente protagonisti delle canzoni che ascoltavamo) che
guardavamo e più che della spedizione in se di cui esiste un diario, e parlo di entrambe le spedizioni, vorrei raccontarvi di queste strane conversazioni. Tornando ad Hemingway, si materializzò in
tenda, si stava preparando un the e iniziò a parlarmi.
Mi disse che lui amava San Marino e che la conosceva bene perché, se era potuto diventare il grande scrittore premio nobel che è diventato con i suoi romanzi e racconti era anche grazie a noi sammarinesi.
LUCA
veramente ti ha detto questo?
ANTONIO
Sicuro perché?
LUCA
Guarda è troppo strano…. non so se raccontarlo.
STEFANO
dicci dai…. parla…
LUCA
Sto collaborando e lavorando ad un documentario con i miei amici Oscar e Philippe che riguarda l’ospedale volontario della prima guerra mondiale voluto da San Marino sul fronte veneto e friulano. Be Antonio non ci crederai ma Hemingway è stato curato li nel 1918, nel mese di luglio, dopo essere stato ferito in una missione della croce rossa. Lui era partito come volontario
visto che gli Stati Uniti non obbligavano i loro soldati a partire per il fronte.
Stava riportando un ferito in spalla verso l’ambulanza quando è stato a sua volta colpito da più di un proiettile ad una gamba. L’intervento dei sanitari volontari sammarinesi fu determinante per fermargli l’emorragia. Quindi incredibilmente quello che ti ha raccontato è vero.
ANTONIO
Lo sai che poi dopo tornato dalla missione, ho verificato di persona questa cosa e non mi stupisco quindi che la sappia pure tu, e non mi stupisco che sia anche una notizia vera. In quella che è stata
un’allucinazione, il grande Ernest mi ha raccontato la verità e in più mi disse che anche nella guerra civile di Spagna si trovò ad avere a che fare nuovamente con San Marino. Il suo comandante nelle brigate internazionali allora era Gildo Gasperoni un noto antifascista Sammarinese.
STEFANO
incredibile Antonio quante cose tornano. A volte pensi che la vita sia questa che facciamo tutti i giorni e poi improvvisamente esce fuori che quello che uno ti racconta in sogno è vero.
ANTONIO
Mi colpì molto questa sua frase perché sembrava fatta apposta
per noi scalatori:
“L’uomo non trionfa mai del tutto, ma anche quando la sconfitta è
totale quello che importa è lo sforzo per affrontare il destino e
soltanto nella misura di questo sforzo si può raggiungere la
vittoria nella sconfitta”.

Questa frase la troviamo ragazzi nel racconto il vecchio e il mare di cui ho visto anche il bellissimo film con Spencer Tracy.
Credo, a mia interpretazione, che volesse farci capire che, anche se avessimo fallito, avremmo comunque vinto perché lo sforzo che ci mettevamo rappresentava qualcosa di veramente importante.
ANTONIO
Per non dire poi di quello che ha visto mio fratello lassù e della musica che ha sentito. Erano davvero in tanti.
LUCA
Perché cosa ha visto? E cosa può aver sentito? Avrà mica incontrato lo Yeti? Ho letto nel libro di Messner che gli sherpa dicono che esiste. Messner però è di tutt’altro avviso.
ANTONIO
Non volevo crederci nemmeno io ma sicuro che l’ipossia fa dei brutti scherzi a quell’altitudine. E poi chissà fino a che punto erano allucinazioni e sogni ad occhi aperti o invece fosse realtà?
I suoi “avvistamenti” hanno dell’incredibile. Lui stava leggendo un libro sulla storia dei grandi conquistatori in più ascoltava spesso quelle musiche che usavamo in allenamento,
ricordate quelle sigle dei robot e anche quel mix di musica classica, oltre a tanta musica rock (Led Zeppelin, Doors, Guns’n roses, Blondie, Heart, Queen, Pink Floyd).
Voce narrante di Antonio:


Si sentono gli accenni dei pezzi che hanno fatto la storia del rock di questi grandi gruppi, immigrant song
degli Zeppelin, Baba o’riley degli who, come as you are dei Nirvana, touch me dei doors, one way or
another dei blondie, Bohemian raphsody dei queen, Confortably numb dei pink floyd, lady madonna dei
beatles, she’s a raimbow degli stones e tante altre).
LUCA
Davvero ascoltavate tutta quella musica? La stessa musica che piace a me tra l’altro.
ANTONIO
Si perché ci aiutava nella carica e nella spinta, ovviamente parlo degli allenamenti. Perché lassù non puoi ascoltarla mentre cammini. È troppo importante rimanere concentrati sul tracciato e su quello che gli altri ti dicono e sui rumori della montagna, metti che viene giù una valanga e tu non la senti perché sei alle prese con l’ascolto della musica? L’unica consolazione in quel caso
sarebbe fare una fine veloce e forse senza sofferenza ma non ci tenevamo particolarmente. E così nei momenti di riposo ascoltavamo anche lassù queste musiche, anche per farle ascoltare ai nostri compagni di scalata, Cristina e Corrado che a loro volta rimasero entusiasti di queste melodie volendo risentirle diverse volte. E domani sera, a cena magari, vi racconto il resto visto che vi darò poi tutti i video che abbiamo girato con i diari di
spedizione.
LUCA E STEFANO
Noi ci siamo!!!!
Fine scena
Int. Ristorante di San Marino città – sera
I tre amici stanno cenando assieme e continuano a parlare di “quello” che Antonio ha visto lassù.
Antonio racconta un episodio che lo riempì dapprima di grande sconforto e poi di grande gioia. Nel 2009, arrivati al campo 1 al colle nord avevamo piantato la nostra tenda che ci sarebbe poi
servita nel momento della scalata, ma una volta scesi al campo base cinese veniamo a sapere che la violenta tempesta imperversata a quella quota aveva letteralmente fatto volare via la
nostra tenda con dentro tutto il materiale.
E’ volata via la nostra tenda capite? con dentro le tute d’alta quota, i guanti, i sacchi a pelo miei e di mio fratello…. un casino! su al Campo1!! e noi eravamo molto più giù senza poter far niente.
C’è stata una brutta tempesta di neve, con vortici e venti fortissimi che ha distrutto diverse tende; la nostra è direttamente volata via, prelevata da un vortice come una mano di un gigante,
con tutta la roba dentro.
Dopo questa brutta notizia, incontriamo Cristina che ci dice che mentre scendeva giu’ (presumo dal Campo1) ha visto la nostra tenda in un crepaccio: Cerchiamo di recuperarla, ma speriamo
che ci sia ancora la roba dentro, se no sarebbe stato veramente un casino!!!!!
Comunque, come da programma, l’indomani mattina partiamo alle 9:00 dal campo base cinese (5200mt) e assieme ad uno sherpa e un portatore, siamo saliti all’ABC (advanced base camp a
6450mt). La lunghezza del percorso è di 18 KM, con innumerevoli saliscendi; ci si è messa anche una bufera che ci ha accompagnato lungo il tragitto per 1,5 km.
Dopo circa 8 ore arriviamo, stanchissimi, ci infiliamo nella tenda mensa a mangiare come dei profughi e poi dritti a riposarci nella nostra tenda fino a cena.
Il giorno dopo probabilmente non saremmo riusciti a riposarci, e infatti armati di corda e chiodi siamo salito al Campo1 per tentare di recuperare il materiale; un’altra sfacchinata ci avrebbe
atteso e questa proprio non ci voleva.
Riusciamo per fortuna a recuperare il materiale, calandoci per venti metri almeno, e abbiamo recuperato la tenda dal crepaccio in cui era finita riposizionandola di nuovo al suo posto e ben
assicurata sul Colle Nord.
Molte altre tende di altre spedizioni erano state letteralmente distrutte in pochi secondi. Noi avevamo lasciato all’interno attrezzature personali indispensabili per affrontare la scalata in alta
quota (le tute, i guanti, scarponi, wcc…) e “per fortuna” il crepaccio dove era stata avvistata non era poi così profondo. Fortuna vuole che la tenda è si volata via ma non si è rotta ed è ricaduta si
malconcia dentro il crepaccio ma con tutto il materiale ancora all’interno, per certi versi siamo davvero stati fortunati, altre tende era scomparse oppure erano ridotte a brandelli.
Quello ci è sembrato un segno che potevamo riuscire nella nostra impresa, forse le tante preghiere tibetane nei drappi colorati stavano facendo la loro parte. Chissà….
LUCA
Non vedo l’ora di guardarmi tutti questi video. Grazie per averci lasciato una traccia così importante.
ANTONIO
Era nostro dovere documentare il tutto. In fondo li eravamo in due è vero ma l’impresa riguardava uno Stato intero. Pur Piccolo che sia, è il nostro Stato, e noi in quel momento lo rappresentavamo.
STEFANO
Antonio guarda che la grandezza degli Stati non si misura mica dall’estensione territoriale sai?
Guarda cosa hanno scritto di noi personaggi famosi come Carducci, Lincoln e ultimamente anche il Presidente Obama.
Il discorso di Carducci sulla libertà perpetua è bellissimo si concluderà con questa celebre frase “Onore a te, o antica repubblica, virtuosa, generosa, fidente! onore a te! e vivi eterna con la vita e la gloria d’Italia!
E poi con anche il ricordo di Garibaldi che dirà a sua volta: “Ricorderò sempre l’ospitalità generosa di San Marino in un’ora di suprema sciagura per me e per l’Italia”.
ANTONIO
Bellissimi questi versi Stefano si vede che sei un vero sammarinese!! Ma veramente anche Obama ha scritto di noi?
LUCA
Si mi pare di ricordare che ha risposto ad una lettera per celebrare i 150 anni dalla prima lettera del Presidente Lincoln.
Aspetta che cerco su Wikypedia
Che per queste cose è fenomenale.
Luca sta cercando sul suo tablet la celebrazione di San Marino da parte di questi grandi statisti.
LUCA
Ecco….
Le parole del Presidente Lincoln nel 1861: “Benché il Vostro dominio sia piccolo, nondimeno il Vostro Stato è uno dei più onorati di tutta la storia”.
E poi quelle del Presidente Obama nel 2011 per ricordare il 150° da quella lettera: “L’orgogliosa storia di San Marino quale più antica Repubblica costituzionale del mondo è stata un
esempio dal quale il Presidente Lincoln ha tratto ispirazione durante uno dei periodi più difficili per la nostra Nazione”.
STEFANO
Ci rendiamo conto? Siamo noi stati di esempio per gli Stati Uniti d’America!!! Quando loro muovevano i primi passi noi avevamo consolidato le nostre tradizioni di libertà da diversi secoli ormai.
LUCA
Si e dovremmo ricordarcelo più spesso. Meritiamo di sedere alla pari con qualunque altro Stato.
ANTONIO
Ragazzi se vi va domani anche se è domenica vi invito nel mio garage. Vorrei farvi vedere delle cose.
LUCA
Vengo volentieri. Ma si tratta sempre di materiale della scalata?
ANTONIO
No, si tratta di un’altra mia grande passione che vorrei vedeste.
STEFANO
A siiii ho capitooooo.
La collezione di vespe e lambrette storiche vero e poi
quell’auto decapottabile?
ANTONIO
Esatto Stefano.
STEFANO
Sicuro che vengo anch’io allora…
I Tre finiscono di cenare, orgogliosi, Luca e Stefano di Antonio, Il loro grande amico che li aveva rappresentati in questa grande sfida che era la scalata al Chomolungma, (all’Everest in parole
povere, Chomolungma o Chomolangma non è altro che il nome Tibetano della montagna più alta del mondo), e tutti insieme orgogliosi del loro paese e di quello che di buono avevano fatto
nella Storia.
Antonio ha ancora tanti aneddoti da raccontare legati a personaggi di cui aveva letto le biografie in tenda lassù, gli premeva più raccontare quegli episodi che fare agli amici un resoconto della
scalata anche perché quello lo avrebbero visto nei filmati che già gli aveva dato.
ANTONIO
La Storia di Mennea ha dell’incredibile ragazzi,


LUCA
Come mai Mennea ora? Si, conosco i record che ancora detiene la “freccia del sud”
ANTONIO
Non mi riferisco solo a quelli, devi vedere cos’altro ha fatto nella sua vita purtroppo stroncata da un brutto male.
LUCA
E cosa?
ANTONIO
Laureatosi quattro volte, dopo la carriera atletica, in scienze politiche, giurisprudenza, scienze motorie e sportive e lettere, svolse attività politica e scrisse molti saggi di vari argomenti, inoltre esercitò le professioni di avvocato e commercialista.
LUCA
Veramente Antonio? Mennea si è laureato quattro volte? E dove ha trovato il tempo per fare tutto?
ANTONIO
Si è stato un fenomeno non solo nello sport ma anche nella vita. Devi sapere Luca visto che anche tu sei un volontario Avis che lui era tesserato per l’Avis di Barletta quando iniziò la sua prodigiosa
carriera. Noi alpinisti siamo in tanti ad ispirarci ad atleti come lui.
Aveva un bel carattere forte che non lo faceva amare dai dirigenti del Coni, ma quello che aveva fatto lui come velocista non lo aveva fatto nessuno per l’Italia.
Ancora oggi detiene il record mondiale sui 150 metri piani e il suo precedente record sui 200 metri resistette ben 17 anni fino al primato di Michael Johnson. Si buttò anche in politica e fece
sempre la sua parte onestamente.
E’ bello oggi in un mondo dilaniato dalla corruzione e dall’arrivismo avere dei punti di riferimento del genere, solo che noi Sammarinesi e anche italiani ci dimentichiamo di seguire i
valori che lui ci ha trasmesso.
Anche quando assumere certi prodotti non era illecito lui dopo averli provati un paio di volte su invito del massaggiatore che lo seguiva si rifiutò di continuare perché si sentiva come uno che non agiva nella legalità e decise addirittura di ritirarsi.
LUCA
Si privilegiano a volte vie più semplici e truffaldine e questo non è giusto, grande onore a Mennea!!
Come disse l’amatissimo Presidente Pertini i giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo.
ANTONIO
Mennea era tutto questo. Ottimo avvocato, diede una mano a chi si trovò in difficoltà per via dei default bancari americani istituendo una class action per i risparmiatori che volevano giustizia.
E poi Stefano, un atleta che anche tu hai amato molto, Marco Pantani, ricordi quando andammo a vederlo nel 1998, nella tappa del giro d’Italia che si concludeva qui a San Marino a Santa
Mustiola? Praticamente lui solo sapeva che in quell’ultimo pezzo c’era quello strappo al 18% di salita e lo affrontò con una grinta incredibile e gli permise di limare il distacco dal primo che fu Noè
se non ricordo male di quasi due minuti.
Pure lui era una scalatore in fondo. Solo che mentre noi scaliamo le vette a piedi lui le scalava in bici con imprese che rimarranno nella storia del ciclismo. Non ho mai più visto così tanta gente per strada come quando lui partecipava al giro d’Italia e al Tour de France.
Pantani quando era ora di partire in salita lui partiva, ma qualcosa più grande di lui forse le scommesse forse l’invidia l’ha fermato e non ce l’hanno ridato più. Se lo sono portati via.
Antonio continua a parlare, ormai è un fiume in piena, gli tornano in mente tutti questi grandi e dei quali prova una grande stima. Tutti esempi positivi in un mondo, oggi, abituato troppo a
lamentarsi, la gente invece di rimboccarsi le maniche come fecero questi grandi preferisce piangere sul latte versato.


ANTONIO
E poi il grande Reinhold Messner, il plus ultra per chi ha la passione dell’alpinismo. Reinhold è imprescindibile per tutti noi, ci ha dimostrato che, se si ha rispetto per la montagna l’uomo può
giungere quasi dove vuole. Ma occorre sensibilità e rispetto non prepotenza perché poi giustamente la natura non ti perdona.
Quell’uomo rischiò di morire nell’ascesa del Nanga Parbat nel 1970, montagna difficilissima da scalare con a sud-sudest la parete Rupal, estremamente scoscesa, che scende con pendenza
elevata e costante per circa 4.500 m fino al sottostante fondovalle.
Si vedono le immagini dall’alto di questa parete con musiche di Morricone tratte dal film Occhio alla Penna in particolare il pezzo l’estasi del miracolo.
continua ANTONIO
Si tratta della parete montana più alta del mondo.
D’altronde quella montagna è soprannominata montagna del diavolo o montagna mangia uomini per far capire quanta gente è morta nel tentativo di scalarla.
Dal Libro di Messner ricordo bene queste frasi che mi hanno rincuorato molto quando lo sconforto poteva diventare troppo forte: “Malgrado tutte queste spiacevolezze non vorrei cancellare
dai miei ricordi né le notti fredde e tempestose, né le fatiche del lavoro per battere la pista. È valsa la pena fare tutto questo, per essere ciò che ero in quel momento: un uomo senza complicazioni,
con una profonda comprensione di se stesso.” Continua Messner “per me si trattava di un’avventura nella sperimentazione spirituale e morale di me stesso”.
In una recente intervista gli ho sentito dire queste cose. Di me rimangono imprese in realtà senza importanza. Quello che è importante è stato che io sono sempre stato li a contatto con la
morte dove era probabile che morissi e invece non sono morto.
LUCA
Messner e suo fratello la scalarono ma a caro prezzo nel 1970 la montagna maledetta. Mi sono documentato dopo aver letto il suo libro sul monte Everest e soprattutto dopo che uscito il film che ricostruisce come andò tutta la storia. Un film che finalmente mette la parola fine alla calunnie ricevute da Messner accusato di aver lasciato morire il fratello.
Voce narrante di Antonio: Al seguito di una spedizione guidata da Herrligkoffer, Reinhold Messner e suo fratello Günther nel giugno 1970 furono i primi a conquistare la cima salendo dal
difficile versante meridionale, il Rupal, considerata la più alta parete del mondo. I fratelli Messner, a causa della stanchezza accumulata da Günther durante la salita e della scarsa
attrezzatura, dopo aver conquistato la vetta decisero di scendere per il più agevole versante ovest, il Diamir, allora ancora inesplorato. La traversata che fecero è da considerarsi
un’eccezionale impresa alpinistica. Dopo aver bivaccato più giorni all’aperto, quando erano quasi arrivati alle pendici della montagna, Günther Messner fu però travolto da una valanga e morì.
Questa versione fu contestata da alcuni e ne seguirono vivaci polemiche che accusarono Reinhold Messner di aver abbandonato il fratello alla ricerca dell’eccezionale impresa di traversata alpinistica. Il ritrovamento della salma di Günther nell’agosto 2005 esattamente nel luogo indicato da Reinhold, ovvero quasi giunti alla salvezza, confermò precisamente la sua
versione e dissipò ogni calunnia.
Questo perché l’invidia in questo sport, se non porti le prove delle tue imprese, gioca un ruolo determinante costringendo magari anche uomini a rifare le stesse imprese solo per dimostrare,
solo per dire, guardate è andata così e ora basta. Successe ancora a Messner quando salì sulla nostra montagna il chomolungma nel 1978 senza bombole di ossigeno.
Si vedono le immagini di lui e Peter in cima all’Everest con la musica di Vangelis tratta dal pezzo antarctica e l’inquadratura fatta da più punti. Peter quella volta poi fece una cosa da vero sprovveduto. Arrivato in cima si fermò giusto un attimo e poi si gettò nella neve scivolando sul sedere per un tratto lunghissimo prendendo
anche dei rischi enormi ma sapevo (è Messner che parla) che non dovevo preoccuparmi per lui.
Peter non commette errori!
Ma Messner non venne creduto da tutti, lo accusarono di aver fatto uso dell’ossigeno e così nell’80 ritornò su da solo questa volta per dissipare qualsiasi dubbio. Una sua frase l’ho fatta mia
e dice “Anche le montagne della mia vita sono fatte di curiosità, speranza ed entusiasmo. Un pò meno di roccia e ghiaccio. Lassù ho vissuto il dubbio, la paura e la disperazione. Ma soprattutto
la gioia di ritornare tra gli uomini” .
Riprende il racconto Antonio
E poi Walter Bonatti, soprannominato il re delle alpi, anche lui vittima di calunnie infamanti da parte di colleghi solo invidiosi quando tentarono con la spedizione italiana la conquista del k2 nel
1954.
Bonatti che non era certo un invidioso ma uno scalatore leale con i colleghi, uno che gioiva delle conquiste degli altri. Alla fine del libro di Messner che ti ho prestato Luca, Bonatti dice una cosa
molto importante che ricordo ancora a memoria perché dimostra l’onestà intellettuale di questo grande scalatore.
“Dopo questa recente ascesa (si riferisce alla scalata senza ossigeno nel 1978 del monte da parte di Messner e Hebeler) all’Everest l’uomo può finalmente vantarsi di aver realizzato uno dei suoi sogni più ambiti: vincere la cima più alta senza l’aiuto di mezzi tecnici, con nessun’altra risorsa se non la propria forza di uomo”.
Messner era sopravvissuto alla zona della morte senza ossigeno supplementare ragazzi. Un’impresa straordinaria. Messner è solo un uomo ma in quel caso è sembrato
una divinità.
ANTONIO
Allora domani vi aspetto al garage ragazzi, restaurare quei vecchi cimeli per me è una grande passione come sapete. Ricordate la mille miglia quando ogni anno giunge qui a San Marino? Noi ci
andiamo sempre e abbiamo potuto vedere auto storiche tra le più belle del mondo. Magari potessi averne una così anch’io!!! e poi quei piloti e passeggeri famosi, Rowan Atkynson, Gina
Lollobrigida, Bryan Johnson, Nick Mason, Jeremy Irons e Jay Leno, personaggi straordinari. Poi dici che a San Marino non viene mai nessuno?
Luca:
infatti non è proprio così, la gente famosa viene eccome. Io che sono appassionato di cinema e musica ho personalmente visto Bryan Johnson al bar Torretta e attori e registi come John Turturro
e Rade Serbedzija e Francesco Rosi ospiti al bellissimo festival del cinema di San Marino. Poi successivamente cantanti come Franco Battiato e Franco Mussida molto cordiali, venuti assieme per un convegno, li omaggiamo del dvd del treno bianco azzurro sai? Non solo loro ma anche il grande scrittore e giornalista Gabriele La
Porta che si è interessato più di tutti al nostro lavoro per ripristinare la ferrovia a San Marino.
Ancora oggi gli scriviamo e lui gentilmente risponde. Un mio amico è riuscito a chiedere l’autografo a Nick Mason,
facendogli autografare il bel disco Atom Heart Mother dei Pink Floyd, quello con sulla copertina l’immagine di una mucca. Sembra la mia mucca Carolina tra l’altro. ahahahahahaha
ANTONIO
Vedi amico, nella vita c’è sempre qualcuno più forte di te e questo
vale anche per me.
LUCA
Ricordo perfettamente dove ho sentito questa frase: in Bulldozer…
ANTONIO
Sapevo non ti sarebbe sfuggita Luca, tu sei appassionato dei film di Bud e Terence.
Così tre la tante storie lette lassù anche la biografia di un grande sportivo come Carlo Pedersoli non mi è sfuggita. Partecipò come giocatore di pallanuoto e come nuotatore a due olimpiadi in più è
stato il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 m stile libero, oltre ad essere stato più volte campione italiano di nuoto a stile libero e in staffetta.
Oggi è famoso in tutto il mondo per essere un attore amatissimo dal pubblico ma lui stesso ribadisce che il successo te lo da il pubblico e il pubblico può togliertelo quando vuole mentre le imprese sportive, be quelle non poteva togliergliele nessuno, erano sue di Carlo Pedersoli e non di Bud Spencer l’attore.
Voce narrante di Antonio: Uno come Bud, Non poteva non essere un esempio per gente onesta come Antonio, Luca e Stefano. Bud nei suoi film rappresentava spesso in coppia con Terence Hill
una sorta di eroe burbero ma buono che aiuta i più indifesi. Lo dice spesso Bud nelle sue interviste, tante volte nella vita quotidiana ci troviamo a litigare con il capoufficio magari e
sognamo di reagire come faccio nei miei film a suon di sganassoni.
Antonio poi era una sorta di ambasciatore per la pace grazie alle sue imprese sportive e Luca ai tempi dell’Università aveva incontrato personaggi che si prodigavano molto per la diffusione
della Pace e della cultura nel mondo come Mikhail Gorbaciov già premio nobel per la pace nel
mondo e Rita Levi Montalcini anch’essa premio nobel per la medicina. Averli ascoltati dalla prima fila per Luca è stato sempre motivo di orgoglio. Un incontro quello in cui oltre ai temi
dello sviluppo sostenibile con la presentazione della “Carta della Terra” si è affrontato il tema della Pace nel mondo affermando che non ci potrà essere sviluppo se non verrà “garantita” la
Pace. E quell’incredibile episodio di quanto Luca e Mothaz il suo più grande amico andarono a salutare questi grandi e si imbatterono nel Patriarca di Mosca Pityrin e Mothaz gli disse con
nonchalance “auguri e figli maschi” e Luca scoppiò a ridere e il Patriarca sembrava anche lui divertito. Chissà forse capiva l’italiano non lo sapremo mai. Luca, Incontrò a Pennabilli anche
Tonino Guerra proprio in una conferenza in cui si parlava di Pace, Sport e Arte, Luca era un grande estimatore di Guerra perché aveva portato la Romagna in giro per il mondo con i suoi
film e con i suoi libri. Uno dei conferenzieri di quel giorno, il prof. Reginald Gregoiere era un grande amico di Luca e così lui pensò bene di andarlo a trovare per fargli un saluto. Entrato nel
bellissimo teatro Vittoria di Pennabilli, Luca cerca subito un posto comodo da dove poter ascoltare il suo “maestro” ,ma questi vedendolo, e mentre parlava con persone importanti, gli fa
cenno di avvicinarsi per salutarlo. Gregoire era sempre così in effetti. Ai Tempi dell’Università a Urbino ogni volta che Luca lo incrociava anche se il suo amico parlava con personalità accademiche lui interrompeva il discorso e lo salutava calorosamente. Luca non aveva mai conosciuto nessuno come Il Prof. Gregoire. Per lui eravamo suoi amici in qualunque circostanza
anche se lo trovavi a parlare con il magnifico rettore del tempo, il geniale Carlo Bo, lui ti faceva sempre cenno di avvicinarti per un saluto. Gregoire era un grande, e la sua scomparsa nel 2013
generò nei suoi amici tanta tristezza. A Luca fece amare un altro personaggio celebre per il suo contributo “scolastico” Gianni Rodari. Gregoire amava spesso tra le altre citare una poesia di
Rodari che poi ho fatto mia senza dimenticarla più.
Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola, a mezzogiorno. Ci sono cose da far di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra.
Voce narrante di Antonio:

Gianni Rodari, scrittore e giornalista famoso per la sua fantasia e originalità, attraverso racconti, filastrocche e poesie, divenute in molti casi classici per ragazzi,
ha contribuito a rinnovare profondamente la letteratura per ragazzi. Vincitore del celebre premio Hans Christian Andersen nel 1970, divenendo l’unico italiano del settore scrittori a
riceverlo: un record rimasto tuttora tale. Gianni Rodari, anche lui era un eroe.
Fine scena.

Luca Giacobbi

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