venerdì , Ottobre 11 2024

L’ombra

Ero da solo in una chiesa deserta. La navata centrale ospitava sul fondo ombre grandi, e numerosi anfratti bui e misteriosi attiravano la mia attenzione senza che in nessun modo, come talora mi era accaduto in altri luoghi similmente austeri, sentissi la minima inquietudine. Sedevo a un vecchio banco cigolante della seconda fila e guardavo l’altare in una immobilità estatica che mi avvolgeva completamente, e a tratti ne uscivo per seguire con lo sguardo le ombre tremolanti dei candelabri che si proiettavano sul pavimento fino a raggiungere gli antichi confessionali in legno. Pensavo. Questo particolare susseguirsi di luci e di oscurità itineranti dava alla scena un che di privata attesa, e ovunque rivolgessi lo sguardo traspariva da quegli oggetti una mobilità soffusa, come se fossi circondato da presenze misteriose e rassicuranti, come se da un momento all’altro ci si attendesse un qualcosa che ponesse fine a quella quieta stasi. Che diversità fra questi mutevoli barlumi, così fecondi di infinite sfumature e la luce cruda, spiovente dei rosoni di certe domeniche mattina! In quel tardo pomeriggio d’inverno dunque seguivo le ombre che si aggiravano per quella chiesa; per un po’ ne rimasi indifferente, poi quelle oscurità tornarono come sempre a inquietarmi: evocarono in me vicende fosche, lugubri tregende e subito a me sembrava, per il fatto di aver cercato l’ombra, di essermi allontanato da Dio. Tornavo così ogni volta a guardare la luce; il chiarore delle candele, anche se flebile, subito mi acquietava, e io mi sentivo nuovamente circondato da una grande pace. Mentre pregavo e chiedevo perdono per essermi allontanato dalla strada ecco che mi apparve l’Angelo. Era bianco, luminoso ed immenso, e mi parlava con la voce più pura che avessi mai udito fino ad allora. “Perché cerco le ombre?” – gli chiesi. “Perché cerchi anche la luce, e non vi è luce senza ombra, né ombra senza luce. Guarda la mia veste” Io guardai la sua veste, ma non capivo.

“Vedi quante pieghe? In ogni piega vi è un’ombra che alloggia, e senza quest’ombra tu non ti accorgeresti della morbidezza del tessuto, e la mia veste sarebbe piatta e senza bellezza. Ascolta la mia voce.” Io ascoltavo la sua voce ma non capivo.

“Senti quanti suoni pronuncio a voce aperta e quanti altri posso invece sussurrare? In ogni parola sussurrata vi è un’ombra che alloggia, e senza questa il mio parlare sarebbe piatto e senza variazione alcuna. Voltati ora e guarda l’ombra che ti accompagna”. Io mi voltai e la vidi allungarsi al centro della navata. “Se tu non avessi quest’ombra non potresti dire di esser nato uomo, ma semplice immagine inconsistente. Ringrazia Iddio per avertene fatto dono, e così come non temi la luce, non avere paura delle oscurità del creato”. Poi l’angelo salì sull’altare, attraversò con ampio volo l’intera navata e uscì dal rosone lasciandosi dietro un’ombra immensa, come se fosse passata l’ombra di Dio.

Raffaele Olivieri

 

About Redazione

Prova anche

Un gran giorno per l’archeologia

“Un gran giorno per l’archeologia” di Mario Marchioni Apro un occhio, ma non è la …