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“Indian Red” colui che sul ring avanzava all’infinito

Ernie Lopez, conosciuto come “Indian Red” godette di grande popolarità negli Stati Uniti tra gli anni ’60 e ’70.
Fu un peso welter di straordinario coraggio, che avanzava all’infinito senza curarsi, se non in minima parte, della fase di copertura. Combatté per il mondiale per ben due volte, arrivatoci dopo incontri epici con un mostro sacro come Emile Griffith, uscendo sconfitto in entrambe le occasioni contro Jose Napoles, fenomenale campione messicano.
Nato in una riserva indiana di Fort Duchesne, in una grande famiglia composta da molti cugini ed otto fratelli, trovò riscatto, ad una vita di degrado e povertà, nella boxe.

indian Red pugile
Grande lavoratore, si allenava instancabilmente, meritandosi l’opportunità di lanciare la propria scalata al gotha del pugilato mondiale.
Purtroppo, non ebbe fortuna nei momenti importanti della sua carriera.
Dopo la seconda sconfitta nella corsa al titolo, nel 1974, divorziò dalla moglie.
A trent’anni abbandonò il pugilato e, progressivamente, cominciò ad allontanarsi da amici e familiari.
Alcuni suoi parenti andavano a trovarlo, di tanto in tanto, in una casa che altro non era che un buco fatiscente e sempre più in stato di abbandono.
Poi, un giorno, non lo trovarono più.
Per dodici anni, dal 1992 al 2004, Ernie Lopez fu considerato ufficialmente disperso.
Nessuno ebbe sue notizie, tanto che la sua morte venne data per sicura, finché alcuni poliziotti incapparono in lui, durante normali controlli, in un ricovero per senzatetto di Fort Worth.
Ricomposto e ripulito per ricevere il premio alla carriera dalla California Boxing Hall of Fame, incalzato dalle domande dei giornalisti, disse con naturalezza: “Non ero disperso, ero semplicemente lì”.

Ernie Lopez è morto nel 2009, a 64 anni, per le complicanze dell’arteriosclerosi.

Marco Nicolini

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