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Dal sesso tramite realtà virtuale ai sexbot, i robot del sesso

Tutto iniziò con il morso alla mela proibita: da quel momento l’umanità si scoprì dapprima nuda e poi scoprì anche tutto il resto, compreso il piacere.

Mettendo da parte le dispute tra creazionisti ed evoluzionisti, ad oggi scienza e zoologia ci dicono che praticare sesso in modo disgiunto dall’istinto di procreare, quindi per il “solo” piacere fisico è una prerogativa pressoché umana e di pochissime altre specie viventi (al momento vengono dati per certi i delfini e in parte anche le scimmie bonobo che addirittura si cimenterebbero in orge e praticherebbero sesso orale e masturbazione).

Dove quindi è venuta meno l’esigenza riproduttiva – che spinge gli esseri viventi a riprodursi per tramandare il proprio corredo genetico e far proseguire l’esistenza della stessa specie – ciò che resta è l’esigenza di provare piacere, e di conseguenza anche di provarlo il più a lungo e ripetutamente possibile. I casi in natura di prestazioni sopra la norma non sono certo pochi, sia di durata che di frequenza (gli opossum possono arrivare a morire letteralmente sfiniti dall’accoppiamento e la mantide religiosa femmina stacca e mangia la testa del maschio), ma come già spiegato, è quasi sempre tutto finalizzato alla procreazione, tanto che, per esempio, nei leoni, la femmina a cui vengono uccisi i cuccioli torna subito in calore mentre durante il primo anno di vita dei cuccioli non pensa affatto all’accoppiamento.

E la storia del genere umano si può anche azzardare a raccontarla dal punto di vista del sesso, con miti, leggende e fatti documentati dove prima con il nome di amore, e poi sempre meno, si sono scritte pagine di storia e riempite d’inchiostro pagine di poemi e libri. C’è chi vi ha basato la crescita del proprio impero (il ratto delle sabine), chi ha scatenato guerre (il tradimento di Elena di Troia che ha scelto Paride lasciando Agamennone) e chi vi ha fondato religioni (Enrico VIII con la nascita dell’anglicanesimo e il tutto per annullare il matrimonio con Caterina d’Aragona e poter sposare così Anna Bolena), solo per citare alcuni esempi. Per non parlare poi di quello che viene chiamato il mestiere più antico del mondo…

E non c’è nemmeno da dover scomodare la psicanalisi e i famosi “lapsus freudiani” per capire quanto il sesso sia una componente fondamentale della vita dell’uomo. Uomo e umanità che hanno visto, lungo i secoli e soprattutto oggigiorno, fiorire un notevole mercato attorno al sesso, non sempre – anzi spesso – ben lontano dalla legalità.

Da decenni tuttavia si parla tranquillamente di industria del sesso, di imprenditori del sesso, con biografie e film dedicati a chi ha saputo prima e meglio di altri sfruttare a proprio tornaconto il settore. Pornodive e pornoattori sono diventati anche icone contemporanee al pari di sportivi o altri Vip.

A rivoluzionare e incrementare anche a livello esponenziale il fatturato del settore ha poi sicuramente contribuito l’avvento di internet. Favorendo e creando quell’incontro tra domanda e offerta che prima si scontrava anche con i tabù della società e leggi più severe.

E oggi il mercato del sesso, quello legale, è una vera e propria industria, che non solo macina soldi e impiega schiere di lavoratori e lavoratrici, ma rappresenta anche un settore che investe in ricerca e innovazione, sia in ambito medico e scientifico, ma anche per incrementare tutti gli aspetti legati alle fantasie e al piacere. Il successo planetario di “50 sfumature di grigio” è solo uno degli esempi più recenti.

Venendo al giorno d’oggi, il 2016 potrebbe non solo essere l’anno del seguito della pellicola tratta dai romanzi della britannica Erika Leonard James (si attende l’arrivo nelle sale di “50 sfumature di nero”), ma c’è invece chi l’ha già ribattezzato “l’anno del sesso in realtà virtuale”. È già perché ormai i “sex toys” non bastano più e le bambole rischiano di apparire un cimelio del secolo scorso dato che stando a quanto rivelato da un giornalista inglese nel 2011 già ai tempi della Seconda Guerra Mondiale i tedeschi le progettarono per le proprie truppe ed evitare così mescolamenti della razza ariana e soprattutto la diffusione di malattie tra le truppe (era il cosiddetto progetto Borghild, dal nome di una divinità nordica che i nazisti presero a modello ideale di bellezza).

A quanto si apprende infatti, l’industria dell’intrattenimento per adulti sta investendo convintamente nella realtà virtuale. Sono già pronte infatti le prime produzioni video appositamente realizzate per l’utilizzo in dispositivi come la Google Cardboard, l’Oculus Rift e il Samsung Gear VR. A guidare il mercato è ovviamente il Giappone, paese probabilmente leader mondiale del settore, che attraverso la nota società “tenga” già famosa per diversi “sex toys” ha ora creato uno strumento proprio a metà strada tra la realtà virtuale e appunto i sex toys. I promotori per ora sostengono che la commistione tra reale e virtuale possa trovare degli ambiti di grande utilità, come per la vita sessuale delle persone affette da disabilità, ma tale affermazione non sembra convincere.

roxxxy-2-okEppure il sesso in realtà virtuale potrebbe già avere vita breve. Da un paio di anni sono già presenti dei prototipi di bambole per il sesso, ma robot. La prima si chiama “Roxxxy” con una caratteristica e inequivocabile tripla x a indicare appunto il tema del sesso. Roxxxy, pesa circa 27 Kg, è alta 1 metro e 70 e viene fornita in diversi colori e connotati. A realizzarla è stato un ingegnere elettronico, Douglas Hines, fondatore della TC Systems che alla Bbc in una intervista nel 2013 ha dichiarato come il progetto nasca dalla linea di robot sanitari che aveva sviluppato in precedenza e che dovevano servire a prendersi cura di anziani e disabili.

L’obiettivo del futuro robot del sesso, per Hines, non è solo quello di soddisfare l’appetito sessuale dei proprietari, ma anche di  svolgere un ruolo di compagnia.

A cercare di contendere il mercato a Roxxxy ci sta però provando anche “Denise” una bambola robot prodotta dalla americana Real Doll che già produce bambole per il sesso dai 3mila ai 10 dollari. L’evoluzione di queste bambole statiche è appunto Denise, che per il momento di robotico ha solo la testa, ma entro una decina di anni, arriverà a essere completa, per un costo complessivo che potrebbe arrivare però fino a oltre 60mila dollari.

La testa di Denise, applicabile già sulle precedenti bambole della Real Doll, viene già presentata come una “bambola del sesso con intelligenza artificiale” e nello spot dove viene si presenta da sola recita frasi del tipo “Ho molti sogni. Sogno di diventare una persona vera, di avere un corpo reale. Sogno di scoprire il vero significato dell’amore. Spero di diventare il primo sex robot al mondo”. Labbra rosse, con lingua mobile, occhi suadenti e pelle in silicone, è completamente personalizzabile come il corpo su cui viene montata.

Il successo sembra garantito dato che superano già le 5mila unità le sex doll vendute negli ultimi vent’anni, dal 1996 a oggi negli Stati Uniti. E ora, da statiche stanno per diventare robotiche.

A lavorare su “Denise” ci sono ingegneri, esperti di intelligenza artificiale e talenti della robotica e il “pacchetto” che viene annunciato, secondo le previsioni dell’ad Matt McMullen, sarà comprensivo anche di una app per cellulare per potere interagire con la sex doll quando si è lontani da lei. Inoltre l’intenzione dei progettisti è di realizzare anche una interfaccia per Oculus Rift, gli occhiali che permettono di vedere ricostruzioni realistiche in 3D.

Per vedere in circolazione però le prime teste di Denise occorrerà aspettare ancora un paio di anni e tenere a disposizione almeno 10mila dollari, mentre per il resto del corpo robotico occorrerà sborsare invece dai 30 ai 60mila dollari, ma i tempi di realizzazione non sono ancora neppure ipotizzabili.

Ma c’è chi si oppone

E nonostante non siano ancora sul mercato, già fanno discutere, tanto che sono nati comitati per dire “no” al sesso con i robot. A guidare la protesta è una donna inglese, Kathleen Richardson, ricercatrice ed esperta di roboetica presso la De Montfort University di Leicester, che ha lanciato una campagna contro lo sviluppo di macchine robotiche utilizzabili per l’attività sessuale con gli esseri umani.

Al suo fianco, nel comitato organizzatore, si è schierato Erik Billing, ricercatore svedese di scienze cognitive e robotica, che condivide la necessità di muoversi tempestivamente per impedire il diffondersi di questo tipo di robot sul mercato.

Secondo la Richardson l’idea che bambole sessuali elettroniche “possano essere vendute normalmente andrebbe contrastata in modo aperto e con decisione. Questi robot – sostiene in un documento presentato in occasione della conferenza ETHICOMP svoltasi a settembre – avranno un impatto negativo sulle relazioni umane, contribuiranno ad aumentare sfruttamento sessuale e prostituzione, e a riprodurre un’immagine moralmente inaccettabile della donna ridotta a oggetto comprabile”.

Franco Cavalli

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