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Cari Carlo e Giuditta

Cari Carlo e Giuditta

di Renata Rusca Zargar

Torino, 16 luglio 2021

Cari Carlo e Giuditta,

ho deciso di scrivervi questa lettera per parlare di alcune cose che mi sono successe ma, forse, anche per metterle bene in chiaro a me stesso.

Come sapete, qualche settimana fa, io e vostra madre abbiamo deciso di fare finalmente un viaggio tanto a lungo programmato e atteso: andare a visitare Venezia. L’obiettivo principale, però, per vostra madre, era di recarsi alla Basilica di Sant’Antonio di Padova, al cui santo, in famiglia, tutti voi siete particolarmente devoti.

Così, dopo alcune ore di automobile, trascorse chiacchierando piacevolmente, siamo giunti a Padova e ci siamo diretti subito alla Basilica.

Là dentro, nella pace e nella frescura del luogo, tanta gente – venuta da tutta Italia, mi hanno detto, ma anche dall’estero, Germania, Francia, ecc.- usava appoggiare le mani a un marmo nero con la scritta “Corpus S. Antonii” e pregare intensamente. Qualcuno piangeva addirittura!

Intorno erano esposti i quadretti votivi, i cuori con le medaglie d’oro, le foto di incidenti con macchine sfasciate…

Non essendo impegnato a pregare, mi sono attardato a leggere qualche ringraziamento: una mamma che era riuscita ad avere un bimbo sano, nonostante facesse la chemioterapia, qualcuno che, finalmente, aveva trovato lavoro, chi si era salvato dal terremoto del Molise, chi aveva recuperato il sonno dopo anni di insonnia… Insomma, innumerevoli testimonianze di fede e di gratitudine. Ma una in particolare mi ha stupito, e ancora non riesco a togliermela dalla mente: la foto di un giovane sulla trentina sopravvissuto a un incidente che aveva ridotto l’auto in poltiglia. Ed era rimasto illeso!

Tutti quei ricordi (o forse era l’atmosfera) mi lasciavano perplesso. “Casualità.” mi dicevo. Ma ognuno di essi trasudava del dolore dell’uomo che si appoggia alla speranza, che crede, supplica e ringrazia.

Anche vostra madre pregava come gli altri, con lo sguardo lontano da me –riflettevo- forse, dal resto del mondo.

Dopo tanti anni, finalmente, l’avevo accompagnata a visitare quella chiesa, a compiere quella gita rimandata ogni volta perché c’era qualcosa di più urgente da fare: prima voi eravate piccoli, poi io ho avuto dei problemi con il lavoro, infine mia madre non stava bene… Anche quei pochi viaggi che abbiamo fatto erano sempre motivati da esigenze di lavoro oppure dal cambiare aria, andare in montagna o al mare, quando voi non eravate stati bene durante l’inverno, come quella volta della pertosse, ad esempio, che non smettevate più di tossire! Insomma, il sospirato momento del Santo non veniva mai! Ma vostra madre Andreina è sempre stata fervente cattolica come, del resto, la nonna, la zia e tanti altri parenti della sua famiglia. E, in particolare, sono fedeli di Sant’Antonio, tant’è vero che, nel nostro giardino, c’è una piccola statua del santo davanti alla quale ella tiene sempre piantine fiorite di stagione: ciclamini, ortensie, margherite, crisantemi, primule…

Io, invece, fin da piccolo, sono stato rigorosamente educato all’ateismo: “La religione è l’oppio dei popoli” mi ripeteva sempre mio padre, senza mai dimenticare di rammentarmi tutte le occasioni in cui la Chiesa non aveva saputo aiutare chi avesse di meno. Poi, mi sono impegnato nella politica, ho costruito la mia vita, seguito i miei ideali…

Infine, ho incontrato Andreina e abbiamo deciso di sposarci.

Ebbene, Andreina era là, inginocchiata davanti alla tomba del santo: dai suoi occhi uscivano delle lacrime e io mi guardavo intorno un po’ smarrito.

Già, allora non ci eravamo sposati in Chiesa perché io proprio non ce la facevo. Non credevo in Dio, era inutile insistere, sarebbe stato un tradimento dei miei principi e, nonostante le pressioni di tutta la sua famiglia, la madre, il padre, le zie, le cugine, ella aveva accettato di sposarmi in Comune.

Quanto tempo è passato! Il nostro è stato un buon matrimonio, abbiamo condiviso tutto quanto è arrivato, il bello e il brutto, abbiamo lavorato insieme per il vostro futuro, per la casa che sognavamo, abbiamo assistito i parenti anziani miei e suoi…

Ora voi siete adulti, tu, Carlo, lavori e tu, Giuditta, frequenti la facoltà di medicina all’università: siete bravi ragazzi, non ci avete dato mai motivo di preoccupazioni gravi a parte, naturalmente, le tonsille, il morbillo, ecc.

E allora, mi chiedevo in quel momento, perché Andreina stava là inginocchiata a piangere?

Comunque, infine, siamo usciti dalla chiesa, abbiamo girato un po’ per Padova (proprio una bella città!) e quindi siamo ripartiti.

L’auto correva sull’autostrada: ormai Padova e il turbamento a essa connesso erano lontani, il nostro bell’itinerario sarebbe continuato. Venezia, finalmente, ci aspettava davvero! Sarebbe stato un secondo viaggio di nozze.

Eppure, quell’immagine dell’automobile spappolata, a dir la verità, era ancora nei miei pensieri e mi metteva paura. Avevamo le cinture di sicurezza? Sì, e le gomme erano a posto, l’auto era stata revisionata prima di partire. Forse, sto invecchiando, mi dicevo.

Poi, quel camion.

Correva all’impazzata e mi stava dietro, vicinissimo, quasi a toccarmi. Lampeggiava, suonava, il conducente era ammattito? Accelerava ancora e lo vedevo nello specchietto retrovisore: stava per tamponarci. Avevo accelerato bruscamente anch’io per allontanarmi, la mia fronte gocciolava di sudore, lui aveva allora iniziato il sorpasso e mi stringeva sulla destra. Era a un centimetro dalla mia fiancata e aveva sterzato ancora violentemente a destra. Addio, era finita, la nostra macchina sarebbe diventata come quella della foto in chiesa ma Sant’Antonio non sarebbe intervenuto, io non ci credevo, miei cari figli, non vi avrei rivisti più…

Con una brusca frenata, per una frazione di secondo, ero riuscito a evitare l’urto! Il camion aveva continuato la sua corsa pazza e si era allontanato velocemente. Mi tremavano le mani e avevo dovuto fermarmi un po’ a lato della strada per riprendermi. (Pensate che il giorno seguente ho letto sul giornale che quel camion si era capottato poche ore dopo da qualche parte e che l’autista era ubriaco fradicio!)

Il fatto è che ero rimasto troppo colpito da tutti quei ricordi nella chiesa, da vostra madre che piangeva (ma perché?) e, poi, gli anni giovanili sono passati e, da un po’ di tempo, ho cominciato ad avere dei dubbi. Forse un Dio esiste, forse qualcuno avrà creato un mondo così bello e perfetto, forse l’uomo non è una creatura figlia del caso o del big bang… Chi lo sa!
Ma soprattutto ho cominciato a rendermi conto che, probabilmente, vostra madre deve aver sofferto molto a vivere con me senza la forma di matrimonio che la sua fede le richiedeva, che, forse, era quello il senso del suo pianto.

Non so, non gliel’ho chiesto, ma è certo che nella nostra vita insieme abbiamo rispettato i miei principi prima dei suoi. E lei non me l’ha fatto pesare, in tanti anni, neppure una volta.

Come avrà fatto, allora, mi sono chiesto, a convincere i suoi parenti ad accettare il matrimonio in Comune? Quanto coraggio ha dimostrato e fiducia in me!

E io, in tanto tempo, non me ne sono mai reso conto.

Dunque, ho preso la mia decisione: la sposerò in Chiesa.

Vi sembra strano? Ma no, forse, un piccolo miracolo a me Sant’Antonio l’ha fatto davvero: il miracolo di provare a mettermi nei panni di un’altra persona e di capire quanto abbia sacrificato per me.

Sapete, mi sto preparando seriamente all’evento, sto andando a scuola di catechismo da un prete mio amico che conosce i miei dubbi e le mie incertezze.

Sarà lui a sposarci e voi sarete insieme a noi, a festeggiare la grande gioia di vostra madre ma soprattutto mia, che la vedrò compiutamente felice.

Mi raccomando, però, quando stasera glielo dirò, non voglio vedervi piangere!

Con tanto bene, vostro padre Anselmo

Renata Rusca Zargar è autrice del libro “Pietre e piante: portafortuna, talismani e benefici effetti curativi per ogni SEGNO ZODIACALE”

Lo sapevate che l’uso di lenzuola color rosso vivo fosse un sistema semplice e sicuro per mantenersi giovani?

E che bruciare una candela verde favorisse gli affari?

Portare una collana di angelite, ad esempio, ci avvicina alla pace e alla serenità, mentre un anello di corniola allontana il malocchio e i piccoli teschi di osso tibetano portano fortuna. Oppure, sapevate che il quarzo rutilato, abbinato alla labradorite, aumentasse il fascino personale e l’autostima? O che un rametto di acacia appeso dietro la porta tenesse lontano chi non ci vuole bene?

Il testo è, dunque, un manuale di curiosità pratiche sui benefici effetti delle pietre secondo i SEGNI ZODIACALI o secondo l’attrazione personale. Illustra i vantaggi che ci offrono alcune piante, spiega la terapia dei colori e, infine, insegna a fare per sé il profumo che ci renderà ancora più affascinanti e felici.

Chi è Renata Rusca Zargar

 

Savonese, impegnata in ambito sociale, studiosa di cultura islamica e indiana, insegnante in quiescenza, ha pubblicato diversi saggi e romanzi anche con il marito Zahoor Ahmad Zargar.

Tra gli ultimi nati c’è una raccolta di lavori delle signore anziane che hanno seguito i suoi corsi gratuiti di Lettura e Scrittura Creativa: “Leggere e scrivere …per divertimento, raccolta di racconti, poesie, disegni, calligrammi dei Corsi di Lettura e Scrittura Creativa”, pubblicato da Amazon.

Si occupa della Biblioteca di volontariato Libromondo e, prima del Covid, portava i libri in prestito nelle Scuole. Cura un blog di cultura, ecologia e società Senzafine: Arte, Cultura e Società di Renata Rusca Zargar  link

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