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E-commerce sempre più e-commerce.

Sono argomenti all’ordine del giorno l’importanza dell’e-di utilizzare in misura crescente l’opportunità di dotarsi di soluzioni omnichannel in ambito sales, marketing e logistica. Rendere piacevole  e accattivante l’interazione del consumatore con il brand e permettere un’esperienza di acquisto veloce sono le chiavi per fidelizzare e aumentare i clienti di un marchio.

Venistar, company nata nel 2005, specializzata nello sviluppo, fornitura ed implementazione di soluzioni innovative per la gestione dei processi tipici del Fashion & Luxury in ambito retail, wholesale e distribution, ha incentrato l’edizione 2016 di Fashionable World proprio sul tema della ‘Digital Customer Experience in the Omnichannel World’.

 

L’evento dedicato alle aziende del Fashion & Luxury, tenutosi il 19 maggio nella cornice di Palazzo Castellani di Sermeti a Verona, ha avuto l’obiettivo di condurre i partecipanti a ragionare in modo customer centric.

Si riportano nell’articolo, estratti tratti da PambiancoTV.

“L’esigenza di Fashionable world, nasce 5 cinque anni fa perché Venistar ha voluto portare a conoscenza delle aziende del fashion la propria capacità di implementare soluzioni che per il mondo del fashion stanno diventando sempre più indispensabili. Da quel momento abbiamo ritenuto che Fashionable World potesse diventare un punto di riferimento non soltanto per le aziende del fashion che hanno voglia di implementare nuove strategie comunicative e di marketing, ma che potesse rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro, anche operatori del settore, che vogliono fare di Fashionable World un incontro di approfondimento e networking attraverso il quale condividere le proprie esperienze.”

Woman browsing a digital clothes rail on-line
Woman browsing a digital clothes rail on-line

Sostanzialmente la vera e propria formazione e guida di certe dinamiche e meccanismi oggi è indispensabile.

Continua Roberto da Re:

“Prendo spunto da uno degli interventi avvenuti nel corso dell’evento, da parte di Tim Barton, iVend Retail Director of Product Marketing.

Barton, ha portato ad esempio uno studio realizzato in alcuni Paesi, tra cui l’Italia e gli Stati Uniti, nel quale è stato rilevato come l’esperienza digitale sia ormai quasi più positiva rispetto a quella fatta direttamente in negozio. Di fatto il consumatore, che dev’essere al centro dell’attenzione di tutti i brand, trova nell’esperienza digitale un momento in cui, in modo privato e senza costrizioni, riesce a individuare all’interno del web prodotti che lo possono interessare. L’importante, all’interno di questo viaggio digitale, è che poi ci sia una possibilità di tipo materiale, ovvero che quando il cliente va in negozio abbia la possibilità di trovare sia i prodotti sia il mood che ha avuto modo di apprezzare nell’esperienza online.”

 

Questa tendenza forse è da leggersi parte di una naturale evoluzione, psicologica e sociale, la stessa che oggi porta milioni di persone a comunicare più spontaneamente attraverso i social network dietro un nickname e uno schermo di un Pc.

Se è vero che la tendenza va nella direzione di acquistare sempre più “online” e non più “offline”  dove ci porterà questo percorso?

Quali leve psicologiche ci sono dietro questa tendenza?

Per quella che è la mia esperienza, posso dire che senz’altro, nel panorama odierno, entrare all’interno di alcuni tipi di negozi  o catene, “obbliga” il cliente ad interfacciarsi con un “sales assistant” e giustificare in un qualche modo la sua presenza.

Di fatto, il processo di acquisto online favorisce la disinibizione.

Impossibile forse pensare che un giorno scompariranno completamente i contenitori della vendita offline, i negozi, (reali) ma chissà quali sorprese ci riserva l’evoluzione tecnologica.

Secondo Roberto Da Re, attraverso la digital experience si riesce a trasmettere ai clienti i valori di un brand. Ciò diventa fondamentale perché il mondo del fashion possa elaborare delle esperienze d’acquisto in cui il cliente, dopo aver visto il prodotto online, possa andare in negozio e toccarlo con mano. Oggi tutte le aziende del fashion dovrebbero essere in grado di realizzare una strategia multicanale  per far sì che il cliente resti loro fedele. Questo perché, di fatto, la fidelizzazione del cliente è un asset fondamentale per le aziende di moda. I marchi del fashion che riusciranno a rendere l’esperienza trasversale rispetto alle modalità d’acquisto continueranno ad avere successo.

Come dargli torto, i dati parlano chiaro.

Per quanto riguarda il retail invece, la partita è sempre sul web?

La sfida cruciale per i marchi della moda è da sempre l’apertura “fisica” nelle principali vie del lusso a livello planetario, oggi, la nuova è la rincorsa agli spazi virtuali.

Negozi online capaci di dare una direzione attrattiva ai flussi senza contorno che si agitano nell’immenso mondo del web.

Quest’ultima sfida, sostiene David Pambianco, come la precedente, imporrà un forte esercizio di riposizionamento e riequilibrio delle strutture. La corsa ai negozi fisici ha richiesto ingenti risorse e capacità manageriali, per cui i gruppi della moda si sono attrezzati. La rincorsa online, fino a oggi, ha richiesto meno risorse finanziarie e più indefinite competenze manageriali.

 

Ma comincia a essere chiara una cosa: “gli investimenti effettuati non rendono ancora l’idea di quanto dovrà essere ampio lo sforzo futuro.”

Va letta in quest’ottica la ricerca di partner strategici che sta scattando nel mondo del lusso. Nelle ultime settimane, due nomi storici come Tiffany e Zegna, che si erano sempre affidati unicamente al proprio canale di e-commerce, hanno varcato il Rubicone e hanno avviato formule di collaborazione per vendere su Yoox-Net a porter. Negli stessi giorni, anche Prada ha annunciato di valutare una simile opportunità per crescere nel mondo virtuale.”

I grandi social network premono nella stessa direzione, naturalmente, verso alleanze che portino i partner del lusso sulle frontiere più avanzate delle vendite virtuali.

Emblematico il passaggio annunciato qualche settimana fa da Messenger (Facebook) che ha lanciato il servizio ‘conversational commerce’, una sorta di chat privata che guida le scelte di acquisto del navigatore.

E’ alquanto scontato che per cavalcare queste frontiere, le aziende non potranno non avvalersi di specialisti del settore.

Non a caso, un leader del settore, il colosso francese Lvmh, Polo del lusso, quest’anno si è associato alla manifestazione Viva Technology Paris a caccia di startup che possano essere integrabili con il suo business. Un esempio da seguire.

Non si può in sostanza far finta di niente, l’esperiena retail, non può esimersi dal confrontarsi con la rete delle strategie commerciali odierne tradizionali.

È dato per assodato che le performance dei negozi fisici, sono in stretto legame con il flusso on line.

Lo chiamano attualmente “Customer  relationship management”.

Pertanto “a tutto Retail” e che sia necessariamente anche online.

 

Giulia Castellani

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