giovedì , Aprile 18 2024

Hai visto “Chi ha paura di Virginia Woolf?” Da non perdere

Oggi vorrei consigliarvi la visione di un film datato ma di grande impatto e importanza. “Chi ha paura di Virginia Woolf?” (Who’s afraid of Virginia Woolf?) nato dal dramma teatrale che ha debuttato a Broadway nel 1962 ed è tuttora plurirappresentato in tutto il mondo, scritto da  Edward Albee.

Nel 1966 appunto ne è stato tratto un film, interpretato da Richard Burton ed Elizabeth Taylor nei ruoli dei protagonisti, per la regia di Mike Nichols.

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Il film è straordinario. Così come gli interpreti, la regia e tutti i reparti del film. Brevemente la trama: Martha e George sono una coppia di mezza età che ha invitato a casa un giovane collega di lui e sua moglie. Tra un bicchiere e l’altro, complici l’ora tarda e i fumi dell’alcool, i quattro si addentrano in una specie di “gioco della verità” che porta le due coppie a mettere a nudo tutto di sé, soprattutto i padroni di casa. Martha sostanzialmente accusa George di essere un fallito portato in alto professionalmente dal padre di lei, George accusa Martha di essere una bambina viziata buona a nulla, entrambi approfittano dell’ingenuità dei loro due giovani ospiti per prendersi gioco di loro e dei loro problemi di coppia, quasi “invidiati” nella loro leggerezza di fronte ai cocci di un matrimonio ormai in pezzi come quello di Martha e George. In un crescendo di cupezza, Martha e George, lasciati soli dalla fuga dei loro ospiti, si ritrovano a piangere sul cadavere di un figlio immaginario, che George ha approfittato per far “morire”. Ma, chissà, forse è l’inizio di un nuovo equilibrio…

Virginia Wolf in realtà non ha alcuna attinenza con il dramma: il titolo è un gioco di parole con la canzoncina Chi ha paura del grande lupo cattivo? (Who’s Afraid of the Big Bad Wolf?), che George e Martha canticchiano di quando in quando, evocando con essa il “lupo cattivo” presente nella loro esistenza, e al contempo la “Virginia Woolf” che c’è in loro, squilibrata e suicida come il loro matrimonio, anche se talora la coppia più giovane pare essere una rappresentazione onirica, una versione di Martha e George, partorita solo ed esclusivamente dalla mente dei due.

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Sia Richard Burton ed Elizabeth Taylor hanno creato un lavoro attuariale impressionante. Colleghi inizialmente all’Actors Studio di New York e studiando così il Metodo didattico di  Lee Strasberg, nonostante Burton snobbasse “ così dicono” proprio questo metodo, il risultato fu un vero capolavoro.  Gli attori in questione hanno dimostrato quanto può spingersi il coraggio di un uomo nel riprendere dalla propria vita i drammi reconditi e seppelliti in funzione dell’arte, della propria arte attoariale. Certo non basta fingere, convincersi per convincere, questo è solo la punta dell’iceberg; La Taylor ha lavoratoo su la sua assenza di approvazione infantile, mettendo tutta la rabbia e l’animale ferito in questo personaggio. Ha inserito l’elemento di copertura ossia la simpatia e la bellezza estetica la gentilezza apparente e l’approvazione verso gli altri, poi ha inserito un elemento fondamentale : la protezione alla mancanza, forse una sostituzione provvisoria a quella mancanza ossia L’alcol. Nonostante si dica fosse davvero un alcolista nella vita, sul set non potevano bere veramente, ecco allora che ha attivato il lavoro sensoriale sul effetto che l’alcol produce in un corpo umano. Violenta, feroce, triste e incompresa ha dimostrato come si mette in atto , in azione il metodo Strasberg, raggiungendo un elevatissimo livello di bravura. Ha sostituito il compagno d’arte, con quel qualcuno che le ha negato un bisogno primario, renderlo così insoddisfatto.

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Anche Burton , nonostante “snobbasse” il metodo, lo ha messo in atto. Glia anni di studio all’actor Studios comunque impostano l’attore in una direzione e comunque una memoria sensoriale affiora nel lavoro. il suo personaggio è un intellettuale frustrato, un assiduo lettore di romanzi, unica ancora di salvezza e una arma contro la depressione, si accontenta del lavoro da insegnante chiudendo sempre di più in se un istinto fondamentalmente suicida. Privo probabilmente di rispetto come bisogno primario negato, copre con un educazione esemplare, un odio profondo verso il prossimo, cercando di massacrare con eruditi termini la sfortunata coppia trovatasi su invito. Gli altri due personaggi non sono da meno, perché la giovane coppia è esemplare per quegli anni, ma anche per questo tempo: Honey e Nick. Lei carina, gentile, sorridente un pizzico svampitella, lui giovane in carriera, sfrontato e arrogante, rappresentano ancora oggi l’inizio di una reazione ad un dolore antico personale. Marta e Georg, furbi e ormai avviati al dolore li strapazzeranno come panni al vento, rendendo questo dramma un film ancora oggi assolutamente attuale.Le rappresentazioni teatrali in italia sono state svariate, La prima rappresentazione in Italia fu un grande evento culturale e di costume: la regia era del già affermato Franco Zeffirelli e gli interpreti della coppia matura erano due grandi personalità del nostro teatro: Enrico Maria Salerno (che fu premiato come miglior attore teatrale della stagione) e Sarah Ferrati, affiancati da Umberto Orsini e Manuela Andrei. Rimarchevole nella stagione 1985-’86 la messa in scena che vide come protagonisti Anna Proclemer e Gabriele Ferzetti (versione italiana di Franco Brusati) per la regia di Mario Missiroli, con Susanna Javicoli e Roberto Alpi nei ruoli giovanili. Un altro importante allestimento del dramma in Italia, giocato in chiave grottesca, portò la firma di Gabriele Lavia, impegnato anche nella parte di George, accompagnato da Mariangela Melato nelle vesti di Martha. Con loro Agnese Nano (Honey) ed Emiliano Iovine (Nick). Lo spettacolo debuttò al Teatro Verdi di Pisa il 3 febbraio 2005. Da ricordare la messa in scena di Ileana Ghione del 2003 e quella in cui Alberto Lupo cadde vittima della sua malattia.

in questa settimana invece al cinema avete la possibilità di vedere qualche film interessante:

Wilde Salome’

Wilde Salome proietta il pubblico nella vita personale di Al Pacino come mai era successo prima, offrendo un ritratto intimo e profondo della più grande icona del cinema alle prese con il ruolo più impegnativo mai interpretato: se stesso e il re Erode in Salomé, il più controverso lavoro di Oscar Wilde.

oppure se amate la musica solo 17, 18 e 19 maggio “Queen: A Night In Bohemia” Dopo lo straordinario successo del concerto Hungarian Rhapsody: Queen Live In Budapest e di Queen Rock Montreal, arriva al cinema un’altra pietra miliare nella Storia del gruppo. Il 24 dicembre del 1975, all’Hammersmith Odeon di Londra, può essere infatti considerato il giorno della consacrazione ufficiale dei Queen, nell’anno più eccitante della carriera della band fino a quel momento.

Oppure un buon film italiano è ” La Pazza Gioia” di Polo Virzì con Valeria Bruni Tedeschi, Anna Galiena, Micaela Ramazzotti.

Buona visione!

Fabrizio Raggi

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