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La salute vien mangiando, ma bisogna stare attenti a cosa si mangia

Andare al ristorante per mangiare un cibo all’apparenza succulento e poi invece sentirsi male. Una esperienza che nessuno vorrebbe vivere e che invece capita spesso e che la maggior parte delle volte è dovuta alla cattiva conservazione degli alimenti o a una non corretta preparazione prima che vengano serviti.

L’intossicazione alimentare, così viene chiamata tale circostanza, deriva infatti dall’ingestione di cibo contaminato da tossine o altri agenti patogeni e nella maggior parte dei casi è rappresentata da batteri quali lo stafiloccocco o l’Escherichia coli.

Si tratta di situazioni da non prendere alla leggera perché oltre a rischiare di far ammalare una persona, possono anche generare un principio di epidemia nel gruppo di persone che hanno mangiato lo stesso alimento o, più raramente, che sono a contatto con la persona che l’ha ingerito. Purtroppo la cronaca annovera anche casi dall’esito nefasto e fatale.

Secondo la letteratura medica, i settori in cui si verificano più spesso casi di intossicazione alimentare sono i pic-nic, le mense scolastiche e le grandi funzioni sociali, dove può succedere che il cibo venga lasciato fuori dal frigorifero troppo a lungo o le tecniche di preparazione dei vari alimenti possano non essere state igienicamente corrette. Tra gli alimenti più comuni che possono portare a una intossicazione alimentare troviamo la carne poco cotta, prodotti lattiero-caseari, alimenti che contengono maionese per via della cattiva conservazione.

E le conseguenze derivanti dall’intossicazione possono essere diverse, senza escludere purtroppo esiti anche fatali nel caso per esempio che la contaminazione avvenga per opera del batterio responsabile del Botulino. Ma sono possibili numerosi e diversi batteri e virus capaci di produrre intossicazioni alimentari, quali per esempio il colera, la Listeria, la salmonella, ecc…

Inoltre va considerato che anche intossicazioni di lieve entità o di agenti patogeni normalmente meno virulenti e dannosi, possono però procurare problemi seri quando a ingerirli sono persone con difese immunitarie ridotte o in condizioni di salute non ottimali, come chi soffre di diabete o qualche malattia renale o ha un sistema immunitario indebolito.

Altro grande ambito dove aumenta il rischio di intossicazioni alimentari sono poi i viaggi all’estero in paesi esotici o del Terzo Mondo in cui vi è una maggiore esposizione a organismi spesso sconosciuti al proprio sistema immunitario e che più facilmente possono causare intossicazioni.

In generale, i sintomi più comuni dell’intossicazione alimentare oltre a comparire nell’arco di 2-6 dal pasto contaminato (ma ci sono sostanze che possono far insorgere l’intossicazione anche dopo giorni) sono: diarrea, anche con sangue; mal di testa crampi addominali; febbre e brividi; nausea e vomito; debolezza (accompagnata da grave arresto respiratorio, come nel caso del botulismo).

A volte per l’individuazione della causa può essere sufficiente una visita medica, altre volte sono necessari esami più specifici che possono comportare anche scopie esogastriche, elettromiografia (analisi degli impulsi elettrici dei muscoli per verificare il botulismo) o anche la puntura lombare per il prelievo del liquido della colonna vertebrale se si verificano disturbi del sistema nervoso.

Di solito le prime terapie mirano a evitare la disidratazione, e nelle principali intossicazioni si guarisce entro un paio di giorni e non sono necessari neppure gli antibiotici. Nei casi più gravi invece si può arrivare ovviamente anche al ricovero in ospedale.

Come in tutte le circostanze la prevenzione è l’arma migliore, e per evitare intossicazioni alimentari ma non solo, le migliori procedure da adottare durante la preparazione di cibi e alimenti vanno dal lavarsi accuratamente le mani, alla pulizia adeguata di piatti e utensili; cuocere bene tutti gli alimenti, magari servendosi di un termometro per cottura in quanto le carni bovine dovrebbero essere cotte almeno intorno ai 70 gradi, il pollame a più di 80 gradi e il pesce almeno a 60°. Non andrebbe nemmeno utilizzato lo stesso piatto per carne e poi pesce a meno che non lo si abbia adeguatamente pulito e lavato; non mangiare carne, pollame o pesce che sia stato in frigorifero per più di 2 giorni; non ricongelare un prodotto già decongelato una volta; non mangiare cibi vecchi, prodotti alimentari confezionati con un sigillo rotto, o lattine ammaccate o bucate; e in generale non utilizzare alimenti che abbiano un odore insolito o un gusto guasto.

Inoltre, se si hanno bambini, è sempre meglio lavarsi le mani spesso e smaltire i pannolini e non dare da mangiare miele se i bambini hanno meno di un anno di età. Mentre se si è soliti preparare conserve in casa è necessario assicurarsi di seguire le procedure corrette per l’inscatolamento così da evitare il terribile botulismo.

Va ovviamente presta molta attenzione quando si mangiano funghi selvatici e quando si viaggia in posti esotici dove la cosa migliore è mangiare solo cibi cotti e bere acqua in bottiglia o solo se è stata prima bollita. Non mangiare verdura cruda o frutta con la buccia e non mangiare frutti di mare se esposti a maree rosse.

Infine una particolare attenzione va posta alle donne in dolce attesa o nei casi di persone con un sistema immunitario indebolito: in questi casi andrebbero di solito evitati formaggi a pasta molle, soprattutto importati da paesi del terzo mondo.

In generale, le corrette pratiche di igiene quotidiana consentono di evitare la maggior parte dei rischi per la propria salute e quella delle persone vicine. È evidente che la salute viene anche mangiando, non solo dall’utilizzo di cibi sani o salutari, ma anche proprio dalla loro conservazione e preparazione. In caso si sia vittime di intossicazione alimentare, è bene considerare il fatto che non è sbagliato segnare l’accaduto se ciò è avvenuto per via di un prodotto confezionato acquistato da qualche parte o per un cibo mangiato al ristorante.

Franco Cavalli

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