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“Zio Filippo” un racconto di Giovanni Renella

Zio Filippo

Un racconto di Giovanni Renella

Tratto da “Don Terzino e altri racconti”

Graus Edizioni 2017

La vigilia di Natale si avvicinava e per il buon Amedeo stava per riproporsi il solito strazio del cenone a casa di zio Filippo.

Zio Filippo, come lo chiamavano tutti in famiglia, era il fratello di sua moglie Anna.

Non che fosse una cattiva persona, ma la sua attività commerciale ben avviata lo portava, spesso e volentieri, a fare sfoggio di quel benessere che, purtroppo, Amedeo non era riuscito ad assicurare alla sua famiglia, malgrado il suo dignitoso stipendio di ferroviere; e con cinque figli da tirar su bisognava stringere la cinghia per arrivare alla fine del mese.

Per non dare un dispiacere alla moglie, non poteva proprio sottrarsi a quella cena.

Del resto, la serata non sarebbe stata spiacevole, ma era il dopo cena che proprio non gli scendeva.

Era quello, infatti, il momento in cui zio Filippo, con fare plateale, apriva il portafoglio e distribuiva cinquemila lire ad ognuno dei suoi nipoti.

In quell’attimo Amedeo si sentiva “piccolo piccolo”, perché quei soldi gli davano l’esatta misura delle difficoltà che quotidianamente doveva affrontare per mantenere moglie e figli.

Quell’anno, però, sarebbe stato diverso.

La sera della vigilia, Amedeo, Anna e i loro cinque figli si presentarono puntuali a casa di zio Filippo.

La cena si svolse piacevolmente e Amedeo sfoggiò un insolito buonumore per l ‘intera serata.

Giunti al dolce, prima che il cognato potesse avviare il rito delle cinquemila lire, Amedeo si alzò, aprì il portafoglio e diede in regalo ad ognuno dei suoi figli una banconota da diecimila lire.

Il gesto lasciò tutti stupiti, zio Filippo compreso, e produsse in Amedeo una particolare euforia, a malapena contenuta.

Tornati a casa, l’euforia di Amedeo sparì.

Le preoccupazioni economiche di sempre ripresero il sopravvento, aggravate dal generoso regalo fatto ai figli per non sentirsi, almeno una volta, inferiore al ricco cognato.

La notte trascorse, agitata dai mille pensieri e dai calcoli fatti per far quadrare i conti del mese nonostante cinquantamila lire in meno.

La mattina di Natale, Amedeo comprese a fondo il senso della sua vita: al risveglio, trovò sul comodino le cinque banconote che aveva regalato ai figli.

Quel gesto gli ricordava che i sacrifici compiuti per crescerli non avevano bisogno di conferme effimere, e che i suoi figli gli erano grati per tutto ciò che faceva per loro.

Quello fu l’ultimo anno che trascorsero la vigilia di Natale a casa di zio Filippo.

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