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“Quello che le canzoni non dicono”: intervista a Davide Pezzi

Quello che le canzoni non dicono. Storie e segreti dietro alle nostre canzoni del cuore è un libro di Davide Pezzi pubblicato da Youcanprint .

A San Marino è in vendita presso la “Libreria Cosmo” a Borgo Maggiore.

Intervista all’autore:

Le storie che si celano dietro alle canzoni del cuore. Questo si propone di raccontare il tuo libro, una sorta di tributo a una tua antica passione, quello di raccontare e scrivere di musica, “Quello che le canzoni non dicono”. Come sei riuscito a raccogliere e scoprire le storie celate dietro alle canzoni?

Non è sempre un lavoro facile. Una parte consistente del lavoro è proprio cercare il materiale, spulciare interviste (quasi sempre in inglese ovviamente), cercare vecchi articoli di giornale, rovistare ovunque per trovare notizie che non siano quelle che si trovano, per esempio, su wikipedia.

Non è scontato né automatico che dietro a una grande canzone ci sia una storia memorabile, può accadere il contrario. Quale storia ti ha colpito di più?

Hai ragione, ed è quello che ho scritto anche nella mia Introduzione. Spesso canzoni bellissime e celeberrime non hanno nessuna storia interessante alle spalle, così come è vero a volte il contrario, e cioè che canzoni di minore importanza hanno magari molto da raccontare. Faccio sinceramente fatica a dire quale storia mi abbia colpito di più, davvero…

Immagino la gestazione del libro sia stata lunga e caratterizzata da un lavoro di ricerca capillare. Che tipo di percorso hai seguito?

In realtà tutto è in qualche modo iniziato per delle brevi presentazioni che ho scritto, nel corso degli anni, per alcuni concerti della Corale San Marino dedicati alla musica pop-rock.

Andando a cercare il materiale mi sono accorto che su alcune canzoni c’era molto di più da raccontare che quelle 4/5 righe che mi venivano chieste, così ho iniziato in un primo tempo ad ampliare e approfondire le brevi presentazioni che avevo scritto, per poi passare a scrivere storie autonome. Ci tengo a specificare che il criterio che ho seguito – e che seguo, perché non ho certo smesso di scrivere – è l’oggettiva notorietà della canzone, al di là del suo mero valore artistico. Mi spiego: non volevo scrivere un libro “per addetti ai lavori”, o per accaniti intenditori di musica, ma per chiunque ami ascoltare musica, senza preclusioni di genere. Ho cercato di includere tutte quelle canzoni che chiunque, prima o poi, ha ascoltato… magari il titolo non gli dice niente ma se la cerca su youtube si accorge che la conosce meglio di quanto pensa. Infatti io consiglio di leggerlo con youtube a portata di mano, o meglio di orecchio…

Ti sei concentrato sulle canzoni e le storie relative a un genere o di un periodo storico in particolare?

Assolutamente no. Per forza di cose gli anni 60, 70 e 80 sono più presenti, perché – almeno per la mia generazione – hanno prodotto il maggior numero di “grandi” canzoni. Ma non mancano canzoni degli anni 90 o 2000 e addirittura degli anni 30/40, anche se in misura minore. Come per i generi, quello che ho cercato di evitare è di seguire solo i miei gusti… il libro non l’ho scritto solo per me!

Consigli di leggere il libro come una raccolta di racconti, tante storie, in che cosa diverge il linguaggio narrativo da quello musicale. Qual è il valore aggiunto di entrambi?

In fondo a volte non sono poi così diversi. Molte canzoni sono quasi dei mini-racconti, penso a quelle di Ivan Graziani per esempio, un artista che ho sempre amato, le cui canzoni sono davvero dei mini-racconti di tre/quattro minuti. Altre volte invece si tratta di poesie in musica, come nel caso di De Gregori o Dylan. La difficoltà nel “raccontare” attraverso le canzoni risiede nella brevità della composizione stessa, devi comprimere il tutto e cercare di dire molto con poche parole. Nella scrittura ovviamente si è più liberi, anche se devo dire che apprezzo comunque molto chi riesce a essere sintetico. Infatti il racconto breve è un genere letterario che adoro e in cui qualche volta mi sono cimentato. Però una cosa è fondamentale quando si parla di canzoni: la musica resta centrale, assolutamente. Paul Simon ha detto che una canzone può avere anche un testo bellissimo, ma se la melodia non ci conquista e non ci attira, probabilmente non la ascolteremmo.

Come nasce la tua passione per la musica?

Credo da quando ho il dono dell’udito! Scherzi a parte ricordo che già da bambino acquistavo in edicola i librettini coi testi delle canzoni di Sanremo (chi è troppo giovane non può ricordarselo) e ascoltavo i 45 giri di mia sorella: Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Caterina Caselli ecc. Ricordo ancora che il primo disco che acquistai io personalmente fu “Pop Corn” (che infatti ho inserito nel libro) e da allora la Musica è stata sempre la mia più fedele compagna.

Spesso associamo a una canzone un ricordo personale e ogni volta che la riascoltiamo questo magico interruttore del tempo si riattiva. Cosa pensi dei tormentoni estivi che ogni anno si creano?

Anche un tormentone estivo (fenomeno che però sta tendendo a scomparire) può attivare un interruttore della memoria, perché no? Magari quando ascoltavamo “Vamos a la playa” – per fare un esempio – stavamo vivendo una bella storia d’amore e la canzone ce la ricorda… Però è ovvio che se una canzone è bella il suo posto nella nostra memoria sarà più stabile.

Marco Ferradini e Ivan Cattaneo hanno scritto le prefazioni al libro, cosa ti ha colpito maggiormente delle parole con cui lo hanno introdotto?

Tutti e due sono stati molto gentili e acuti nelle loro Prefazioni. Hanno colto perfettamente quello che volevo da loro, e cioè non solo una prefazione al libro ma una riflessione sul significato e sull’importanza delle canzoni nelle vite di molti di noi. Mi hanno colpito e, devo dirlo, piacevolmente stupito.

 

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