martedì , Ottobre 15 2024

La principessa scimmietta

C’era una volta una bambina di nome Esmeralda

Era una bella principessa e amava trascorrere il suo tempo scrivendo storie, favole e racconti, spesso le cuciva su misura, confezionava abiti variopinti e colorati con sopra ricamata la narrazione personale di chi lo doveva indossare, le parole erano così morbide e leggere che quando il vestito era indossato donava una luce particolare a chi lo sfoggiava, quella dell’orgoglio della felicità di essere visti compresi e celebrati.

Il suo modello preferito era un abito di foggia femminile, stretto in vita e poi con la gonna a palloncino, di solito era indossato con uno scaldacuore dorato e le parole si trovavano cucite sul corpetto.

A volte si trattava di un racconto, altre di un’aforisma, una poesia un pensiero. Dopo aver ascoltato la storia il cuore dettava la mano scriveva e poi ricamava, era sempre stato così per Esmeralda, da quando lei aveva memoria di se stessa scriveva per gli altri.

Doveva anche però scrivere per se stessa e di sé della sua interiorità, era il solo modo a sua disposizione per farsi conoscere, la sua gola purtroppo era bloccata quando era piccola aveva ingioiato un enorme anello a forma di cuore, se ne stava fermo lì non andava né giù né su e non permetteva alla voce di uscire di fare compiere quella meravigliosa magia di trasformare un pensiero del cuore in parole che poi potessero uscire dalla sua bocca e andare a nutrire l’animo di qualcuno o alleggerire qualche peso sul suo cuore o dare un po’ di sollievo a un piccolo moto di rabbia che talvolta fa capolino anche nell’anima di una principessa.

Scrivere non sempre la aiutava avrebbe voluto anche poter parlare, raccontare qualcosa di sé agli altri.

In tanti avevano visitato la principessa, venuti da ogni angolo del regno e le avevano promesso una guarigione, c’era stato chi le aveva fatto bere olio di merluzzo, chi l’aveva appesa a testa in giù per una notte con una fune che le legava i piedi alla luna, chi le aveva messo la testa in un secchio d’acqua dove nuotava una medusa e chi ancora l’aveva fatta correre per 7 kilometri nel bosco facendo un salto ogni 15 passi, non c’era stato nulla da fare.

Sino a che un bel giorno non si era presentato al Castello un curioso personaggio, Aziz, c’è chi diceva avesse il dono di leggere nel pensiero, avvicinandosi ad Esmeralda le sussurrò “Ah pensavo fossi un po’ più bella somigli molto a una scimmia”.

Queste parole produssero in Esmeralda dapprima un po’ di sconcerto e poi una risata così fragorosa forte e liberatoria che l’anello intrappolato nella gola riuscì ad uscire andando a colpire in un occhio una delle persone presenti nella stanza.

Le parole presero allora a fluire ed uscire inaspettate una dopo l’altra, tutto ciò che non era riuscita a dire in tanti anni, tutto quel mondo che aveva dentro e aveva delegato sempre alle parole scritte uscì di colpo, liberandola e facendola sentire leggera e morbida come una nuvola.

Chiara Macina

 

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