Io ti faccio una domanda tu mi aiuti a crescere

Quando ero piccola, a volte anche ora, facevo lunghissime liste, i miei colori preferite, le mie amiche del cuore, i miei sogni, i bambini più belli della classe, i nomi dei miei familiari, dei miei gatti, una sorta di identikit del cuore corredato dal segno zodiacale, il giorno di nascita, quei dati identificativi che consideravo essenziali e che chiedevo subito per prima cosa a chi mi capitava di conoscere.

Che giorno sei nato? Qual è il tuo colore preferito? Cosa sogni?

Una sorta di pre-test iniziale per capire se c’era la premessa per costruire una solida amicizia, un rapporto nutriente, tutte cose che ora mi fanno sorridere se ci penso, eppure due cose non mi sono mai venute meno e continuo ancora a fare anche ora, anche se sono diventata grande, grandissima quasi matura: il mio amore per le liste, la mia smodata passione per le domande, scelgo con grande cura quelle da fare, di rado con altrettanta dovizia quelle da non fare.

Faccio liste su qualsiasi cosa e subito le dimentico.

Faccio mille domande, anche quelle che sarebbe opportuno forse non fare, sempre con purezza, mai per mettere a disagio il mio interlocutore, io cerco sempre la sua luce.

Ogni domanda, soprattutto quella posta con finalità esplorativa, è una specie di tappeto magico che può regalare un accesso privilegiato nell’intimità di una persona, io sono alla ricerca di quella porta d’accesso, a volte preparo proprio liste delle domande, tra la mia carrellata attuale preferita questa:

-Come dai colore al tempo e perché ti piace farlo?

-Quale tuo cambiamento fisico legato al tempo che passa ti fa sorridere?

-Cosa non ti piace dei contrasti?

-Cosa ti dà più fastidio di uno sconosciuto?

-Qual è la cosa che ti può rovinare la giornata?

-Qual è il tuo talento più strano

-La tua via di Damasco qual è stata?

Se una volta, da bambina, capivo dal colore preferito chi poteva risuonare con me e chi meno, oggi mi affido a domande un po’ più dirette e filosofiche, la cosa che amo conoscere degli altri è la storia personale e ancora più il modo di raccontarla, la generosità nel farlo, cosa, quali eventi, giornate e momenti li hanno condotti a essere le persone che sono, mi piace il racconto di tic e piccole nevrosi, l’ironia usata nell’alleggerire ciò che è alleggeribile.

Penelope di giorno ordiva la tela e di notte la disfaceva.

E’ così anche per me, quando mi sento di vivere un rapporto vero, gratificante, esaltante faccio lo stesso con le domande, ogni giorno ho la sensazione di dipingere da capo una tela preziosa o di intessere e annodare un arazzo, un tappeto, qualcosa di pregio e valore ma mai uguale a se stesso e alla configurazione che aveva il giorno prima.

Cento domande faccio un giorno, 101 ne propongo quello dopo, senza mai sottrarmi a quelle che sono rivolte a me.

A volte una persona speciale è quella che dona risposte a domande non poste, dubbi, paure, perché le persone importanti per noi, questo fanno, sentono piccole e grandi fragilità non verbalizzate, se ne prendono cura, regalano una soluzione che ci rende più sicuri, quasi rinfrancati.

Le persone speciali rispondono a domande che non abbiamo mai posto con le risposte di cui abbiamo bisogno.

Ci sono domande che riescono a costruire legami indissolubili, ponti solidissimi, vere rampe di lancio.

Magari la risposta era già dentro di noi, ma una persona speciale ce la restituisce con maggiore grazia di quella che noi avremmo per noi stessi, e quindi più morbida.

Io le chiamo persone fiocco di neve.

Una persona fiocco di neve è una persona delicata e dolce, di una dolcezza infinita ma mai edulcorata, vera e autentica, con la giusta energia, luce ed equilibrio, con risposte lente e misurate, con un tocco poetico.
Preferisce metafore naturali per spiegare concetti.
Calda e rassicurante: sa come trasformare una giornata fredda in un momento speciale.
Campione olimpionico nel raddrizzare giornate storte.

Anna Chiara Macina