martedì , Dicembre 10 2024

“Filarino” di Valentina Mandrelli

FILARINO

 

di Valentina Mandrelli

Ho sempre amato la posta del cuore.
                                                Tra le righe, parola dopo parola ci si può perdere… Ma in fondo ci si ritrova!

Cara nonna,

non è la prima volta che ti scrivo da quando non ci sei più (l’assenza è solo terrena) e non trattengo la lacrima calda che scende sul viso. Eccola, come una chiave apre una porta, la lacrima mi porta da te e non posso che sorridere ricordando i nostri momenti!
Il primo che mi salta alla mente è la festa dei miei 18 anni (nonna, anche Lorenzo li ha compiuti pochi giorni fa, sai?!) Con tutti i preparativi che si sono susseguiti per dieci giorni.
Ricordo gli sguardi fra te e la mamma quando ogni pomeriggio che rientravo da scuola aggiungevo invitati alla mia festa! Con allegria e capacità di vere ‘zdore’ avete cucinato per tutti preparando chili e chili di cibo buonissimo e sgomberato dai mobili tutta la casa per poter apparecchiare :c’erano quasi 50 invitati!
Poco importa se tutto era a soqquadro! Per l’evento dedicato a me la casa è stata trasformata come facevi da giovane  :  a casa tua  ogni serata tra amici diventava una festa e mi raccontavi che si giocava, che si ballava,  che si rievocavano storie di tempi passati e che si condividevano sapienti abilità manuali. I ricordi sono fissati nella memoria e potrei soffermarmi a parlare dei lavori di campagna, degli animali da cortile, dei giorni di assedio tedesco durante la seconda Guerra mondiale, dei parenti vicini e lontani che hai sempre accolto, delle ricette della tradizione. Sono cresciuta con te e abbiamo condiviso i giorni delle vacanze al mare , quelli delle estenuanti lotte pomeridiane  per il telecomando dell’unica TV di casa, i pomeriggi in visita alle tue comari ( di cui mi riservo di scrivere ancora) e soprattutto mi hai insegnato a creare con il filo.
L’amore che provo per te ci lega con quel filo indissolubile tanto che quando tengo il filo in mano si dipana la matassa del tempo indimenticabile. Serviva più di un’ora per srotolare quel groviglio e farne dei gomitoli. Una di fronte all’altra. Io con le braccia a mo’ di FILARINO, ondeggiandole,  per facilitare il dipanarsi della matassa e tu con l’immancabile pallottola di carta di giornale a creare palle di filato. Quando eri bambina, mi raccontavi nel frattempo, usavi L’arcolaio o il filarino o il fuso per preparare il filato da lavorare ai ferri o all’uncinetto o al telaio.
Il tempo dedicato a tessere o cucire o ricamare era importante tanto quanto lavorare perché ogni donna doveva preparare il proprio corredo per la vita nel nuovo nucleo familiare come sposa. Tu amavi tantissimo il nonno Aurelio. I tuoi occhi brillavano quando parlavi di lui e si riempivano di nostalgica commozione. Io ero piccina quando ci ha lasciati, ma ora capisco che tu, poi, tutto quell amore hai pensato di dedicarlo a me che ero la più piccola  di casa. Ti sono grata, infinitamente grata, per avermi amata così tanto. Prendo il filo e ti penso.
Ogni piccola creazione ti celebra nel mio cuore. Il filo della mia vita è, e sarà sempre, legato a te cara nonna Fermina!                               Valentina.
P.S.: FILARINO:                                      -legame sentimentale                            – strumento per avvolgere filati

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