domenica , Ottobre 13 2024

In ogni donna c’è una bruttina stagionata da liberare

La bruttina stagionata” è il titolo di un romanzo di qualche anno fa, dal quale è stato tratto anche un film. E’ l’autrice stessa Carmen Covito, a chiarire nella prefazione il messaggio del libro “Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione…”. Al centro della storia Marilina, quarantenne nè brutta nè bella, bruttina, nè grassa nè magra, zitella e non single, anonima, così come lo è la professione che le dà da vivere, scrive tesi su commissione per studenti sfaccendati che non hanno tempo e forse capacità sufficienti per farlo da soli.

La bruttina stagionata

Marilina vive ingabbiata dalle sue insicurezze, non si rapporta con l’altro sesso per non incorrere in fallimenti che dà per scontati, non ha grandi amiche, teme il confronto anche con il proprio sesso, non si sente mai all’altezza della situazione. Le sue giornate trascorrono scialbamente sino a che non decide di mettersi in gioco e scopre che anche “una bruttina stagionata” ha le sue carte da giocare.

La stagione più bella nella vita di ogni donna comincia intorno ai quarant’anni, in molte sostengono “tornerei ai miei 20 anni solo a patto di poterci tornare con la testa di ora”. Gli anni per le donne non sono una zavorra ma una splendida possibilità da sfruttare, maturando acquistano consapevolezza e fanno pace con se stesse, archiviati i complessi giovanili, le lotte con specchio, bilancia e vestiti, si apre una nuova fase tutta da gustare. Le quarantenni, anno più anno meno, sanno cosa vogliono e lo chiedono in maniera diretta, non se ne stanno più ad attendere telefonate o risposte, o a sviscerare tutte le possibili varianti di una storia d’amore ancora prima che cominci il rapporto. Le donne “grandi”hanno voglia di giocare, di osare, rischiare e reinventarsi, in ogni ambito della loro esistenza.

Non hanno più paura di chiedere. Spesso in età giovanile ci si culla nelle illusioni, aspettative, si delega ad un ipotetico “lui”la realizzazione del sogno e fintanto che l’altro non c’è e si è single, oppure fintanto che l’altro non ci soddisfa, non rimane nulla da fare se non sognare. Il sogno non riempie lo stomaco donne… Se continuiamo a sognare cibo e non mangiamo, prima o poi moriamo di fame. Le donne maturando si liberano del giudizio degli altri e delle conseguenze del proprio comportamento e diventano più aperte alla sperimentazione, in tutti i campi della loro esistenza. E allora…ben vengano rughette intorno agli occhi e qualche capello bianco, in cambio di questa ritrovata consapevolezza di sé.

Chiara Macina

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