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Devis Boschiero

“Per diventare campione devi credere in te stesso quando nessuno lo fa.” (Sugar Ray Robinson)

In questa frase del più grande pugile di tutti i tempi, scomparso nel lontano 1989, c’è molto dell’essenza del pugilato, disciplina fatta di sacrificio, voglia di riscatto, sofferenza, sangue e sudore.

Il pugile italiano che seguo più degli altri è Devis Boschiero; sono nato a Piove di Sacco, dove Devis si è formato come pugile, quindi non potrebbe essere altrimenti. Inoltre, siamo amici.

Questa è la sua storia.

Devis Boschiero nasce nel luglio del 1981, a Chioggia, e cresce lungo la riva sinistra del Brenta, prima che questo sfoci in Laguna, nei territori conosciuti come Valli.

Il clima, quassù, è umido e l’acqua è l’elemento principale, quello che dona vita e lavoro: sfrecciano i motoscafi dei caparossolari, a riva i pescatori in barena passano il rastrello per scovare moéche e gettano la negorsa per i passarini da far in saor; la gente vive e lotta per mangiare, per far studiare i figli e per portare alto, come una sorta d’identità, il proprio orgoglio.

Se ci sono due cose che a Ciosa non è difficile trovare sono i problemi e le risse.

Un giovane veneto ha da subito il dovere di dimostrare qualcosa, di rispondere per se stesso e, in più, porta sulle spalle il fardello del proprio orgoglio.

Ed è a causa dell’orgoglio che il ragazzo veneto non china la testa, non accetta di essere umiliato e finisce muso a muso anche quando non converrebbe farlo; proprio per questo orgoglio Devis Boschiero è costretto a misurarsi coi pugni, con gente alta, grossa e prepotente che, invariabilmente, finisce per le terre.

Nel 1994 Devis comincia a praticare il pugilato; il grande talento e la voglia di emergere si fondono con la grande tradizione pugilistica piovese. Arrivano i titoli italiani, la nazionale ed il coraggioso salto tra i professionisti: via il caschetto e la canottiera, le riprese diventano sei, otto o anche dodici, gli avversari sono forti e pronti a tutto.

Uno per uno Devis li batte tutti, alcuni ai punti, molti per atterramento; arrivano i titoli minori, il Giovanile IBF, un Intercontinentale, il Titolo dell’Unione Europea.

Nel momento in cui i frutti di tanto lavoro dovrebbero essere raccolti, Devis finisce al tappeto. Non sul ring, ma nella vita.

Alcune cattive frequentazioni, la perdita del lavoro ed il conseguente bisogno di denaro finiscono per metterlo nei guai: Devis viene arrestato e finisce per un breve periodo in carcere. La Federazione lo squalifica temporaneamente e l’EBU gli toglie il diritto a combattere per il Titolo Europeo.

devis boschieroLa vita gli assesta il colpo più duro: viene a mancare la giovanissima mamma Cherubina.

“Così è la vita: cadere sette volte e rialzarsi otto.” (Proverbio giapponese)

Devis conosce una sola maniera per reagire al dolore: corsa, sacco, corda, vuoti, guanti e sudore.

Devis è un superpiuma, una categoria di peso che, chiedendo all’atleta di non superare le 130 libbre (59 kg) necessita di disciplina ferrea e di spirito d’acciaio.

I sacrifici sono costanti, le concessioni a tavola praticamente nulle. Gli allenamenti spossanti e senza soluzione di continuità.

Batte nuovamente chiunque incroci con lui i guanti, si impone come il miglior pugile in ascesa ed arriva per lui la chance mondiale: in Giappone vince, ma due giudici s’inventano il verdetto. Lo sportivo pubblico nipponico fischia e Takahiro Aoh se ne va con la testa bassa.

Purtroppo non rimarrà l’unico furto subito dal nostro pugile in carriera.

A Piove di Sacco, a casa, arriva il titolo EBU, l’ufficiale titolo europeo, contro un campione come Fegatilli sconfitto per la seconda volta in carriera.

La cintura si attacca alla pelle di Devis che la difende contro un grande Antonio De Vitis, contro Kasmi ed in un duro incontro con Frenois.

Poi, in una fredda e piovosa notte nel nord della Francia, in un palazzetto stracolmo di gallici urlanti, Devis sale i tre scalini solo contro tutti. Purtroppo anche contro i giudici. La vittoria di Devis è netta, il verdetto è inaccettabile! Ma va accettato.

L’EBU si rende conto immediatamente che il miglior superpiuma d’Europa non ha più il titolo ed organizza una rapida rivincita. Sempre a Calais.

Io sono a bordo ring nella Salle Calypso riempita da cinquemila francesi; la bolgia mette in confusione l’arbitro e l’angolo del francese ne approfitta per staccare un pezzo di scotch dal guantone, per due volte nello stesso round; interruzioni infinite senza le quali Devis avrebbe senz’altro messo al tappeto l’avversario.

Si ricomincia. Altri incontri interlocutori, tutti vinti per ko, poi la semifinale mondiale IBF, ovviamente fuori casa, a Liverpool: i pugili italiani, privi di un movimento che garantisca sponsor ed organizzazioni, partono sempre svantaggiati.

L’incontro, contro un rampollo della stirpe pugilistica degli Smith, parte male: Devis soffre un colpo a freddo e, per la prima volta in quindici anni, finisce al tappeto. Si rialza, comincia ad accorciare la distanza, ma alla sesta ripresa l’inglese chiude il conto.

Si torna a casa, per fare quello che Devis conosce: rialzarsi e ricominciare.

Aver vinto i match di questi mesi per atterramento è solo la prima tappa, perché l’Europa lo attende con il braccio alzato per il titolo a cui lui più di tutti ha conferito prestigio.

Se lo aspettano il movimento pugilistico italiano e quello veneto.

Se lo aspettano i suoi tifosi, la fidanzata Linda, il suo maestro Leo Bizzo e tutta la società New Boxe 2000.

Soprattutto se lo aspetta la mamma Cherubina, che da qualche parte guarda con l’orgoglio delle Valli il suo ragazzo, sapendo che tornerà a lottare e vincere tra le corde.

Marco Nicolini

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