giovedì , Marzo 28 2024

Datemi un cellulare e dominerò il mondo

In questi giorni ho la fortuna di essere ospite da carissimi amici del Cadore. Per chi non lo sapesse, il Cadore è un territorio storico italiano, situato nell’alta provincia di Belluno, in Veneto.

Santo Stefano di Cadore (la meta del mio viaggio) è un caratteristico paesino montano, incastonato tra le Dolomiti, le montagne più belle d’Europa (e, per me che sono di parte, del mondo!). Già all’uscita dell’autostrada di Belluno Nord, il fiato si blocca di fronte a tanta bellezza e il cuore sussulta, prima di lasciare spazio a un’estasi prodotta da una vista così maestosa: un cornice perfetta di pietra bianca baciata dalla luce solare. La natura raramente può essere superata in perfezione ed avvenenza, e l’uomo moderno, sempre più tecnologico, se ne sta rendendo conto…lentamente ma inesorabilmente.

La sorpresa è stata però quando, arrivata nella loro dimora ai confini con il bosco, mi sono resa conto di essere immersa in uno stile di vita davvero diverso da quello che noi comuni cittadini mortali siamo soliti avere. Il tempo, regolato dai ritmi solari, si sospende e si dilata e la quotidianità acquisisce uno spessore e una densità davvero singolari.

Nonostante ci siano tutti gli agi che un corpo umano possa e debba desiderare, alcuni dettagli riportano a un ormai lontano passato, quando l’uomo era ancora avvezzo a “guadagnarsi” con sforzo (anche se piccolo) i suoi comfort e le sue gioie domestiche. Aprire un rubinetto per utilizzare l’acqua calda è una cosa scontata e banale nella vita di tutti noi; ma alzarsi alla mattina, prendere la legna, accendere la stufa e aspettare che dalla doccia esca il tepore sotto forma liquida è tutt’altra cosa. Lo stesso dicasi per il riscaldamento degli ambienti o per la cottura delle vivande. Scomodo e laborioso direte voi; sano e poetico dico io.

Cellulare: chi siamo senza?

In questi frangenti, un’esistenza schiavizzata dai telefonini e dall’assuefazione ai social appare una gabbia camuffata da onnipotenza: quello che in effetti è. Ci stiamo talmente rincoglionendo nell’illusione di vivere una vita ricca e avventurosa in contatto con tutti e con tutto, quando in realtà stiamo diventando personaggi di innumerevoli artificiosi videogames in una triste e squallida realtà virtuale. Guardatevi intorno in strada o al ristorante: quanti stanno vivendo scorci di vita reale e quanti sono intenti a vivere “dentro” il telefonino? Potrà sembrare una riflessione banale e scontata; ma provate a viverla nella carne questa riflessione, provate a restare senza telefono e senza internet un giorno intero e capirete cosa intendo.

Chi mi conosce personalmente, sa benissimo che non sono certo una “figlia dei fiori” che inneggia al ritorno ad un nostalgico passato. Voler tornare indietro o voler negare il progresso è tanto stupido quanto innaturale. L’evoluzione contempla solo il fatto di avanzare, di innovare e di scoprire nuovi modi di essere e di vivere. Tantomeno sono un’integralista sadica che denigra i piaceri, i comfort e gli innumerevoli vantaggi che l’era moderna regala.

Tuttavia, amo il buon senso, l’eleganza dell’intelligenza e, soprattutto, la capacità che pochi hanno (ahimè) di non venir assorbiti e dominati da un sistema che che ci vuole schiavi, non certo dominatori.

Ritengo che la tecnologia sia incredibilmente utile e funzionale; essa permette all’uomo di ampliare e concretizzare il suo innato potere creatore….praticamente è una figata pazzesca. Ma, lasciatemelo dire, preferisco usarla che esserne usata!

Ora esco perché il sole sta tramontando, lo scenario è davvero mozzafiato e devo fare una foto da postare su Facebook.

Buona vita reale a tutti!

Chiara Pierobon

 

 

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