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“Abracadabra” un racconto di Giovanni Renella

Abracadabra

Un racconto di Giovanni Renella

Da quando era scomparsa non riusciva più a darsi pace.

Aveva perso interesse per tutto e nulla riusciva a scuoterlo dallo stato catatonico in cui era precipitato.

All’improvviso lei era svanita nel nulla e lui si sentiva responsabile dell’accaduto.

Dopo tanti anni trascorsi insieme ora era rimasto solo, con un’esistenza ormai scompaginata dalla sparizione improvvisa della partner che lo stava conducendo sull’orlo della pazzia.

Compagni nella vita e soci nel lavoro, avevano avviato insieme la loro attività.

Per quanto fosse lui il leader indiscusso e riconosciuto della coppia, il loro successo non poteva prescindere dalla bravura dell’altra.

Oltretutto, e fatto non da poco per il loro lavoro, la donna era di una bellezza prorompente, tale da catalizzare l’attenzione generale e facilitare il buon esito della performance.

Erano veri e propri artisti della messa in scena e chi aveva l’occasione di vederli all’opera restava sbalordito dalla loro abilità.

Proponevano illusioni, confondendo la percezione della realtà di chi guardava.

Un’attività che li aveva resi ricchi e famosi, dopo un avvio prodigo di stenti e avaro di soddisfazioni.

Ma la rincorsa del successo, che avrebbe dovuto appagare entrambi, aveva messo a dura prova il loro rapporto affettivo e chi ne aveva risentito di più era la donna, che era stata assalita da una strana inquietudine: quel turbamento legato a un’insoddisfazione della vita di coppia che percepiscono tutti, tranne il partner.

Così lui era andato avanti conducendo la vita di sempre, ignaro di ciò che stava per accadere e che alla fine accadde.

Per mesi avevano provato e riprovato e finalmente ora erano pronti, lì sul palco, di fronte a una platea di spettatori accorsi a vedere l’ultimo strabiliante numero del prestigiatore che fa sparire la partner.

Abracadabra fu l’ultima parola che il famoso mago pronunciò prima di veder svanire per sempre la sua donna, che lasciò il teatro dalla botola sul palcoscenico in cui si era calata per non fare più ritorno.

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