venerdì , Aprile 19 2024

Titanchomo: l’impresa dei fratelli Pazzaglia- ultima parte

Si narra della nascita del monte Titano che tutto avvenne quando ancora gli uomini non esistevano e Urano, il Cielo, per paura di essere spodestato dal suo alto trono scacciò i Titani, figli giganteschi avuti da Gea, la terra.

Il suolo terrestre, nonostante le ferite che gli produssero cadendo, li accolse nel suo seno e li trasformò in massi enormi e monumentali a vedersi, come quello che oggi è popolato dai Sammarinesi (e si chiama ancora Titano), quello su cui gli uomini hanno costruito la Rocca di San Leo (un tempo imprendibile), le guglie di Pennabilli, antico borgo feudale, quelle che affiorano, ricoperte di ciottoli marini, sul territorio di Pietrarubbia, i grandi massi del Simone e del Simoncello tutti stretti intorno alla montagna incantata di Carpegna, e altri nelle regioni vicine, come la Pietra di Bismantova. Di questi solo il Monte Titano in cima alla Repubblica mantiene questo nome a ricordo della sua nascita. Esiste anche una versione che avrebbe un fondo di verità e che si basa sul ritrovamento, in cima alla montagna, della tomba di un soldato dotato di una statura talmente fuori dalla norma da farlo considerare un gigante, ovvero un titano, da cui il monte avrebbe preso il nome.

A Roberto lassù in cima vennero in mente le parole di Edmund Hillary: 

1953 La cima è raggiunta alle 11.30 del 29 maggio dal neozelandese Sir Edmund Hillary e dallo Sherpa Tenzing Norgay dal Nepal scalando il colle sud. Era la prima volta!!!

“…poi Tenzing mi gettò le braccia attorno alle spalle, e ci demmo grandi colpi sulla schiena fino a perdere il fiato. Erano le 11.30». Parola di Edmund Hillary. «Scalammo la montagna. Raggiungemmo la vetta. Il sogno si era avverato…». Parola di Tenzing Norgay. Con i loro volti sullo sfondo e questa frase in sovraimpressione. A questa frase che Roberto aveva imparato a memoria se ne aggiungerà un’altra solo sua che lo riempiva di un orgoglio smisurato. Ma non orgoglio personale, Orgoglio per il suo Paese e per suo fratello che lo aveva tirato su da quel crepaccio, è vero non era con lui in quel momento ma gli aveva promesso che gli avrebbe reso il favore e il favore era arrivare in cima anche per lui se non ce l’avesse fatta e di completare la missione. La preoccupazione per le sorti di Antonio era diminuita dopo che aveva visto quella luce uscire dalla montagna perché sapeva che era per Antonio per aiutarlo nella discesa e poi le parole di Cesare, aveva parlato al plurale….noi e le nostre famiglie avremmo visto il mese di luglio.

 

ROBERTO

A 56 anni dalla conquista dell’Everest, ad opera di Sir Edmund  Hillary e dello sherpa Tenzing Norgay, anche due sammarinesi, i  fratelli Antonio e Roberto Pazzaglia sono riusciti nell’impresa  portando la bandiera del più piccolo Stato del mondo in cima alla  vetta più alta alle ore 12 e 50 del pomeriggio di lunedì 18 maggio 

Avevamo realizzato i nostri sogni di bambini,  forse Antonio no?  e forse Antonio ci avrebbe riprovato per una terza volta.

 

E Antonio piuttosto che fine aveva fatto? 

Nel frattempo rimasto praticamente solo, e completamente cieco non sa più che direzione prendere, dalla montagna esce fuori un fascio di luce come quello della copertina dei pink Floyd the dark side of the moon solo che questa volte esce dalla montagna e non da un prisma, quel fascio di luce colorata gli consente dopo mezz’ora di completo isolamento di andare in una direzione precisa e poi senza nemmeno accorgersi si accorge che quel fascio di luce non è altro che il suo amico alpinista spagnolo Victor che lo sta aiutando a scendere (si sente la musica tratta dal pezzo finale di The Dark Side ossia brain damage e l’ultimo pezzo Eclipse). Antonio mentre scende ripensa a quanto poco mancava alla vetta ma anche se erano solo 148 metri sapeva benissimo che completamente ciechi in una natura così ostile non si può proseguire perché fare anche solo 10 metri di dislivello voleva dire fare uno sforzo enorme a quell’altezza e sarebbe sicuramente finita in tragedia e in quale direzione poi???

Voce narrante di Antonio: Roberto nel discendere nella direzione che i “suoi amici” gli indicavano si trovò a dover fare una scelta molto rischiosa ma che gli ha sicuramente permesso di salvare la vita. Non si è fermato ai campi intermedi e ha proseguito fino al campo 1, certo al campo 3 chiamò Antonio e gli altri ma non ricevette risposta. Le parole tratte dal diario di Roberto che aveva avuto cura di compilare quasi ogni giorno credo possano spiegare meglio di qualsiasi altro racconto cosa è stato lassù. Dopo aver incontrato tutti quei personaggi, (di cui stranamente nel diario non c’è traccia ahahahahaha) alcuni storici e altri leggendari tutti lassù con lui che gli avevano dato una grossa mano Roberto ritorna alla realtà.

Direttamente dal diario di Roberto Pazzaglia:

Fortunatamente altre 3 persone sono in cima con me quindi riesco a farmi fare delle foto. Purtoppo non riesco neanche a realizzare di essere in cima al mondo, ho poco tempo e devo rientrare assolutamente, ho poco ossigeno e devo scendere il prima possibile, mi tengo il tempo per raccogliere la mia classica pietra della cima e incomincio a scendere. Sono ormai 14 ore che cammino a queste quote e me ne aspettano quasi altrettanto per scendere.

Incomincio la discesa, veramente estenuante, incontro anche uno sherpa con il suo cliente che non si muove piu’, vorrei fermarmi ma lo sherpa mi fa segno di no… speriamo bene io non posso farci niente ormai.

Verso le 20:00 sono al campo 3 (q 8300 m), ci impiego veramente tanto, anche perchè vedo solo da un occhio (l’altro mi si è congelato e vedo solo una luce diffusa). e devo continuamente cavarmi le moffole per scendere lungo le corde e fare il passaggio dei moschettoni e avendo perso i sottoguanti ci impiego sempre 2 mn per riscaldarmi le mani.

Quando arrivo al campo 3 provo a chiamare mio fratello e non sento risposte, scoprirò successivamente che in realtà era in tenda con i 2 spagnoli e Cristina e che avrebbero passato la notte li. Decido che è meglio scendere, dormire a quota 8300 mt non è salutare e in ogni caso nella tendina che avevamo mi sarei solo congelato, non avevamo ne sacco a pelo ne altro e sentivo molto freddo ai piedi.

Dal campo 3 al campo 1 ci impiego altre 3 ore e non finiscono mai, adesso è buio ed è veramente dura e ormai sono quasi 24 ore che cammino di fila.

Arrivo al campo 2 ma non intravvedo la ns tenda, forse sono sceso troppo, provo a cercare da bere, sono 10 ore che non bevo, e urlo verso le tende per chiedere da bere e fortunatamente mi danno una tazza di neve sciolta. Riprovo a chiamare mio fratello, magari è al campo 2, ma nessuna risposta allora decido di elemosinare da dormire in una tenda e fortunatamente 2 francesi ( uno di Nizza e l’altro di Chamonix) mi danno ospitalità e da bere nella loro tenda. Mi cavo gli scarponi e come temevo ho delle dita dei piedi congelate, ma non troppo. Dormo alla meno peggio, non ho il sacco a pelo e mi separa solo il telo della tenda dalla neve e ogni tanto mi devo svegliare per scaldarmi i piedi.

19/05/2009

Finalmente si svegliano e gli chiedo gentilmente di scaldarmi un po d’acqua, ho pensato che con una bottiglia di plastica quota di farmi una specie di borsa dell’acqua calda: i piedi erano sempre freddi e non riuscivo in nessun modo di scaldarli.

Alla meno peggio riesco a scaldarmi i piedi e mettendo le calze dentro il tutone riesco ad asciugarle.

Finalmente alle 9:30 riesco a vestirmi e a mettermi i ramponi, riprovo a chiamare mio fratello, magari è al campo 2, nessuna risposta e quindi decido di scendere, mi mancano ancora 1400 m di dislivello per raggiungere il campo base.

Mi attacco alle corde con il discensore ad 8 e mi lascio calare di peso (si sente per tutto il tragitto la canzone Old and Wise di Alan Parsons Project) , sono veramente stanco.

Arrivo al campo 1 verso le 12:00 e fortunatamente ti incontro Corrado, gli bevo tutta l’acqua e mi rimetto in forze.

Scendo velocemente al campo base che raggiungo poco prima delle 14:00, finalmente !!!!! Lo sherpa Mhutu mi aiuta a togliermi gli scarponi e appena vede i miei congelamenti dice di non preoccuparmi acqua calda e sale e passerà tutto, il rimedio della nonna funziona anche qua. Chiedo subito un telefono per avvisare mia moglie Federica, penserà che sono morto: infatti le notizie che circolavano in Italia non erano delle migliori, mi avevano dato per disperso sopra gli 8700 metri.

Tutto perché non ero riuscito a mettermi in comunicazione con loro, di telefoni ne avevamo uno solo e non ce l’avevo io, così in modo un po’ superficiale hanno dato questa notizia creando grande apprensione nella mia famiglia. Roberto Pazzaglia disperso sull’Everest. Poco male per me che non ero disperso ma invece malissimo per chi a casa ascoltava.

Dal diario di Antonio:

18/05/2009 

Dopo 1,5 ore ho scoperto che Viktor, il ns compagno spagnolo mi stava aiutando, mi affidavo all’ombra dei suoi scarponi e nonostante il suo aiuto sono scivolato piu’ volte, Verso le 18:00 arrivo al campo 3 ove passo la notte con Cristina, Joseph e Viktor, non potevamo scendere ancora, non vedevo niente e fortunatamente Joseph ci ha messo un collirio che ci ha permesso di vedere il giorno dopo.

19/05/2009

Ho dormito, nonostante la quota, e dopo aver scongelato un po d’acqua sono partito per scendere verso le 13:00. Intanto gli altri (2 spagnoli e Cristina) erano andati avanti, li ho raggiunti e invece di fermarmi al campo 2 come gli altri decido di scendere ulteriormente e verso le 20 arrivo esausto al campo base e qui trovo finalmente anche Roberto che mi racconta tutto e con il telefono satellitare avvertiamo che siamo insieme e che stiamo bene.

Al contrario di mio fratello Roberto, ho dei congelamenti alle dita delle mani e anche qui fortunatamente non c’è da tagliare.

Cristina, Joseph Viktor.

Le notizie che abbiamo oggi il 20/05/2009 alle 12:49 è che Cristina ha dei congelamenti alle mani, Joseph è molto stanco, Viktor sta bene. Nella notte abbiamo mandato su 2 sherpa con ossigeno, sali e desametazone per aiutarli, e speriamo oggi di rivederli al campo base.

Questa è la storia da noi vissuta, speriamo di vedere in giornata gli altri 3 compagni di avventura. Può sembrare anche patetico vivere tutto questo per una misera foto ma a ns avviso l’uomo non sarebbe quello che è se non avesse sempre tentato di superare i propri limiti e tentato di realizzare i propri sogni di bambino.

Antonio lassù ripensa anche a Claudio e al loro tentativo nel 2005, si ricorda di cosa gli aveva detto e di come avrebbe anche lui fatto statistica passiva, di quel 20% che torna a casa prima di cominciare:

Voce narrante di Antonio: Claudio il mio compagno di scalata nel tentativo del 2005 purtroppo si dovette ritirare per problemi di acclimatamento che appunto se non vengono risolti ti costringono a tornare a casa. In effetti lo vedevo negli ultimi giorni si muoveva con grande difficoltà. Ricordo bene cosa ci dicemmo il giorno che decise di ritirarsi.

CLAUDIO

Non c’è la faccio a proseguire (con la voce rotta dal pianto) questo  mal di testa fortissimo mi rallenta tantissimo. Maledizione (e batte  un pugno molto forte sulla neve) devo fare come quelli (e indicava  quelli che tristi prendevano la strada della discesa per gli stessi  suoi problemi) devo tornare indietro.  Farò statistica tra quelli che  non si sono acclimatati capisci?? 

Antonio lo lascia sfogare, sa che qualunque cosa dirà non gli sarà di conforto.

Claudio-

comunque tenterai tu per entrambi e so che tu puoi farcela.  Non solo per noi due Antonio anche per il nostro amico Piergiorgio 

Mina. 

 

Parte il ricordo legato al loro amico Piergiorgio:

Est. Giorno – Claudio e Antonio si trovano al campo base a 5300 metri d’altitudine circa. Con loro hanno portato una fotografia ed una targa con un ricordo di un loro caro amico, si chiama Piergiorgio. Piergiorgio era un socio del club alpino sezione di Rimini ed era recentemente mancato. I ragazzi volevano lasciare una traccia che lo ricordasse sull’Himalaya. All’inizio pensavano che sarebbe stato bello piazzare in cima alla vetta il ricordo ma poi al campo base trovarono una pietra molto bella che guardava proprio verso l’everest e decisero di piazzarla li e la cose bella è che nel 2009 era ancora li segno che Antonio l’aveva proprio ancorata bene alla roccia. Piergiorgio era stato per loro davvero un grande amico e compagno di tante avventure. Meritava di “riposare” in quel luogo, a volte si giunge ai confini del Paradiso anche solo perché ti ci portano gli amici e loro volevano che fossero in qualche modo insieme.

Continua il dialogo tra Antonio e Claudio dopo la decisione di lasciare la missione di Claudio

ANTONIO

Si Claudio è meglio che tu torni dai tuoi cari purtroppo sai che se il  corpo non si adatta e non si acclimata è inutile rischiare la vita. 

Anzi andresti incontro a morte certa. È mio compito impedirtelo.  Devo soprattutto salvaguardare la tua vita. Io per mio conto  proverò anche per te e mi dispiace tantissimo che te ne vai perché  questo genere di cose è sempre meglio farle almeno in due e poi se  si è amici ancora meglio.

 

 

CLAUDIO

Mi dispiace davvero tanto lasciarti solo ma almeno potrai contare

sull’aiuto dell’amico trentino Diego e questo mi fa preoccupare molto meno.

 

ANTONIO

Tranquillo per quello, è giusto che io vada avanti da solo a questo punto. Non lo avevamo preso in considerazione ma sarebbe accaduta la stessa cosa se fossi stato io a stare male no?

 

CLAUDIO

Certo! Sai che per queste cose è come un terno al lotto.

Se il corpo non risponde c’è poco da fare.

Poteva capitare a chiunque.

 

Voce narrante di Antonio: Sembrava procedere tutto bene, e anche se rimasto solo, l’entusiasmo per giungere alla fine certo non mi mancava.

Tra il 27 e 28 maggio 2005 riesco a fare 800 metri di dislivello. A questa quota è stato Uno dei momenti più faticosi della mia vita

Sopra l’arrivo al Campo 3, sotto sempre il C3 e sullo sfondo la “fascia gialla”

Oggi sarà la giornata più dura, dal Campo 2 al Campo 3 sono circa 800mt di dislivello da percorrere quasi tutti su misto, roccia e neve con i ramponi ai piedi.

La partenza è alle 9,30, sistemiamo gia le bombole dell’ossigeno nello zaino con la relativa maschera e le cose necessarie per il campo tre.

Dopo poche decine di metri si inizia a salire su roccia, i primi passi servono per prendere confidenza coi ramponi sul duro e poi si cerca di prendere un ritmo il più costante possibile per non far strappare il fisico e non cuocere le gambe che serviranno anche il giorno dopo per tentare la vetta.

Solitamente da 7500 fino a circa i 7900 metri le varie spedizioni installano il campo due e chi ne fa 4 installa il terzo, qui si trovano depositi di ossigeno e una fila infinita di tende molte delle quali distrutte dai forti venti, alcune sono addirittura bloccate da delle reti.

Proseguo oltre i 7900 metri e qui per fortuna iniziano alcuni tratti di neve che facilitano il cammino. Continuo a salire usando un pò di ossigeno, sistemo la manetta dell’erogatore “sull’uno” per non consumarne troppo come mi ha consigliato il mio Sherpa; a questa quota il passo rallenta comunque, la maschera mi da anche fastidio e ogni tanto la tolgo perché mi sento soffocare.

Vedo finalmente in vicinanza la famosa fascia gialla, la fascia della morte, dove è situato il Campo 3.

Nell’avvicinarmi a fatica verso il Campo 3 riesco a procedere da 10 a 15 passi massimo con un recupero di circa 1 minuto alla volta.

E’ strano come anche facendo una fatica tale, la mia mente mi dice di andare avanti, non mi passa per la mente il minimo pensiero di tirarmi indietro, anzi ho sempre davanti a me la vetta e ogni tanto la guardo pensando di poterla calpestare.

Vedo oramai Tashi, lo sherpa che ci accompagna che è già arrivato alla nostra tenda. Ne vedo attorno a lui tante altre distrutte dal vento che a queste quote può soffiare oltre 150 km orari, e pensare che dentro una di quelle tende c’è una persona morta solo qualche giorno fa.

Qualche foto e poi mi infilo in tenda insieme a Tashi.

Iniziamo a sciogliere della neve per preparare delle bevande calde e proviamo a mangiare qualcosa di solido visto che durante la giornata non abbiamo mangiato quasi niente, ma stranamente dopo poco, probabilmente per la quota, si ha la sensazione di vomito e bisogna solamente cercare di bere più integratori possibili.

A quelle quote se non mangi e bevi poi è finita e il brutto è che lo stimolo della fame scompare e ti devi proprio obbligare a mangiare e cercare di bere in particolare the caldo che è la bevanda migliore quassù.

Approfitto per contattare con il satellitare mia moglie per rassicurarla che va tutto bene, poi chiamo Gianfilippo e San Marino RTV per accordarci per un’intervista verso le 7,30 locali, e fin qui tutto bene.

Nel frattempo non utilizzo l’ossigeno e all’ora concordata telefono: non mi è mai successo di non riuscire a coordinare il pensiero con le parole, provavo a parlare e non ci riuscivo, a quel punto ho riaperto la bombola dell’ossigeno.

Proviamo a dormire qualche ora con l’obbiettivo di svegliarsi verso le undici di notte per partire poi per la vetta.

Verso l’ora concordata sentiamo un forte tuono con un lampo che ci illumina tutta la tenda, un temporale… e inizia a tirare forte il vento e la neve inizia a scendere.

L’ultima cosa che mi sarei aspettato a 8300 metri è proprio un temporale, sono abituato in estate in riviera a Rimini al possibile temporale che si forma a bassa quota per il troppo carico di umidità per le giornate troppo calde, non in quota a meno 25 gradi sottozero….

Decidiamo di aspettare ancora un’ora e a mezzanotte il cielo non si placa continua a tuonare e fare lampi….

All’una sembra che la situazione sia un po’ migliorata e usciamo….

Proviamo a salire ma la neve e il vento non ci fanno tenere gli occhi aperti, proviamo a insistere per qualche momento ma poi desistiamo, la situazione è veramente brutta, il mio sherpa si consulta anche con un suo collega in una tenda e loro non hanno neanche preso in considerazione l’idea di salire, si decide di rientrare e a malincuore rinunciare (si sente la bellissima melodia di The Lonely Sheperd di Gheorghe Zamfir).

Torniamo a dormire, io appoggio solo la maschera d’ossigeno sulla faccia senza fissarla e durante la notte mi sveglio con un forte freddo ai ditoni dei piedi, provo a muoverli per far riprendere la circolazione ma non ho benefici e sono costretto a togliere gli scarponi e massaggiare direttamente il piede.

Continuo il massaggio e dopo 15 minuti recupero il piede sinistro continuo e a fatica dopo 30 minuti inizia a riprendersi anche il destro, la carenza di ossigeno e il forte freddo portano ad avere facilmente congelamenti.

Finalmente l’alba, il giorno è abbastanza buono ma è oramai tardi per salire in vetta e siamo costretti verso le 6 a scendere.

Qualche foto con i marchi degli sponsor, con forte rischio congelamento per le mani e poi giù senza sosta fino al campo base avanzato.

Non pensate che scendere sia facile a queste quote, si dà tanto per salire e si tiene l’indispensabile per scendere.

Nel scendere ne approfitto per guardare con malinconia la punta dell’Everest (parte un pezzo di colonna sonora dal titolo Melancoly theme dal tema di Goldrake seguito dal tema della morte di Lady Oscar e di Andrè dall’omonimo favoloso anime giapponese, qualcuno di noi ha saputo qualcosa in più sulla rivoluzione francese grazie a questo omaggio bellissimo dei giapponesi. https://www.youtube.com/watch?v=PanoxyAs8H4&feature=share), era così vicina e la cosa mi fa arrabbiare ma cerco di convincermi che non ci posso fare niente se nel 2005 il tempo non è stato clemente con gli alpinisti non dando finestre di bel tempo sicure e durature, ho spostato anche il volo aereo di qualche giorno per prendere la data quasi certa del 28. niente da fare.

E’ meglio scendere e non pensarci più se sarà possibile.

Nello scendere verso il campo 1 incontro tanta gente che sale, molti appartengono a una spedizione commerciale e fanno uso già di ossigeno a queste quote, mi rigiro verso la cima e come si vuole dimostrare il jet stream, il forte vento che tira sull’Himalaya e lo fa “fumare” come un vulcano ha ripreso con la sua intensità, conferma che se fossi salito avrei ulteriormente rischiato: magra consolazione!

Al Campo 1 tolgo il tutone in piumino perché inizia a essere troppo caldo e continuo a scendere giù per il Colle Nord e finalmente verso le 14,30 arrivo davanti alla tenda del gruppo delle guide Valdostane dove mi faccio offrire un goccio di vino.

Mi chiedono fin dove sono arrivato e confermano anche loro di aver sentito il temporale che li ha lasciati meravigliati perché in altre spedizioni non gli è mai successo di vedere un fenomeno simile in questa stagione.

Un saluto e finalmente sfinito vado verso il mio campo, dal cuoco subito mi faccio preparare un bel piatto di pasta e una frittata ho veramente tanta fame….

Telefona ancora a Gianfilippo in Italia.

Dopo aver sottolineato che la cara vecchia SFIGA ha colpito ancora, mi ha fatto un veloce resoconto. Con mio grande stupore scopro che mi sta parlando dall’Advanced Base Camp, ma il tono e il fluire delle sue parole avrebbero dovuto farmelo capire…. ieri al telefono mi aveva impressionato quando a fatica riusciva a coniugare tre frasi.

Quest’anno sull’Everest pochi sono riusciti a salire. Il versante Sud è restato inviolato, da nord una decina di persone è arrivata in vetta, ma qualcuno ha pagato questa conquista con la vita.

La montagna più alta del mondo ogni tanto detta queste regole, è giusto, ci stà! Bisogna prenderne atto, per noi è stato importante ricevere la telefonata di Antonio stamattina.

Lunedì 30 gli yak accompagneranno la discesa degli alpinisti e delle attrezzature verso il Campo Base Cinese e poi verso la civiltà, ci vorrà una settimana prima dell’arrivo del nostro amico a San Marino.

 

Riprende il diario di entrambi i fratelli Pazzaglia del 2009.

Per fortuna anche Viktor e Cristina Piolini sono scesi dal C2 e rientrati al campo base avanzato.  Viktor sta bene mentre Cristina ha ancora seri problemi di congelamento alle mani e agli occhi, fortunatamente un medico colombiano si sta prendendo cura di lei.

Purtroppo non è ancora rientrato lo spagnolo Joseph Puiante (spero di scrivere bene questi nomi) e il timore è che sia “andato via di testa” a causa dell’ipossia (la mancanza di ossigeno). Le ultime notizie arrivate al Campo Base Avanzato erano che uno sherpa salito a supporto lo aveva legato e lo stava letteralmente tirando giù verso l’ABC. Speriamo bene

 

MERCOLEDÌ 20 MAGGIO 2009

20 Maggio 2009. Anche Josef rientra all’ABC: Sta meglio. Venerdì prossimo la discesa al Campo Base Cinese

Nuovo aggiornamento dal Campo Base.

Fortunatamente anche lo spagnolo Josef Puiante è riuscito a scendere dal C2 “trainato” dallo sherpa che era salito in aiuto. Le sue condizioni avevano preoccupato non poco, ma sono sensibilmente migliorate col calo di quota. Quindi ora sono rientrati tutti… un bel sollievo!

Domani prepareranno i bagagli e venerdì partiranno per il campo base cinese: “Mi tocca prendere la patente per lo Yak!”. Sono le parole di Roberto che mi ha detto di avere ricevuto dal medico il divieto di camminare, per favorire il recupero delle dita del piede, così scenderà dall’ABC a cavallo di uno Yak, direi che se lo merita!

La discese con gli yak ci era stata consigliata dal medico colombiano che ci aveva assistito tutti dopo i vari problemi alla vista e ai congelamenti di piedi e mani. Il medico ci aveva caldamente sconsigliato di camminare e così abbiamo pure dovuto prendere la “patente” per guidare gli Yak. A dir la verità questi Yak erano tutt’altro che tranquilli e ogni tanto partivano ad una velocità che in balle spaziali viene definita smodata solo che noi non avevamo il famoso casco nero a disposizione come Rick Moranis – Lord Casco e soprattutto nelle curve si rischiava di finire a terra con facilità. Per fortuna anche se in un paio di occasioni abbiamo fatto una piega che nemmeno Valentino Rossi in moto siamo riusciti a giungere al traguardo. Sul mio Yak addirittura c’era il simbolo della bmw attaccato al muso dell’animale. Eppure come già detto lo Yak è un animale formidabile perché a parte non capire bene i comandi che gli davamo è veramente un animale esemplare che si fa i cazzi suoi. Vedeva un ostacolo e lo yak si metteva in coda o semplicemente lo aggirava senza tanti problemi. Questo accorgimento supplementare del medico ci ha consentito di preservare i nostri piedi e così successivamente una volta giunti a San marino ed esserci fatti tre settimane di camera iperbarica per scongiurare eventuali trombi Roberto si è fatto dare una bella limata alle falangi finali di tre dita ed io a tre di quelle della mano sinistra. Questo è il prezzo che si paga per compiere queste imprese ma eravamo consapevoli e abbiamo corso il rischio. Quel sogno andava realizzato e ne io ne mio fratello siamo tipi da lasciare le cose a metà come già dissi nel 2005. Certo il medico colombiano ci aveva rassicurato sul fatto che non c’era da tagliare ma sapevamo che in congelamenti erano seri e quindi abbiamo sperato almeno che la parte da tagliare non fosse troppa. Le ultime falangi della mano sinistra di medio anulare e mignolo mi facevano sempre più male e stavano diventando sempre più nere, almeno ho salvato pollice e indice.

Grandi emozioni, grande soddisfazione le citazioni di grandi personaggi si sprecano ormai ma a me (ora sono io Antonio a parlare mentre prima a volte era Roberto a volte il nostro amico Gianfilippo) piace ricordarne qualcuna come:

  • Cesare Pavese ne “il mestiere di vivere”: “non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola” più vera che mai nel nostro caso che abbiamo sperimentato cosa significa viverla realmente;
  • “Non si possono nutrire pensieri cattivi al di sopra di una certa altitudine” François Mauriac;
  • Anonimo: “Dal web: l’importante è che alla fine di tutto, ti renda conto che hai fatto tutto il possibile, tutto ciò che ritenevi necessario. E se alla fine è andata male, ricomincia a respirare”;
  • Citazioni: “Le montagne sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo” (Tiziano Terzani)

 

Voce narrante di Antonio: di Terzani mi era rimasta impressa una cosa. La sua battaglia infinita contro il male. Il libro, Un altro giro di giostra, tratta del suo modo di reagire alla malattia, un tumore all’intestino, viaggiando per il mondo e osservando con lo stesso spirito giornalistico di sempre le tecniche della più moderna medicina occidentale e le medicine alternative; il viaggio più difficile, alla ricerca di una pace interiore, che lo portò ad accettare serenamente la morte.

« Viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere – si legge nel libro – e ora avevo preso la malattia come un altro viaggio: un viaggio involontario, non previsto, per il quale non avevo carte geografiche, per il quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impegnativo, il più intenso. » (Un altro giro di giostra).

  • Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna (Walter Bonatti)
  • Se ti è nato il gusto di scoprire, non potrai che sentire il bisogno di andare più in la (Walter Bonatti)
  • Osserva nel profondo della natura e allora comprenderai meglio ogni cosa (Albert Einstein)
  • Ti sciuperai le scarpe, ma crescerai lungo il cammino (Pablo Neruda)
  • Ogni cima che raggiungi, altro non è che una meta intermedia (Seneca)
  • Non vi è alcun sentiero verso la felicità: la felicità è il sentiero. (Siddartha)
  • Lassù tra le mie nuvole anche la fretta mi siede accanto e aspetta (Dorino Bon)

Il ritorno a casa

Dal diario di Roberto Pazzaglia

22 Maggio 2009. Domani partiamo dall’ABC.

Attualmente (oggi è il 22-05-2009) in 4 abbiamo sintomi di congelamento: Cristina,Tonino e Joseph alle mani ed io ai piedi. Ci sta seguendo un medico colombiano che ci ha assicurato che non ci sono amputazioni da fare; ma dobbiamo tenere comunque al caldo le parti congelate e curarci con un antitrombotico Fragmin (il medico ci fa le punture tutte le mattine). Altre notizie purtoppo brutte sono che dal giorno in cui siamo andati in vetta (dal 18 maggio) sono morti 6 alpinisti, mentre altri 5 dell’agenzia monterosa trekking risultano dispersi (veramente stavolta).  Quest’anno il versante dell’Everest è risultato forse un pò troppo pericoloso, non ti racconto poi delle persone che, come Tonino e Cristina, sono tornate indietro per cecità dovute al freddo, una vera ecatombe.

Abbiamo corso un rischio enorme, ci giungevano mentre salivamo anche notizie di scalatori che erano morti travolti da una valanga sull’Annapurna e certo queste notizie non ci facevano stare tranquilli.

La particolarità di questo versante è che parti con condizioni meteo buone, almeno secondo previsioni; poi il giorno dell’attacco alla vetta ti ritrovi che vedi le stelle in cielo ma nel frattempo nevica e tira un vento bestiale.

Domani partiamo con gli yak, io e mio fratello li useremo come mezzo di trasporto perchè facciamo fatica a camminare: io in particolar modo.

Prenderemo anche questa patente !!!! Domani verso sera, se tutto va bene saremo a Zagmhu, sul confine fra Cina e Nepal che passeremo il giorno 24-05-2009, giorno del mio compleanno. Probabilmente appena arriveremo a Katmandu’ andremo subito in ospedale a farci visitare i congelamenti e speriamo bene. Non vediamo l’ora di arrivare a Katmandu’ , sono ormai 40 giorni che non ci facciamo una doccia o dormiamo in un letto e – scusami – usiamo un cesso come si deve, sono tutte cose che ci mancano un sacco.

Se tutto va bene il 27 prendiamo l’aereo per tornare a casa, non vediamo l’ora.

A casa ci occorrerà qualche mese per recuperare nel fisico, probabilmente siamo calati in media

10 kg di peso e abbiamo da ripristinare la pelle completamente bruciata dal sole e dal gelo. Penso che con questo chiudiamo, speriamo di non avere altre sfighe come villaggi impazziti che bloccano le strade (le uniche) o permessi mancanti, comunque ci riteniamo piu’ che soddisfatti di quanto fatto, obbiettivo raggiunto e una esperienza di vita, nel bene o nel male, che ci rimarrà per sempre.

 

SABATO 23 MAGGIO 2009

Dal diario di Gianfilippo

24 Maggio 2009. Sulla via del ritorno.

Ieri sera Roberto mi ha informato che oggi (24-5-2009) sarebbero arrivati a Zagmhu, sul confine fra Cina e Nepal che avrebbero superato in giornata. Tra l’altro oggi è pure il compleanno di Roberto. Auguri!!

L’intenzione è quella di raggiungere Kathmandu verso sera per un ulteriore controllo medico sulle condizioni dei principi di congelamento.

 

GIOVEDÌ 28 MAGGIO 2009

28 Maggio 2009. Antonio e Roberto sono tornati a casa. Ciao a tutti,

vi comunico che Antonio e Roberto sono rientrati a San Marino un paio di giorni fa.  Un ritorno a casa avvenuto un po’ in silenzio, proprio perchè gli alpinisti hanno bisogno di riprendersi un pochino e soprattutto di effettuare ulteriori controlli a mani e piedi con la dovuta calma; a questo proposito pare debba essere necessario anche un piccolo ricovero ospedaliero.  I fratelli Pazzaglia ringraziano tutti coloro che li hanno seguiti in questo mese e mezzo e vi chiedono solo di aspettare ancora qualche giorno e poi saranno tutti vostri.

Un saluto a tutti.

 

GIOVEDÌ 4 GIUGNO 2009

Comunicato del Segretario di Stato per lo Sport

Riporto di seguito il comunicato del Segretario di Stato per lo Sport Fabio Berardi.

 

“Grazie all’impresa dei fratelli Pazzaglia, la bandiera del Paese più piccolo del mondo ha sventolato sulla vetta più alta”.

Berardi:      “Sono      molto      provati,      ma      hanno      compiuto      un’impresa      eccezionale”

A 56 anni dalla conquista dell’Everest, ad opera di Sir Edmund Hillary e dello sherpa Tenzing Norgay, anche due sammarinesi, i fratelli Antonio e Roberto Pazzaglia sono riusciti nell’impresa portando la bandiera del più piccolo Stato del mondo in cima alla vetta più alta.

“Sono molto compiaciuto di questo risultato”, ha detto il Segretario di Stato per lo Sport, Fabio Berardi. “Ho avuto il piacere di patrocinare l’impresa che oggi penso riempia di orgoglio tutti gli sportivi e tutti i sammarinesi”.

Al rientro degli scalatori, ancora sotto cure mediche, Berardi si è subito messo in contato con Antonio Pazzaglia. “Sono molto provati per il congelamento e il calo di peso – ha riferito -. Ma appena si riprenderanno entrambi, saranno ricevuti in udienza dalla Reggenza per la consegna simbolica della bandiera bianco-azzurra che ha sventolato in cima al mondo”.

“Il fascino dell’impresa – ha commentato il Segretario di Stato Fabio Berardi – credo risieda nella sfida coi propri limiti fisici e mentali da superare. Immagino le condizioni morfologiche impossibili che i due alpinisti hanno dovuto fronteggiare: altitudine, rarefazione dell’aria, freddo, fatica. Ci vuole una preparazione ottima per farlo, un equipaggiamento adeguato, e bisogna essere pronti ad affrontare qualsiasi imprevisto”.

I fratelli Pazzaglia si sono allenati per 18 mesi. Secondo l’ultima misurazione fatta nel 2005 dalla Cina, la quota effettiva dell’Everest è di 8.844,43 m., escluso lo strato di ghiaccio. Scalare una cima di tale altitudine, comporta affrontare notevoli difficoltà: oltre a blocchi di ghiaccio mobili, crepacci, salti di roccia, e possibili valanghe, dopo i 7.000 metri si entra nella cosiddetta death zone (zona della morte), dove la rarefazione dell’ossigeno provoca ipossia. Da li in poi si hanno al massimo due/tre giorni per raggiungere la cima. Se non si riesce, per imprevisti vari, come condizioni meteorologiche avverse, bisogna comunque tornare al campo base.

I fratelli Pazzaglia ce l’hanno fatta.

 

MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009

Dal diario di Gianfilippo

Domani l’intervento chirurgico a mani e piedi

Salve a tutti, dopo un paio di settimane di silenzio ci risentiamo.

Vi comunico che domani Antonio e Roberto Pazzaglia subiranno un intervento chirurgico – come da previsioni – per rimuovere parte delle appendici di mani (Antonio) e piedi (Roberto) danneggiate irreparabilmente dai congelamenti.

Dico finalmente, come mi ha detto Antonio, perchè le punte congelate delle tre dita della mano sinistra gli hanno provocato un grande dolore in questi giorni, ma bisognava finire la cura in camera iperbarica per effettuare l’intervento presso l’ospedale di San Marino.

Come vi dicevo ad Antonio verrà rimossa parte della falange di mignolo, anulare e medio della mano sinistra, mentre al fratello Roberto verranno spuntate alcune dita dei piedi. Anche questo contribuisce a far parte del prezzo pagato per un impresa come quella dei fratelli Pazzaglia.

 

Voce narrante di Antonio: aldilà di quanto visto e provato lassù tra realtà e sogno, tra ipossia e fantasia sicuramente una cosa ci ha aiutato tanto e sono stati i tanti messaggi di incoraggiamento che  i nostri amici e fans scrivevano sul nostro blog e che ci hanno fatto un enorme piacere tanto da riportarli qui perché è anche grazie a voi che siamo riusciti nella nostra impresa. (musica dei litfiba con Louisiana mentre passano in sovraimpressione i messaggi).

 

Anonimo17 aprile 2009 16:17

vai pazzaglia forza………claudio muscioni

 

claudio17 aprile 2009 16:35 mi raccomando questa volta bisogna arrivare in cima

————————————– alessandro23 aprile 2009 07:30

Ciao Roberto, ti sto seguendo giorno per giorno….tieni duro…..non mollare…tienici sempre aggiornato su tutto quello che ti accade….Ciao Alessandro Mandolesi

—————————————

Anonimo24 aprile 2009 02:55

Buongiorno ragazzi, spero possiate risolvere in fretta i piccoli problemi. Facciamo tutti il tifo per voi. Vi seguiremo quotidianamente.

a presto

Marco Mariani & co

———————————- claudio 25 aprile 2009 11:40 guai a mollare questa volta,stringete i denti

—————————–

Anonimo30 aprile 2009 06:34 Forza ragazzi!!!!!

Siamo sempre con voi.

La Tribuna sammarinese

—————————————

Sabry,Luca e Paolo30 aprile 2009 08:46 allora se Roby dice che si mangia male deve essere veramente 1 cucina abominevole. Vi         salutano          1          lista     infinita            di         persone,ma      sono    troppe da             menzionare     tutte!!

Continuate così,bravi bravi:)

 

—————————— giorgio30 aprile 2009 09:17 ciao ragazzi, avanti così, siete forti!!!!!!

saluti, giorgio

———————————————

 

Anonimo30 aprile 2009 10:55

Ciao a tutti, da Felina (Reggio Emilia) io e Fausto vi seguiamo con passione, ogni sera al ritorno dal lavoro facciamo un salto sul blog e ci emozioniamo ogni volta! Grazie e continuate così!!!  Federica

————————————–

Luca01 maggio 2009 10:13

forza ragazzi la Repubblica di San marino e’ con voi (p.s. Luca è l’amico di Antonio quello con cui  va a mangiare in mensa)

——————————————

 

Anonimo30 aprile 2009 09:01

Bravi!!! Vi seguiamo tutti i giorni con tanta passione. Bella idea questa del blog, avete fatto le cose in grande stavolta.

 

Andrea & co.

Anonimo04 maggio 2009 04:25

Un grande saluto ad Antonio e Roberto.

Sono sicuro nel successo della spedizione e vi comunico che tutto il track & field vi manda un caloroso abbraccio. Eraldo Maccapani (il loro allenatore)

Anonimo04 maggio 2009 04:36

Ciao ragazzi, state andando troppo forte.

Occhio al buon acclimatamento.

In gamba

 

moizart04 maggio 2009 13:59 ciao paz siamo mirko e marco vi stiamo seguendo comodamente da casa e stavamo pensando di mandare la 500 per allevviare la salita solo che non abbiamo trovato le catene per le ruote.Comunque a parte gli scherzi vi facciamo un grosso in bocca al lupo e un’altra cosa, tempo permettendo quando pensate di arrivare in cima?

 

Rigas Rimini09 maggio 2009 15:05

Ciao ragazzi…tenete duro….siamo con voi!!!!

Ale e Anto

Anonimo15 maggio 2009 05:44

Forza Ragazzi!! Vi siamo tutti vicini e contiamo su di voi.

Eraldo Maccapani

Eraldo17 maggio 2009 11:00

Manca meno di 1 km. . Vi ricordate quante ripetute avete fatto anche  superiori?!?!?

Non staccate la spina, il bello inizia ora.

Saluti Eraldo

 

Anonimo18 maggio 2009 05:02 non vedo il momento di leggere il successo di questa fantastica avventura ciao  luca

 

Anonimo19 maggio 2009 00:31

GRANDISSIMI RAGAZZI !!!!!!!!!!!

ROBERTO CI HAI FATTO VENIRE UN COLPO….NON SI FA!!!!

TI ASPETTIAMO X FESTEGGIARTI.

BARBARA / TECNO

 

Cristiano19 maggio 2009 00:39

ROBERTO… il solito testone!!! Ci avrei scommesso!

Adesso tornate giù alla svelta… e bravi!

Cristiano

giorgio19 maggio 2009 00:51 complimenti, complimenti, complimenti. sappi però che quando rientri prenderai 2 schiafoni per la sofferenza patita!!!!

cioa giorgio

 

Overview19 maggio 2009 00:55

Robyyyyyyyyyyyyyyy…..bravo,bravo,come ha detto Cristiano il solito testone..e mi unisco a Giorgio,quando torni dovrai stare una giornata intera in balia dei clienti preoccupati che ti vogliono schiaffeggiare per l’ansia che hai procurato..

ti vogliamo un mondo bene,un abbraccio dal tuo Staff

 

Eraldo19 maggio 2009 01:01

Tutto ciò che è grande si ottiene attraverso una lenta ed impercettibile  crescita.

(Seneca )Da Eraldo

Anonimo19 maggio 2009 02:15

Come già detto dagli altri amici ci hai fatto stare in pena………

adesso vi aspettiamo a casa per fervi i complimenti di persona ……….

Da Tutto lo staff dell’Antincendio.

 

Anonimo19 maggio 2009 02:32

ci hai fatto allarmare,ma siamo contenti che tutto sia nadato bene

ArMetal

Anonimo19 maggio 2009 02:49

grANDISSIMO AVETE SCRITTO IL VOSTRO NOME NELLA STORIA , POSSIAMO DIRE

CHE UN PEZZO DI REPUBBLICA

SIA ARRIVATO SULLA CIMA DEL MONDO , ANCORA COMPLIMENTI . CIAO

 

moizart19 maggio 2009 04:04 complimenti anche da parte nostra(mirko e marco)finalmente ce l’avete fatta ora voi vi siete tolti un peso e anche noi visto le notizie di ieri complimenti ancora siete grandi

Anonimo19 maggio 2009 04:52

Complimenti! Complimenti! Complimenti…ma il 50% della tua vittoria va alla SANTA donna FEDERICA

Mi devi una notte insonne ed una bevuta

Un abbraccio

Jenny

 

claudio19 maggio 2009 12:06

non c”è che dire,roberto ha veramente le palle a proseguire da solo,complimenti.non è da tutti ad arrivare in cima col maltempo

 

Anonimo19 maggio 2009 14:30

Chissà che bello essere in cima al mondo! Complimenti!

Claire e Errico

 

La Morte28 maggio 2009 23:51

Finalmente una notizia che fa parlare positivamente di San Marino! Complimenti!

 

Anonimo19 maggio 2009 04:29

Complimenti alla spedizione che ha raggiunto la vetta del mondo!!!! Roberto sei sempre il solito….ci hai fatto stare con il fiato sospeso e in trepidazione!!!

Alessandro e Antonella

 

Anonimo19 maggio 2009 05:31 Bravi, bravissimi!!!!! siamo estremamente orgogliosi di voi e di come si è conclusa la vostra avventura.

Omero – Daniela Grifoni

Anonimo19 maggio 2009 12:05

Siete stati grandi…..complimenti!!!

Alessandro e Antonella

Sabry Luca Paolo20 maggio 2009 04:30 non sarebbe una vita vera senza sogni,sognare è l’essenza della vita e i bimbi che crescono con dei sogni da realizzare alla fine sono sempre grandi persone..bravi ragazzi:)

Overview tutto lo staff

 

 

Anonimo20 maggio 2009 04:34

Solo una grande passione e una forza d’anino come la vostra può portare a simili risultati. Dalla vetta del mondo ci avete regalato emozioni incredibili, anche x chi come me non ne capisce nulla di alpinismo.

 

Credo che qualsiasi altro commento sia superfluo in confronto a quello che avete fatto. Grande Roby!!!!

Barbara / Tecno

 

Benny20 maggio 2009 04:56

L’uomo libero è un combattente. Da cosa si misura la libertà, negli individui come nei popoli? Dalla resistenza che deve essere superata, dalla fatica che costa restare in alto.

Friedrich Nietzsche

Che emozione nel vostro racconto, grazie per aver condiviso con noi questa straordinaria avventura!

Grazie, Gianfo, per avercela trasmessa.

 

 

 

Anonimo20 maggio 2009 06:52

CIAO ragazzi(amici)siete dei MITI come sempre lo siete stati nelle innumerevoli escursioni sia in montagna che in grotta.

Quando al giornale anno dato per disperso Roberto, non ho creduto ad una sola parola perchè i PAZZAGLIA li conosco troppo bene

ANTONIO la prossima volta vengo io a farti da scherpa.

Grazie e ancora grazie per avermi fatto vivere la vostra avventura sul web.

CIAO a presto JADER

 

 

giorgio20 maggio 2009 11:55 siamo davvero orgogliosi che la nostra bandiera sventola sulla cima del mondo e questo grazie a voi!!!!! giorgio e rosi.

 

 

Anonimo21 maggio 2009 04:46

COMPLIMENTI A TUTTI E DUE. CONOSCO SOLO ROBERTO PERO’ MI SA CHE LA TEMPRA DI ANTONIO SIA LA STESSA. ROBERTO: QUANDO TORNI TI PROMETTO CHE PER QUALCHE GIORNO NON TI TELEFONERO’ PER FARTI DOMANDE DI LAVORO!!!! LUCIANO E LO STAFF DI STEELEE.

 

Anonimo21 maggio 2009 12:31

Che Roberto fosse testardo e tirasse sempre diritto lo sapevamo; però questa volta ci hai tutti sorpresi.

Grazie per averci fatto partecipare alla vostra avventura.

Un pensierino alla superficialità dei giornalisti lo farei…..

Ciao e a presto.

Lorena

 

 

 

Eraldo21 maggio 2009 00:36

Nella vita non ci sono soluzioni; ci sono forze in cammino. Bisogna evocarle. E le soluzioni vengono dopo. SONO CONTENTO DI TUTTO E DI TUTTI. SIETE GRANDI. Un abbraccio,

Eraldo.

 

Anonimo22 maggio 2009 15:08

vi aspettiamo qui in repubblica e non vediamo l’ora di riabbracciarvi . Siete fantastici anche se un po’”matti”. complimenti ancora e buon viaggio di ritorno. SIETE GRANDI elena e lamberto mularoni

 

Eraldo25 maggio 2009 00:17

Forza           ragazzi,l          vi           aspettiamo          per           rivivere           insieme           l’impresa.

Ciao Eraldo

 

 

Anonimo23 maggio 2009 21:10

Buon Compleanno Roby 🙂

Auguroni Luca e Sabry

 

 

Anonimo24 maggio 2009 13:05

SUPER AUGURI ANCHE DA PARTE NOSTRA

SEI UN VECCHIETTO ANCORA IN GAMBA 😉

JENNY E PAOLO

 

 

claudio25 maggio 2009 11:45 auguri roberto

Nel finale c’è una foto di loro due fratelli Pazzaglia ripresi fuori dalla tenda. E parte una canzone. La colonna sonora della fine sarà di Russel Whatson dal titolo the where my heart will take me.

Con il video della storia dell’esplorazione umana con la sigla di Star Trek Enterprise

Il testo della canzone di Whatson dice questo: Titolo Canzone : Dove Il Mio Cuore Mi Porterà

La strada è stata lunga, per arrivare da laggù a qui.

E’ passato tanto tempo, ma finalmente il mio momento è vicino E posso sentire il vento cambiare, proprio ora, nulla mi ostruisce la strada e non mi freneranno più,

no, non mi freneranno più.

RITORNELLO:

Perchè ho la fede del cuore, andrò dove il mio cuore mi porterà ho fede per credere che posso fare qualsiasi cosa

Ho la forza dell’anima, nessuno mi piegherà o spezzerà.

Posso raggiungere ogni stella

Ho fede, fede, la fede del cuore.

 

E’ stata una lunga notte, cercando di trovare la mia strada sono passato attraverso l’oscurità, finalmente ora ho il mio giorno.

Ed alla fine vedrò il mio sogno prendere vita, toccherò il sole.

E loro non mi freneranno più, no non mi faranno cambiare idea. 

RITORNELLO Ho conosciuto un vento così freddo, e ho visto i giorni più bui ma ora i venti che sento sono solo venti di cambiamento sono passato attraverso il fuoco e la pioggia ma starò bene (Woah-e-Woah! Woah-e-woah!) RITORNELLO – 2 VOLTE

La strada è stata lunga….

 

L’ultima immagine è il bellissimo disegno del Prof. Rosolino Martelli

Luca Giacobbi

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