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Il filosofo-eroe di Woody Allen è un irrational Man

Buffo come le idee migliori vengano quando un uomo è sotto pressione

L’urgenza di libertà di scelta è una caratteristica tipica dell’uomo, ancora di più di quell’uomo consapevole, colto e preparato, attento e rispettoso a se stesso e agli altri. Grazie alla cultura un uomo è libero, perché conosce, non ignora ciò che è stato del mondo e dell’evoluzione di coloro che lo abitano, lo studia e lo analizza in ogni sua parte umana, civica e civile, geologica e geografica. Ecco allora che il grande Woody Allen per realizzare la sua ultima opera cinematografica si pone una domanda alquanto presuntuosa, ma perfetta per noi spettatori e per il suo nuovo protagonista, il bravissimo Jamie Blackley: come giustificare la mia esistenza nel momento in cui non ho più domande? Allen e Blakey hanno creato assieme un ottimo e credibilissimo personaggio, un filosofo, un intellettuale in piena crisi esistenziale. Appesantito, affascinate e alcolizzato professore di filosofia cerca una giustificazione per vivere.

Il professore espone ai propri allievi il pensiero di grandi filosofi sulla vita e la morte, da Kierkegasrd, a Kant, Hannah Arendt e fa molti riferimenti all’esistenzialismo, dove il valore specifico dell’individuo e del suo carattere precario cade, sull’insensatezza, l’assurdo e il vuoto, caratterizzando così la condizione dell’uomo moderno in un mondo che è diventato completamente estraneo oppure ostile.

Serve allora un atto eroico per risollevarsi dal dramma, per trovare una giustificazione; un gesto estremo che riattivi proprio quel senso di esistenza. Andare contro le regole, forse controcorrente, riappropriarsi delle ali quando sono proprio gli altri uomini o forse solo noi stessi a bloccarle. Parliamo fondamentalmente della riaffermazione del proprio IO, cercando di risollevare e di aprire la cella che l’uomo si crea quando smette di credere in se stesso.

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La sceneggiatura del film è specifica e raffinata come in tutti i film di Allen, e inserisce l’idea dell’atto eroico in maniera del tutto inaspettata, così come poi sarà il finale.

Uccidere un uomo cattivo per salvare la vita di una donna buona ecco il suo piano dopo avere ascoltato di nascosto in un ristorante lo sfogo di una giovane madre alla quale il marito vuole portare via i figli solo per una cattiveria gratuita. Questo famigerato marito è un grande amico del giudice che deciderà l’esito del affidamento dei minori.

Strategico e preciso prepara il piano d’attacco per uccidere proprio quel giudice corrotto, riuscendo poi nella sua assurda impresa. Il tutto si capovolgerà a suo sfavore non essendo di base un vero assassino, ma solo un pensatore in crisi, convinto che l’effetto del suo gesto non gli possa dare un riscontro del tutto nero.

Si intuisce che ha ricevuto e subito molte ingiustizie nella sua vita, anche perché la sua frase ricorrente è: “Dobbiamo liberare il mondo da chi manipola la gente attraverso il proprio potere” e convincendosi, grazie a voli pindarici, che l’unico mezzo per fare giustizia è agire, e non sperare. L’azione è la sua base, dare vita proprio a quel tempo, quello spazio che unisce due punti. E’ come realizzare la somma di 3 con con due numeri uno, perché se rendo vivo e reale il simbolo + (ciò che permettere di sommare due numeri) contando gli elementi difronte a me daranno tre come somma finale e non due. Agire per sopravvivere, ma lui vuole vivere imponendo la filosofia come azione istintiva. Razionale e irrazionale, una lotta tra titani.

Certo, forse è bello agire liberamente fregandosene delle regole che la società impone, vivere solo istintivamente, ma così l’evoluzione dell’uomo subirebbe un arresto, perché si avvicinerebbe più all’animale che non utilizza la ragione. Certo è vero anche che convivere con la manipolazione della parte oscura dell’uomo è difficile per chi non la accetta, per chi subisce vivendo in maniera onesta. Gli altri personaggi del film sono proprio coloro che vittime o carnefici nella vita accettano sia il bene sia il male dell’uomo e chi più chi meno, agisce in base alla propria formazione e alle proprie paure. Woody Allen è come sempre geniale, perché è un uomo assolutamente lucido nell’analisi della psiche dell’uomo. Accosta personaggi perfetti dando i vari punti di vista sullo stesso piano.

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Irrational Man (nel cast Jamie Blackley, Joaquin Phoenix, Parker Posey, Emma Stone e Meredith Hagner) è davvero un bel film, una verità ben detta, ben girato, elegante e accompagnato da una colonna sonore stupenda. Gli interni sono molto belli così come i costumi e la fotografia. Woody Allen è il regista dell’uomo perché ha sempre impostato le sue scheggiature sulla perversione, i vizi, la bellezza e la ricchezza della mante umana. Quanto potremmo riconoscerci in questo personaggio? Penso che molti di noi abbiano avuto pensieri un po’ oscuri nel momento in cui hanno subìto ingiustizie gratuite, ecco allora che se a qualcuno fosse venuto in mente di fare un “atto eroico” levando la vita di un altro uomo, gli consiglio di guardare questo film con attenzione. Nessuno ha il diritto di levare la vita a un altro uomo, anche se questi ha agito in maniera del tutto feroce. Educare la mante, gestire i propri istinti, conoscere i nostri limiti e le nostre risorse è un dovere che un uomo deve a se stesso, per accrescere e vivere sempre meglio con se e con gli altri in attesa della naturale morte che prima o poi arriva inaspettata.

Fabrizio Raggi

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