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Dalla leggenda alla storia: da Monasterium a Pieve

Secondo la tradizione il Santo Marino si costruì con le sue mani una chiesetta, all’interno della quale gli fosse possibile pregare e celebrare i riti cristiani davanti alla piccola comunità di credenti che si era riunita intorno a lui.

Nei primi anni del Cinquecento risulta certa l’esistenza sul Titano di un Monasterium: un eremitaggio secondo un orientamento o una comunità di monaci secondo altra ipotesi.

Si fa riferimento a un monasterium nella lettera del monaco Eugippio al diacono Pascazio, nel 511, più precisamente si parla di un “monasterium montis cui vocabulum est Titas”.

L’esistenza di un monastero, inteso come chiesa presieduta da un abate attorno al quale si riunivano contadini e pastori dei dintorni, risulta anche dal Placito Feretrano del 20 febbraio 885, che riporta una lite giudiziaria tra l’Abate Stefano e il Vescovo Deltone per il possedimento di alcuni terreni.

La disputa aveva per oggetto il possesso di alcuni terreni ai piedi del Monte, nella parte sud ovest tra le attuali Casole e Fiorentino, che per il Vescovo riminese appartenevano alla sua Chiesa.

A presiedere il processo Giovanni, Vescovo del Montefeltro, presente come autorità civile il Duca Orso.

L’esito della disputa diede ragione all’Abate sammarinese.

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Più tardi alla chiesa posta sul Titano venne riconosciuta la dignità di Pieve.

Si accenna alla Pieve in un diploma di Re Berengario II del 951, la cui autenticità non risulta essere sicura, chiaramente comprovata l’esistenza da un documento del 1069.

Nell´anno 1125 il pontefice Onorio II confermava a Pietro vescovo del Montefeltro tra le pievi dipendenti dalla sua diocesi, quella di San Marino.

La pieve di San Marino dipendeva da quella di San Leo, luogo in cui aveva sede il Vescovo.

Ai sammarinesi non risultarono pesanti gli aspetti religiosi, ma i rapporti politici tra loro e il Vescovo, che per buona parte del tredicesimo secolo condizionerà l’autonomia comunale.

Chiara Macina

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